Le dimissioni di Simonetta Sommaruga
La Consigliera federale Simonetta Sommaruga lascia il Consiglio federale. Lo ha annunciato in conferenza stampa: «La mia decisione è dovuta a problemi personali. Due settimane fa mio marito ha subito un ictus. Questo è stato uno shock per tutti e due. Fortunatamente si sta riprendendo, è in buone mani e viene curato da infermieri e medici. Ma è un colpo inaspettato, che induce a riflettere. È un evento che non mi consente di continuare come se nulla fosse successo».
Il ruolo di consigliera federale «richiede un impegno a tempo pieno, totale e perenne. Per dodici anni ho svolto la funzione con tutte le mie forze, con passione e con gioia. Sono felice di essere consigliera federale e lo sarò fino alla fine dell'anno. Ho svolto il mio lavoro con perseveranza, gioia e passione». La direttrice del DATEC ha quindi aggiunto: «Quello che è accaduto mi ha fatto capire che devo rivedere le priorità della mia vita. Do le dimissione per la fine dell'anno».
Sommaruga ha quindi citato le sue «conquiste» da consigliera federale. «Perché per dei grandi cambiamenti spesso ci vogliono piccoli passi».
«Nei 12 anni in Consiglio federale sono stata due volte presidente. Mi è rimasto molto nel cuore, come la visita in Ucraina e nel Donbass. Penso anche al 1. agosto sul praticello del Grütli, e alle persone che durante la pandemia si sono date da fare per gli altri. Bisogna pensare a chi è meno fortunato di noi, trovare delle soluzioni per gli altri. Questo è stato il motto della mia vita politica. Questa è la mia bussola interna, di vita e professionale».
«Grazie a tutti, soprattutto a mio marito»
Con la voce rotta dall'emozione, la consigliera federale ha quindi concluso: «Non mi resta che ringraziare coloro che mi hanno affiancato in questi anni. Soprattutto mio marito, le nostre famiglie. E ovviamente i miei compagni di partito che in questi anni mi hanno sostenuto. Ringrazio la popolazione e i membri delle Camere federale, i miei colleghi di Consiglio federale e i miei collaboratori per la fiducia. Per me è stata una gioia e un onore far parte del Consiglio federale. Un onore e un piacere».
Le domande dei giornalisti
Che ne sarà della gestione della crisi energetica?
«Il Consiglio federale ha agito per tempo. I fondamenti li abbiamo, abbiamo ottime aziende, tecnologie. Sono sicura che il nostro Paese potrà andare oltre questa crisi e superarla».
Charlie Hebdo e la pandemia. Due eventi importanti che hanno segnato la presidenza di Simonetta Sommaruga.
«Abbiamo cercato di muoverci nel modo giusto. E la crisi dei migranti ci ha insegnato che dobbiamo accogliere queste persone. La collaborazione con i Cantoni, l'accelerazione delle procedure di asilo, abbiamo varato delle misure. Ed ero felice che nel 2016, un anno dopo la crisi dei migranti, la popolazione abbia approvato la nuova legislazione. A posteriori credo si possa dire che certamente non abbiamo fatto solo cose giuste, ma siamo riusciti a convincere la maggior parte della popolazione in un periodo difficile».
Ci sono progetti che vuole portare a termine entro fine anno?
«Io continuerò a lavorare a pieno regime. Nel DATEC ci sono molti progetti. Il consiglio federale ad esempio questa mattina ha deciso l'apertura di una procedura di consultazione per aumentare le merci su rotaia. In questi due mesi cercherò di passare al meglio tutti i dossier a chi verrà dopo di me. Resterò in Governo fino a fine anno e ci sono parecchie sfide ancora che dobbiamo affrontare insieme».
Di cosa è fiera e cosa ritiene di non aver fatto così bene?
«Non saprei. Come membra del Governo e a capo di un dipartimento, so che faccio parte di un collegio. Per me è sempre stato fondamentale trovare delle soluzioni. Ad esempio con lo scoppio della guerra in Ucraina, per me è sempre stato fondamentale riprendere le sanzioni dell'UE. Per mostrare quali sono le nostre convinzioni, i nostri valori. Sono un po' meno fiera... beh, diciamo che siccome sono da così tanto in politica, sicuramente non tutte le ciambelle escono con il buco. Ci sono cose che hanno necessitato di tanti tentativi, prima di riuscire. Ma l'equilibrio è buono, in fin dei conti. Io ho sempre ritenuto importante restare fedele a me stessa. E credo di esserci riuscita».
Lei ha detto che la decisione è stata presa improvvisamente, ma che «aveva in mente un'altra data». Di cosa parlava?
«Ora non è più rilevante. I motivi delle mie dimissioni li ho presentati e non voglio fare altri commenti».
Gli attacchi personali ricevuti negli anni l'hanno segnata?
«No. Chi non sa gestire le critiche, è meglio che non si lanci in politica. La critica fa parte della politica. È vero che negli ultimi anni le critiche sono diventate più accese. È vero che in Svizzera i consiglieri federali possono andare in giro tranquillamente sul tram. Ma le cose sono un po' cambiate e ci sono delle ripercussioni, anche io ho dovuto essere accompagnata ad alcuni eventi pubblici».
Si è parlato di «divisone» all'interno del Consiglio federale...
«Per me le divergenze in Consiglio federale non sono mai state un problema. La cosa importante è che questo scambio di idee ci sia ma che poi si prendano delle decisioni collegiali».
Dopo 12 anni in Consiglio federale, come giudica la situazione della crisi energetica attuale? Il Governo ha fallito su tutta la linea?
«La situazione che abbiamo oggi è una crisi dell'approvvigionamento del gas in Europa causato dalla guerra. Questo ha ripercussioni su altri approvvigionamenti energetici. Ora è diventato ancora più chiaro che la dipendenza totale dalle importazioni di gas e petrolio rende la Svizzera vulnerabile e ricattabile. Sull'elettricità, ci siamo affidati troppo a lungo all'estero e non abbiamo investito abbastanza per ampliare le energie indigene. Ora adotteremo delle correzioni. La decisione degli Stati del decreto mantello per ampliare le energie indigene mi dà fiducia. Credo che finalmente sia cambiata la mentalità, anche se un po' tardi».
Al momento, due rappresentati del PS siedono nel Governo federale. Ma non ci sono Verdi. Pensa che debba essere sostituita da un rappresentate del PS o potrebbe essere anche un Verde? E dovrebbe succederle una donna?
«È il Parlamento che deciderà. Non posso dirlo io».
Una volta terminato il mandato, come si vede da ex consigliera federale? Continuerà a intervenire nella vita politca?
«Spero che lei capisca che al momento io non posso ancora pensare al mio futuro».