Politica

Le domande sull’arrocco potrebbero dover attendere

Le interpellanze sullo scambio dipartimentale tra Zali e Gobbi rischiano di slittare dopo la prossima sessione parlamentare - Solo il Governo può decidere se rispondere già in questa tornata
©Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
07.06.2025 06:00

Le interpellanze urgenti sull’arrocco dipartimentale, inoltrate dai deputati dell’MPS Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini e dal granconsigliere del Centro Gianluca Padlina, dovranno attendere. Essendo state inoltrate oltre i termini previsti dalla legge (ossia dieci giorni prima dell’inizio della sessione parlamentare), il Governo non sarà tenuto a rispondere già nella prossima tornata al via martedì. Così prevede la legge sui rapporti tra Gran Consiglio e Consiglio di Stato.

Come da prassi, però, l’Ufficio presidenziale (UP) ha trasmesso i due atti parlamentari al Governo, chiedendo se intende comunque trattarli con urgenza, nonostante il mancato rispetto dei termini di consegna. Il quesito politico, insomma, è posto. Di fatto, però, né il Parlamento né l’Ufficio presidenziale dispongono di strumenti politici per obbligare il Governo a pronunciarsi già la prossima settimana. Essendo arrivate dopo il termine di legge, il Consiglio di Stato non è tenuto ad esprimersi. Lo aveva fatto, per esempio, con l’interpellanza sulla fiduciaria di Marco Chiesa nell’ottobre 2023.

Come si comporterà in questo caso? Gli appelli corali a riflettere con attenzione influenzeranno i tempi della decisione? La prudenza istituzionale invocata sarà garanzia di rapidità, o finirà per rallentare tutto? Secondo i membri dell’UP da noi interpellati, molto dipenderà dallo stato delle verifiche giuridiche svolte finora dal Governo. Martedì prossimo, l’UP si riunirà prima dell’inizio della sessione. In quell’occasione si capirà se il Consiglio di Stato intende rispondere alle interpellanze nei giorni successivi. Il fatto che la sessione si estenda fino a venerdì 13 giugno lascia aperto un piccolo spiraglio.

I punti da chiarire

Ma quali saranno i punti da chiarire? Il Consiglio di Stato dovrà valutare la legittimità tecnica dell’arrocco. In particolare se lo scambio annunciato dai due «ministri» leghisti sia o meno compatibile con il regolamento e l’organizzazione del Consiglio di Stato.

Sergi e Pronzini, nel loro atto parlamentare, si sono soffermati sul fatto che il regolamento prevede la ripartizione dei dipartimenti o all’inizio della legislatura, o in seguito a un’elezione complementare. «Non ci pare che la richiesta dei due consiglieri di Stato corrisponda ai tempi indicati», si legge nel testo.

Da parte sua, il granconsigliere del Centro e avvocato Gianluca Padlina ha sollevato dubbi sul fatto che una decisione di tale portata possa essere risolta con una maggioranza di 3 ministri su 5. Un quesito che lo stesso Consiglio di Stato ha ammesso di dover chiarire attraverso una verifica giuridica nel momento in cui ha congelato la proposta, esigendo al contempo le scuse dei diretti interessati per le modalità comunicative scelte. Nelle istituzioni la forma è sostanza. Lo hanno detto chiaramente anche i presidenti dei partiti che venerdì hanno bocciato la maldestra fuga in avanti, richiamando Norman Gobbi e Claudio Zali alla linea di partenza.