Il fatto

«La Francia ritira l'iPhone? Vogliamo più trasparenza sulle onde»

All'indomani dell'annuncio del governo Macron di voler togliere il 'melafonino' numero 12 per emissioni elettromagnetiche troppo potenti, i consumatori ticinesi non si dicono preoccupati, ma...
Poca preoccupazione, ma molti interrogativi sul recente annuncio del governo francese sull'intenzione di voler ritirare l'iPhone 12 a causa di emissioni elettromagnetiche troppo potenti
Jona Mantovan
15.09.2023 11:03

La notizia ha dell'incredibile ed è arrivata a sorpresa, come una bomba: la Francia ha deciso di voler ritirare l'iPhone 12 dal mercato a causa delle emissioni troppo alte di onde elettromagnetiche. I consumatori ticinesi, interrogati in un giro nelle piazze principali del cantone, accolgono con un filo di scetticismo quest'ultima mossa del governo Macron. Da una parte perché il modello in questione risale addirittura al 2020, dall'altra perché tutti i dispositivi elettronici emettono queste onde invisibili ed è difficile capacitarsi della differenza di questo specifico modello—che peraltro molti, nella Confederazione, hanno usato o stanno ancora usando—rispetto ad altri. Nel caso dell'«esagono», Apple ha 15 giorni per mettersi in regola. Secondo la locale Agenzia nazionale delle frequenze, l'apparecchio supera di 1,74 W per chilogrammo (W/kg) il valore limite di energia che può essere assorbita dal corpo umano quando il telefono è tenuto in mano. Il ministro del digitale, Jean-Noël Barrot, in un'intervista a Le Parisien ha precisato che per mettere a norma il 'melafonino' «basterebbe un semplice aggiornamento del software». In tutte le altre nazioni, per il momento, non ci sono problemi. «La cosa che mi preoccupa», premette Sarina, impiegata 18.enne fermata in centro a Locarno. «è che in Svizzera non esiste nemmeno un'autorità che si occupa di effettuare questo genere di controlli». Le dà ragione, dall'altra parte di una Piazza Grande animata dal mercato, Florin, studente 22.enne del Politecnico di Zurigo. «Spero che in futuro le compagnie si impegnino a migliorare la situazione, perlomeno fornendo qualche informazione ai consumatori», aggiunge. Una richiesta che forse lascerà il tempo che trova: un rapido giro di telefonate in tutta la regione ha dimostrato come, in realtà, non ci sia nessuno in grado di dire la sua sulle emissioni elettromagnetiche di telefonini o altri apparecchi. Le risposte sono state «Non c'è mercato per questo genere di misurazioni» o «Non disponiamo degli apparecchi adatti per questo tipo di analisi» o, ancora: «Non abbiamo le competenze giuste». Curioso, tenendo conto che ormai oltre il 90% della popolazione in Svizzera porta con sé costantemente un dispositivo di comunicazione mobile, compresi i giovanissimi.

Claudia, appena uscita dal negozio di telefonia sotto i portici, esprime la sua perplessità sulla misura intrapresa dalla Francia: «Tutto è esaminato, verificato fin nei minimi dettagli. E poi, quando è già in circolazione da tempo, si scopre che gli iPhone 12 sono troppo potenti? Mah! E qui, invece? Le onde sono dappertutto le stesse, non penso che in Svizzera le sopportiamo meglio rispetto alla Francia», si rammarica l'infermiera 52.enne di Losone. «Questi apparecchi sono in circolazione da anni, anche io ovviamente li utilizzo. Cosa dobbiamo fare? Devo andare a vivere su un'isola e non essere più connessa a nulla? Per il momento vivo qui e cerca di usare la tecnologia con equilibrio».

Intanto, a Bellinzona, Jessica elenca tutti i modelli di telefonino usati in passato. «Sì, credo che l'iPhone 12 abbia fatto parte del mio vasto campionario», esclama la 26.enne che vive a Biasca. «Beh che dire, sono ancora qui e non ho avuto nulla! E dire che con quel telefonino mi son trovata pure bene... Ormai la tecnica va avanti, non possiamo tornare indietro a, che so, cinquant'anni fa, quando c'era la rotellina a disco da girare per comporre i numeri di telefono. Ormai sta andando tutto avanti, dobbiamo adeguarci».

Di tutt'altro avviso Alex, fermato in centro a Lugano: «Ma come? In Svizzera non esiste un organo ufficiale che eserciti una sorveglianza del mercato sugli standard in materia di radiazioni per i cellulari e altri dispositivi usati in prossimità del corpo?! E come mai? Poca voglia? Negligenza?», afferma il 21.enne. «A fronte di queste notizie sarà meglio ritirarlo subito, questo telefono! Anzi, mi ripeti qual è il modello? Così non lo prendo, perché avevo intenzione di cambiare il mio...». Il giovane, che abita a Bellinzona e nella vita raccoglie fondi per conto di vari enti, evidenzia come la questione sia anche molto recente. «Fino a pochi anni fa queste cose non esistevano nemmeno, non possiamo pretendere che dal nulla nasca un'autorità. Inoltre penso che manchino pure una serie di studi chiari sugli effetti di queste radiazioni elettromagnetiche sul corpo umano».

È allarmante: tutti i telefoni emettono radiazioni elettromagnetiche ma nessuno se ne preoccupa. E anche se lo si dice, le risposte sono 'Beh, e allora? Tanto non mi sembra che facciano qualcosa'
Arianna, 18 anni, studentessa, Gravesano

«Più trasparenza»

Una risposta definitiva in questo senso dalla scienza, in effetti, sembra latitare. Piuttosto, sono ben noti i danni causati dall'uso degli smartphone sui giovani, soprattutto in termini di abuso dei contenuti pubblicati sui media sociali e sul numero di ore trascorse attaccati a quei piccoli schermi, dalla mattina a notte fonda. Ma questa è un'altra storia. «Se la mossa della Francia è stata questa, allora tutti i governi del mondo dovranno seguirne le orme...», aggiunge Alex.

Aneury, titolare di un'azienda, a sua volta sta uscendo da un negozio di telecomunicazioni nel Viale Stazione di Bellinzona. Le lunghe file di un tempo per prenotare il nuovo modello di casa Apple sono un lontano ricordo, ma c'è ancora qualcuno che varca le soglie dei punti vendita per prenotare il fatidico 'numero 15', l'ultima proposta del gigante californiano. Ma non è il suo caso. «Ah, io preferisco Android», esclama il 39.enne di Giubiasco. «Il mio marchio è HTC, per la precisione. Ma anche Sony Ericcson. Penso che siano molto più sicuri dell'iPhone. Certo, è solo una mia impressione», sottolinea inforcando la sua bicicletta. 

«Sì, avevo già sentito questa notizia», illustra Arianna, studentessa 18.enne fermata nei dintorni di Piazza Dante. Onestamente? Non sono sorpresa. Ma è  allarmante: tutti i telefoni emettono radiazioni elettromagnetiche ma nessuno se ne preoccupa. E anche se lo si dice, le risposte sono 'Beh, e allora? Tanto non mi sembra che facciano qualcosa'. Ma in realtà nessuno può davvero escludere la comparsa di problemi sul lungo periodo». Anche Arianna punta sulla trasparenza da parte di chi vende questi dispositivi. «Dovrebbero dire quante radiazioni elettromagnetiche emettono e quali potrebbero essere i loro eventuali effetti negativi. Poi, a quel punto, dipenderà dalla persona che decide di acquistare questo o quel modello se vorrà davvero accettare i rischi. L'importante, però, è che ci sia questa informazione».

«Spero che la Francia sia pioniere rispetto a quello che dovranno fare poi tutti gli altri governi», conclude ancora Alex.

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