Elezioni

I socialisti spagnoli tengono, ma i popolari si impongono

È testa a testa tra il PSOE e il Partito popolare – La destra radicale di Vox non sfonda – L'incognita di sinistra Sumar
© KEYSTONE (AP Photo/Andrea Comas)
Mario Magarò
23.07.2023 23:32

Secondo le prime proiezioni elaborate una volta chiuse le operazioni di voto, il Partito popolare ha tenuto fede ai pronostici, confermandosi prima forza politica della Spagna con una proiezione di 140-150 seggi al Congresso dei Deputati. Un clamoroso balzo in avanti quello dei popolari, che ribaltano i disastrosi risultati registrati nel 2019, a cui fanno seguito i circa 120 seggi ottenuti dal Partito socialista, con una proiezione finale che, se confermata, dovrebbe tradursi in una sostanziale conferma del numero di seggi in Parlamento. Al terzo posto i sondaggi evidenziano invece una battaglia all’ultimo voto tra Vox, formazione data comunque in ribasso rispetto ai risultati del 2019, e la piattaforma Sumar, entrambi attestati tra i 25 ed i 40 seggi, il cui risultato finale risulterà, con ogni probabilità, decisivo per la formazione di eventuali coalizioni di governo.

Nonostante si trattasse di elezioni generali fissate in piena estate spagnola, con torride temperature registrate soprattutto nelle regioni meridionali del Paese, le urne hanno fatto registrare un’affluenza dei 37,4 milioni di aventi diritto al voto in linea con le previsioni, di poco inferiore ai numeri delle elezioni del 2019, stando ai risultati forniti due ore prima della chiusura dei seggi. Una tornata elettorale dai duri connotati in termini di scontro ideologico, probabilmente i più polarizzati sin dai tempi della fine del bipartitismo, tra socialisti e popolari, che ha dominato per decenni il panorama politico della Spagna post-franchista. Una polarizzazione politica frutto, principalmente, della definitiva irruzione dell’estrema destra di Vox sulla scena politica spagnola, ulteriormente rafforzata dai risultati ottenuti alle elezioni comunali e regionali celebrate a fine maggio.

Polemiche e complotti

Sin dall’apertura dei seggi elettorali, non sono mancate pesanti accuse di possibili manipolazioni delle operazioni di voto tra i diversi schieramenti, che hanno fatto seguito alle polemiche scatenate dal leader dei popolari Feijóo in merito al voto per posta. «Invito i postini ad adempiere al proprio dovere con indipendenza dai propri superiori», aveva sentenziato lo stesso Feijóo nei giorni precedenti alle elezioni, facendo implicito riferimento alla relazione tra Pedro Sánchez ed il presidente delle Poste spagnole, un fedelissimo del leader socialista. Proprio in merito al voto per posta, le elezioni appena celebrate hanno fatto registrare un record storico per la Spagna, con circa 2,5 milioni di persone che sono ricorse a tale modalità per esprimere la propria scelta.

La giornata elettorale

I sondaggi precedenti al voto avevano delineato una situazione abbastanza chiara, col blocco di destra, formato da Vox e popolari, saldamente in testa per quanto riguarda le preferenze degli elettori, ed il fronte delle sinistre, formato dai socialisti e dalla piattaforma Sumar di Yolanda Diaz, che raggruppa le restanti formazioni progressiste spagnole, alla ricerca di una rimonta dell’ultima ora. «Non voglio dire di essere ottimista, però ho buone sensazioni», dichiarava il premier Pedro Sànchez nell’espletare il proprio voto a Madrid, parole a cui faceva da contraltare Santiago Abascal, leader di Vox, affermando che «il risultato dei singoli partiti conta poco, l’importante è che la Spagna cambi definitivamente traiettoria politica».

Maggioranza assoluta e partiti indipendentisti

La soglia della maggioranza assoluta al Congresso dei Deputati è fissata a 176 seggi su un totale di 350, ed è proprio in base al raggiungimento, o meno, di tale numero che ragionano tutte le formazioni in termini di possibili alleanze. Una maggioranza assoluta ancora incerta stando alle prime proiezioni di voto, che, nel caso del blocco di destra, dipende quasi esclusivamente dal risultato finale dell’estrema destra di Vox, considerando il successo elettorale ormai certo, e presumibilmente largo, dei popolari. Il fronte progressista, in attesa del risultato finale ottenuto dalla piattaforma Sumar, guarda invece con molta attenzione ai voti ottenuti dai quattro partiti indipendentisti baschi e catalani, come già fatto nel 2019, dal cui risultato alle urne sembra dipendere, inequivocabilmente, la continuità di un Governo a maggioranza socialista alla guida della Spagna.