Inchieste

In auto con quaranta chili di cocaina, scoperti grazie all’intuito degli agenti

Fermate e arrestate due persone sull’A2 a Capolago: nella loro automobile era nascosto un ingente quantitativo di stupefacente – Decisivo l’istinto dei collaboratori dell’UDSC – Otto giorni prima, erano stati sequestrati altri trenta chilogrammi, non destinati al nostro territorio
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
14.12.2025 21:01

Settanta chilogrammi di cocaina in otto giorni e cinque persone in manette. È questo, in sintesi, il bilancio di due fermi ad opera dei collaboratori dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) nel Mendrisiotto e nel Bellinzonese. Fermi che hanno portato a due tra i più ingenti sequestri di stupefacente della cronaca giudiziaria recente. Ma che purtroppo non sono un fatto isolato.

Un agire sospetto

Partiamo dall’episodio più recente, del quale hanno dato notizia oggi il Ministero pubblico e l’UDSC, ossia l’arresto, sabato, di un 53.enne cittadino serbo e una 53.enne italiana, residenti in Italia. Entrambi sono stati fermati poco dopo le 7 in territorio di Capolago (nell’area Segoma dell’A2) mentre erano a bordo di una vettura che si dirigeva verso nord sull’A2. La perquisizione del veicolo ha permesso di rinvenire circa quaranta chili di cocaina. Le due persone sono state interrogate e arrestate dagli agenti della Polizia cantonale. L’ipotesi di reato nei loro confronti è di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti e l’inchiesta è coordinata dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni. Stando a informazioni raccolte dal Corriere del Ticino, il fermo è avvenuto grazie all’intuito degli agenti dell’UDSC che, insospettiti dai due, hanno fermato e controllato i due 53.enni.

Il sequestro segue di pochi giorni un’operazione analoga, confermata martedì scorso dalle autorità e avvenuta venerdì 5 dicembre. In quell’occasione sono stati arrestati un 35.enne e un 31.enne, entrambi cittadini tedeschi residenti in Germania, e un 31.enne olandese residente nei Paesi Bassi. Anche in quel caso, i collaboratori dell’UDSC avevano controllato una vettura, al cui interno si trovavano il 35.enne e il 30.enne, che aveva destato sospetti in territorio di Novazzano, nei pressi di una stazione di servizio già oggetto di rapine. Le perquisizioni e gli accertamenti avevano permesso di individuare un secondo veicolo in transito verso nord e collegato al primo. Il dispositivo di ricerca subito messo in atto ha portato all’intercettazione e al fermo, da parte di agenti della Polizia cantonale, della seconda vettura, poco prima delle 15.30 sull’A2 in territorio di Bellinzona. Alla guida si trovava il 31.enne. Il bilancio: 30 chili di cocaina sequestrati. L’inchiesta, coordinata dalla procuratrice pubblica Anna Fumagalli, dovrà ricostruire il percorso della droga, che dalle prime verifiche non risulterebbe destinata al nostro territorio. L’ipotesi di reato nei confronti dei tre uomini è di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti. Sempre stando a nostre informazioni, i due casi non sono collegati.

Come detto, i sequestri sono ingenti. Ma non è certo una prima: il 16 aprile scorso, sempre nel Mendrisiotto, un 30.enne e un 28.enne, entrambi cittadini albanesi residenti in Albania, erano finiti dietro le sbarre dopo che un controllo effettuato da parte dei collaboratori dell’UDSC aveva permesso di rinvenire trenta chili di cocaina occultati nell’autovettura in cui viaggiavano. L’inchiesta è affidata al procuratore pubblico Luca Losa e anche in questo caso la droga non sarebbe destinata al nostro territorio.

I «pesci grossi»

Insomma, oltre allo spaccio, il nostro Cantone si ritrova ad essere un crocevia per il trasporto di stupefacente alle piazze di spaccio europee. Intervistato dal Corriere del Ticino lo scorso ottobre, il commissario capo Paolo Lopa della SAD, la Sezione Antidroga della Polizia cantonale, aveva spiegato che «il traffico è gestito principalmente da gruppi provenienti dall’Albania, ma non solo. Per quel che riguarda i rifornimenti, dipende dal porto nel quale arriva il container»: principalmente Spagna, Nord Europa o Italia. L’origine del carico, però, è quasi sempre la stessa, ovvero il Sud America. I capi, invece, spesso risiedono all’estero, prevalentemente in Italia o in Albania. Per esempio, una delle presunte figure chiave di un giro di spaccio di cocaina che ha portato, lo scorso febbraio, alla maxi-operazione di Polizia in una villa a Pregassona, è un cittadino italiano residente oltreconfine. Gli inquirenti lo avevano arrestato nell’edificio dove erano stati rinvenuti armi da fuoco e circa tre chilogrammi di cocaina. L’inchiesta coordinata dal pp Simone Braca, ad oggi, ha ricostruito un giro di dieci chilogrammi e vanta una trentina di indagati.