Pandemia

In Cina crollano le vendite al dettaglio di aprile

Il dato, ai minimi degli ultimi due anni, è dovuto alle misure draconiane in risposta all'ondata di Covid-19 nel Paese
© AP/Ng Han Guan
Ats
16.05.2022 07:45

Le vendite al dettaglio in Cina hanno avuto un tonfo annuo ad aprile a -11,10%, scivolando ai minimi degli ultimi due anni a fronte del -3,5% di marzo e del -6,1% stimato dagli analisti, a causa delle misure draconiane dei lockdown di risposta all'ondata di Covid-19 che «ha avuto un impatto massiccio» sull'economia.

In una nota, l'Ufficio nazionale di statistica ha riferito anche che la produzione industriale ha segnato sempre ad aprile una brusca frenata annua a -2,90% contro attese a +0,4% e il +5% di marzo, centrando il primo calo da marzo 2020. Male anche la disoccupazione urbana, balzata al 6,1% dal 5,8% del mese precedente.

L'economia cinese continua a raffreddarsi con una brusca correzione dovuti ai lockdown in decine di città sparse nel Paese, a cominciare da Shanghai i cui 26 milioni di residenti sono sottoposti a blocco totale o parziale dalla fine marzo.

La politica "zero-Covid", fortemente voluta dalla leadership comunista e la cui validità è stata ribadita più volte dal presidente Xi Jinping, ha avuto un pesante effetto su consumi, produzione industriale e occupazione, aggiungendo altri timori su uno scenario di contrazione del Pil nel secondo trimestre.

Le vendite al dettaglio ad aprile hanno accusato la contrazione più ampia (-11,10%) da marzo 2020, con i servizi di ristorazione sospesi in alcune province e le vendite di auto crollate del 47,6% annuo con le compagnie del settore che hanno ridotto la produzione a causa di showroom vuoti e carenza di componenti.

Con le misure antivirus che hanno scosso le catene di approvvigionamento e paralizzato la distribuzione, la produzione industriale si è contratta del 2,9%, ben oltre le attese (+0,4%). Pesante anche il mercato del lavoro, a cui i leader cinesi hanno dato la priorità per la stabilità economica e sociale: la disoccupazione è salito al 6,1% (dal 5,8% di marzo), ai livelli più alti da febbraio 2020 pari al 6,2%.

Il governo, negli obiettivi per il 2022, mira a mantenere i senza lavoro sotto il 5,5%, creando oltre 11 milioni di nuovi posti di lavoro e preferibilmente 13 milioni nelle aree urbane, ha affermato a marzo il premier Li Keqiang, che a fine aprile ha invece lanciato l'allarme definendo la situazione «complicata e cupa» a seguito dei peggiori focolai di Covid-19 da inizio 2020, dalla crisi di Wuhan.

Gli investimenti in immobilizzazioni, tra i principali motori su cui Pechino conta per sostenere l'economia contro un export che ha perso slancio, sono aumentati del 6,8% annuo nei primi quattro mesi, rispetto all'aumento previsto del 7,0% e al 9,3% di gennaio-marzo. Passo più lento per il settore pubblico (9,1% contro il 14,1% di gennaio-marzo) e per quello privato (5,3% contro 8,4%) a causa del Covid e della debolezza del comparto immobiliare dopo la stretta voluta da Pechino su un settore che ha contribuito per un terzo circa alla composizione del Pil per oltre un ventennio.

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