Polonia

Il concerto di Capodanno dei Black Eyed Peas è un caso politico

Sul palco con la fascia arcobaleno al braccio, sono entrati nelle case dei polacchi grazie alla diretta TV di TVP – «Questo non è un Capodanno dei sogni, ma un Capodanno della devianza»
© KEYSTONE (EPA/Art Service 2 POLAND OUT)
Jenny Covelli
04.01.2023 11:25

La fascia arcobaleno torna a far discutere. Questa volta, in Polonia, il cui presidente Andrzej Duda da sempre si definisce orgogliosamente omotransfobico. Ad accendere il dibattito, nonché un caso politico, è stata la partecipazione dei Black Eyed Peas al concerto di Capodanno andato in onda sulla TV statale TVP. I membri del gruppo si sono infatti presentati sul palco con la fascia arcobaleno al braccio. Un'immagine (in musica) che è entrata nelle case di 8,3 milioni di telespettatori. La band ha dedicato la hit «Where Is The Love?» allo spirito di «unità» delle «comunità emarginate» che vivono l'odio come «gli ebrei, chi è di origine africana e le persone LGBTQ+». Una questione che aveva portato l'ex Spice Girl, Melanie C, a dare forfait allo spettacolo dal vivo nella località montana di Zakopane proprio a causa, aveva spiegato, di «problemi che non sono in linea con le comunità che sostengo».

Fascia arcobaleno, dicevamo. Che alla politica polacca non è affatto piaciuta. Tra le fila di Solidarna Polska, partito della coalizione di governo, il viceministro della Giustizia Marcin Warchoł ha definito «una disgrazia» la «promozione LGBTQ+ in TVP»: «Questo non è un Capodanno dei sogni, ma un Capodanno della devianza», ha aggiunto. «Omopropaganda su TVP per 1 milione», ha rincarato il viceministro dell'agricoltura, Janusz Kowalski. Le principali critiche sono arrivate dagli alleati del PiS, il Partito Diritto e Giustizia al governo dal 2015. Ma la replica della band statunitense non si è fatta attendere: «Siamo i Black Eyed Peas, ma anche Black Eyed Peace, perché siamo per la pace, l'uguaglianza, l'armonia. Di certo non siamo i Black Eyed PiS».

Il botta e risposta social con Warchoł è poi proseguito. Il deputato polacco ha definito «ipocriti» i Black Eyed Peas, perché in passato hanno cantato in Paesi come il Qatar. «Siamo andati in questi posti per diffondere amore - ha risposto Will.I.am. -. Perché boicottare quando puoi andare direttamente alla fonte che ha bisogno di essere ispirata e fare del tuo meglio per ispirarli e diffondere amore… si chiama #Love».

Le «zone libere dall’ideologia LGBT»

Il 19 giugno 2021 migliaia di persone hanno sfilato per le vie di Varsavia in un Gay Pride dallo slogan «Siamo più forti dell’omofobia». Omosessuali accanto a eterosessuali, uniti per chiedere uguali diritti e l’immediato stop a ogni forma di discriminazione. Un corteo festante e pacifico che ha voluto mostrare al presidente Duda - secondo cui il popolo «LGBT non sono persone, ma un’ideologia ancora più distruttiva del comunismo» - che la solidarietà è più forte di tutto. E che era arrivato pochi giorni dopo l’approvazione della legge «contro la propaganda LGBT» del Parlamento ungherese.

Tra il 2019 e il 2021, oltre 100, tra comuni, distretti o altre suddivisioni territoriali delle province e dei comuni della Polonia sudorientale ha adottato forme di risoluzione ostile alle rivendicazioni della comunità LGBTQ+. Cosiddette «zone senza LGBT» nella regione roccaforte elettorale del partito Diritto e giustizia (Prawo i Sprawiedliwość, PiS), formazione di estrema destra di ispirazione clericale e illiberale che governa il paese dal 2015. Le prime risoluzioni adottate dalle autorità locali polacche - misure simboliche, senza alcun valore giuridico, che andavato dall’opposizione all’ideologia LGBT alla difesa della famiglia naturale e dei valori tradizionali - avevano coinciso con la lunga campagna elettorale che tra maggio 2019 e giugno 2020 ha portato il partito a vincere le elezioni europee, legislative e presidenziali. Il PiS, spalleggiato dall’influente chiesa cattolica polacca, ha utilizzato la retorica anti LGBTQ+ per mobilitare la sua base elettorale ed è riuscito ad agganciare l’omofobia al sentimento antieuropeista che prevale nel sudest. L’artista militante Bart Staszewski, nel gennaio del 2020, ha posizionato sotto ai cartelli d’ingresso di alcune città e regioni del sudest dei finti segnali gialli con scritto «zona senza LGBT» in varie lingue. Le immagini sono diventate virali suscitando scalpore anche a livello internazionale (alcuni hanno pensato si trattasse i cartelli ufficiali).

Nel febbraio 2019, Rafał Trzaskowski, il sindaco liberale di Varsavia e principale oppositore del PiS, aveva firmato la Dichiarazione sulla lotta alle discriminazioni verso le persone LGBTQ+. Poco tempo dopo, il leader di Diritto e giustizia Jarosław Kaczyński aveva risposto definendo i diritti civili un principio importato dall’estero che va contro i valori della società polacca e ne mette a repentaglio l’esistenza stessa, ponendo così la questione al centro della campagna elettorale e trasformando l’opposizione ai diritti civili in uno dei caposaldi del suo partito.

A settembre del 2021 la regione polacca della Santacroce, nel centro sud del paese, ha rinunciato a dichiararsi «zona libera dall’ideologia LGBT», a impegnarsi cioè a tenere fuori dai propri confini la cosiddetta «ideologia LGBT» che secondo i conservatori locali minacciava i valori cristiani nazionali. E in un mese altre tre regioni aveva seguito il suo esempio. Proprio la Santacroce era stata una delle regioni polacche che rischiavano di vedersi sospendere l’erogazione di alcuni fondi europei a causa della dichiarazione sull'«ideologia LGBT». In marzo il Parlamento europeo aveva infatti proclamato tutta l’Unione «zona di libertà LGBTIQ» e aveva detto apertamente che era una presa di posizione verso i paesi che non garantivano i diritti delle comunità LGBT+, compresa la Polonia. A metà luglio, la Commissione europea aveva poi avviato una procedura di infrazione contro la Polonia, relativa alla tutela dell’uguaglianza e dei diritti fondamentali. La Commissione aveva stabilito che il governo non aveva risposto in maniera esauriente e completa alle sue richieste di chiarimento sulla natura e sull’impatto delle «zone libere dall’ideologia LGBT». La Commissione aveva pure sospeso i negoziati con cinque regioni polacche (tra cui, appunto, la Santacroce) interessate all’erogazione dei fondi del programma React-EU per sostenere la risposta alla crisi del coronavirus e contribuire alla ripresa socio-economica.

Il 25 giugno 2022 decine di migliaia di giovani polacchi e ucraini hanno preso parte a Varsavia al tradizionale Gay Pride, che si è svolto sotto il patrocinio del sindaco della capitale polacca Rafal Trzaskowski. Quattro giorno dopo, la più alta Corte amministrativa della nazione ha deciso che le «zone LGBT-free» della Polonia devono essere abolite, perché «ledono la dignità e la vita privata delle persone omosessuali». «Indipendentemente dalle intenzioni dei consiglieri, l'effetto sociale della risoluzione è una violazione della dignità, dell'onore e del buon nome, nonché della vita privata di un determinato gruppo di residenti», ha affermato il giudice Malgorzata Masternak-Kubiak.