Luogo di incontro e di ritiro dove vivono tre secoli di storia

Oltre tre secoli di storia vivono tra le mura di Palazzo Comacio, costruito nel nucleo di Roveredo nel 1670. Tre secoli che non hanno scalfito lo smalto di questa struttura, la quale è tornata a riviere non solo come luogo di passaggio, ma soprattutto come punto di sosta, di scambio e di incontro. Ad occuparsene con tanta cura e passione ci sono Rolf Heusser, ristrutturatore di edifici storici tutelati e la compagna Carmen Pinazza, assistente sociale e arteterapista. La loro è stata una sfida, se non una missione: prendere sotto la propria ala questo palazzo storico e farlo rinascere rispettandone le peculiarità di edificio antico. A disposizione degli ospiti ci sono così tre appartamenti tutti con cucina e bagno oltre a un foyer, una piccola cappella con biblioteca, una cantina in pietra a volta e al grande ed accogliente giardino.
Filosofia di vita
«Per noi è una vera e propria filosofia», spiegano Carmen e Rolf. «Non si tratta di rinnovare qualcosa modificando, ma di restaurare l’edificio riportandolo a come era un tempo». Un restauro durato otto anni, iniziato nel 2014 e terminato nel 2022, realizzato in collaborazione con l’Ufficio dei monumenti storici del Canton Grigioni che ha riportato in luce il prestigio storico del palazzo. Un lavoro che, spiegano i proprietari, ha visto impiegati tecniche e materiali di un tempo, semplici, come la malta di calce, il legno, la sabbia e i pigmenti naturali. Ma che si è pure appoggiato sulle moderne tecnologie per quanto riguarda l’impianto elettrico e di riscaldamento (con una termopompa), le cucine e i bagni. Il tutto seguendo sempre i principi della bioedilizia.
Il colpo di fulmine
La storia del Palazzo Comacio, come detto, inizia da molto lontano. L’edificio venne costruito attorno al 1670 da Tomaso Comacio (che gli diede il nome), il quale all’epoca lavorò anche come capomastro e architetto in Baviera, nel Württemberg e in diverse località della Svizzera tedesca. Non si sa con esattezza se lo stesso Comacio risiedette nel Palazzo o se lo costruì per conto di un committente. Quel che è certo è che nel corso del XIX secolo la famiglia Chicherio di Bellinzona lo utilizzò come residenza estiva e che, a partire dal 1900, appartenne alla famiglia Cotti di Locarno. Per successione, il palazzo passò poi di mano in mano e andò a Germano Nicola. In seguito, nel 1955, fu trasformato in una casa plurifamiliare con cinque appartamenti. Nel 2013 i discendenti di Germano Nicola vendettero il Palazzo a Rolf Heusser e Carmen Pinazza. Un incontro che è stato amore a prima vista, come ci raccontano i due proprietari: «Rolf in passato aveva già restaurato altre case antiche e stavamo cercando una nuova sfida. Quando l’Ufficio dei monumenti storici ci ha proposto Palazzo Comacio ci siamo subito detti: ‘‘facciamolo’’. È come se l’edificio stesso ci avesse chiamato, affinché ci impegnassimo in un delicato lavoro di restauro». I nuovi proprietari si sono così messi all’opera per smantellare la struttura interna degli anni Cinquanta e ripristinare il luogo come era un tempo, «un risultato che ci lascia molto soddisfatti».
La ricetta moderna
Palazzo Comacio, dopo tre secoli, è stato adattato all’uso moderno pur restando un luogo di incontro immerso nella tranquillità della natura. Gli spazi comuni della struttura e gli appartamenti sono a disposizione per essere affittati secondo le esigenze: «Abbiamo un bel giro di visitatori e ospiti che si fermano da noi», racconta Carmen. «Ci sono gli habitué come anche i nuovi clienti che ci hanno scoperto da poco. Alcuni vengono per una vacanza, altri per un momento di ritiro nel silenzio e nel verde. Ma c’è anche chi ne approfitta per fermarsi a scrivere la propria tesi o un libro, per dipingere o per lavorare a una scultura in giardino». Negli spazi comuni, invece, non mancano gli appuntamenti aperti al pubblico come conferenze, seminari, mostre d’arte o piccole rappresentazioni teatrali e proiezioni. Anche le suggestive volte della cantina, rimasta intatta nel corso del tempo, possono essere adibite ad un uso più moderno, spiega Carmen: «Organizziamo sia esposizioni che degustazioni di vini e formaggi». La ricetta giusta per riuscire a far rivivere la storia.