Bilancio

In Ticino è cresciuto il lavoro distaccato

Nel 2023 il numero di ditte estere che ha lavorato nel nostro cantone è tornato, per quanto lievemente, a crescere – Al centro dell’assemblea dell’Associazione interprofessionale di controllo (AIC) anche le trattative con Bruxelles per il nuovo pacchetto di bilaterali – Sanzionate 364 aziende per 354 mila franchi
©Fiorenzo Maffi
Francesco Pellegrinelli
02.05.2024 17:15

Parlare di inversione di tendenza è ancora prematuro. Per un’analisi più oggettiva si dovrà attendere l’evoluzione nei prossimi anni. I dati mostrano comunque una crescita: nel 2023 il numero delle notifiche presentate dalle ditte estere in Ticino è tornato a crescere.

«L’incremento è dovuto soprattutto alle assunzioni di impiego e, in misura minore, ai lavoratori distaccati», ha spiegato il presidente dell’Associazione interprofessionale di controllo (AIC), Renzo Ambrosetti. Sono ancora diminuiti invece i lavoratori indipendenti, i cosiddetti padroncini. Nel complesso, comunque, la curva del lavoro notificato in Ticino è tornata a crescere.

«Misure fondamentali»

Le ditte notificate nel 2023 sono state 1.791, contro le 1.686 dell’anno precedente. Decisamente lontani, quindi, dalle oltre 6 mila del 2014, quando per arginare il fenomeno si ricorse anche a una pubblicità in TV con lo slogan: «Investire nel giardino del vicino può essere pericoloso». Tempi (e congiuntura) passati. La guardia, comunque, deve rimanere alta, ha spiegato il segretario AIC, Nicola Bagnovini. Il quale, innanzitutto, ha ricordato l’obiettivo con cui, 22 anni or sono, padronato e sindacati si sono uniti per dar vita all’associazione: «Combattere la concorrenza sleale». Chi insomma vuole lavorare in Ticino, lo deve fare secondo le regole del gioco. E questo a vantaggio di tutti, lavoratori e ditte locali. Il mercato è libero, certo, ma va protetto. E questa è una delle principali preoccupazioni sollevate da Ambrosetti, in vista del nuovo accordo con l’UE. «Da parte di Bruxelles c’è stata chiusura sulla questione delle cauzioni, così come sulla possibilità, per la Svizzera, di decretare dei divieti d’entrata per le aziende che sono state sanzionate», ha spiegato Ambrosetti. «Si tratta di misure fondamentali, necessarie per continuare a salvaguardare condizioni di vita e lavoro a migliaia di aziende e lavoratori». Secondo Ambrosetti, «il mandato negoziale è debole. Pertanto, occorrere insistere ancora affinché venga mantenuta la cauzione e la possibilità di decretare divieti d’entrata». Punti fermi che l’assemblea ha tradotto in altrettante risoluzioni nei confronti del Consiglio federale e dei suoi negoziatori (vedi box a lato).

Controlli e sanzioni

Tornando ai dati illustrati durante l’assemblea dall’ispettore capo Mattia Rizza, i controlli effettuati nel corso del 2023 sono stati 1.629. Le infrazioni alle procedure di notifica sono state 164. Le aziende sanzionate 364, in crescita rispetto all’anno precedente (+46), per un ammontare complessivo di 354 mila franchi di sanzioni contro i 339 mila del 2022 (+15 mila franchi). Dal canto suo, il segretario Nicola Bagnovini – dopo aver ricordato che circa il 90 % delle notifiche si traduce in un controllo – ha fornito un quadro generale sulla tenuta del settore edile. «Il numero di appalti pubblici pubblicati sul Foglio Ufficiale nei primi mesi del 2024 è aumentato leggermente, ma è ancora circa la metà rispetto al periodo pre-pandemia». Il settore pubblico, insomma, ha ridotto gli investimenti, e lo stesso si può dire per i privati, sempre meno orientati alla costruzione nuova. Il numero delle domande di costruzione risulta in linea con gli anni passati, ma la tipologia di interventi è cambiata. «Non nascondiamo una certa preoccupazione e non possiamo escludere che, in futuro, si debba rivedere l’organico. Quello che mi preoccupa di più, però, – ha concluso Bagnovini – sono i frontalieri. Vedremo fino a quando, con il nuovo regime fiscale, riusciremo a trovarne a sufficienza. Lavorare in Ticino, oggi, non è più così allettante».

Nel corso dell’assemblea annuale, l’AIC si è chinata sui possibili scenari che si delineano nell’ambito delle trattative con l’UE. «Il dispositivo messo in atto 20 anni fa ha permesso di attenuare gli effetti negativi e di salvaguardare i livelli salariali». Pertanto, l’AIC chiede al Governo che le attuali misure d’accompagnamento rimangano e non vengano ridimensionate. Inoltre, bisogna agire affinché il mercato del lavoro venga tutelato, senza nessuna possibilità d’ingerenza da parte della Corte Europea.