Diritti

Matrimonio per tutti: «Ci diremo sì, ora possiamo»

Dal 1. luglio in Svizzera le coppie omosessuali si possono sposare – Abbiamo incontrato Romina e Samantha che, consegnata la documentazione necessaria, martedì convoleranno a nozze
© Ti-Press / Samuel Golay

Ufficio di stato civile, Locarno. Poco prima delle 17 Romina e Samantha escono dallo stabile, il sorriso stampato sulle labbra. Hanno appena concluso la prima fase della «procedura matrimoniale», quella preparatoria. In pratica, hanno presentato tutti i documenti necessari, firmato un po’ di fogli, confermato di non essere imparentate e di non essere sposate con altre persone, e hanno messo nero su bianco la loro volontà di diventare moglie e moglie. La cerimonia di celebrazione si terrà martedì 5 luglio a Villa San Quirico, a Minusio. Due giorni dopo festeggeranno con amici e parenti. «È stato un momento davvero simbolico ed emozionante - dicono -. Ora è tutto reale».

La data del 7 luglio 2022 le due ragazze l’hanno scelta diciotto mesi fa, il giorno della proposta di matrimonio. Erano in Cappadocia. Samantha si era preparata il discorso: le avrebbe elencato tutti i suoi «perché» per poi concludere con la domanda: «Vuoi sposarmi?». Sullo sfondo il tramonto e le mongolfiere, a poca distanza due fotografi nascosti, pronti a immortalare il momento. L’agitazione ha preso il sopravvento e tutti i «perché» sono diventati un «te lo dico dopo», ma la risposta è stata senza il minimo dubbio «sì». In realtà, anche Romina studiava da mesi un piano per chiederla in sposa, ma è stata battuta sul tempo.

Quando tutto è cambiato

Un anno e mezzo fa il matrimonio era un loro desiderio che, per forza di cose, avrebbero esaudito con una cerimonia simbolica. Alla fine di settembre, poi, è arrivata la svolta: il popolo ha accettato il «matrimonio per tutti» con una netta maggioranza e la Svizzera ha modificato il Codice civile estendendo il diritto di sposarsi alle coppie omosessuali. «Lì ci siamo dette ‘‘allora è davvero la cosa giusta’’. Il giorno della votazione abbiamo festeggiato con l’associazione Imbarco Immediato. Quando abbiamo saputo che la legge sarebbe entrata in vigore il 1. luglio, sei giorni prima della ‘‘nostra’’ data, è stato un concatenarsi di belle coincidenze. Ci siamo rese conto che tutto tornava».

Il coming out

Per Romina Vanolli, 36 anni del Locarnese, e Samantha Wulz, 29, del Mendrisiotto, il «matrimonio per tutti» è il riconoscimento di un diritto. Quello di essere sé stesse. Romina ha fatto coming out attorno ai vent’anni. «Probabilmente da ragazzina ero innamorata della mia migliore amica, ci dicevamo anche ‘‘ti amo’’. Ho avuto storie con uomini, ho anche trovato l’amore. Ma poi è diventato ovvio. Avevo paura di confessarlo alla mia famiglia e per molto tempo l’ho vissuta come una questione privata». Le frequentazioni precedenti di Samantha sono sempre state con uomini. L’interesse per la sua futura moglie è nato in modo naturale. «L’ho notata su Instagram, nelle stories di un’amica in comune. Girovagava per Locarno alla ricerca della cantante Rita Ora, era buffa. Ho pensato ‘‘chi è questa gioppina?’’. Mi ha suscitato curiosità. Le ho inoltrato la richiesta di amicizia e quando l’ho conosciuta di persona ho capito che qualcosa dentro di me era cambiato, che mi piaceva sul serio. Da allora non ho più mollato la presa». La mamma si è accorta che la figlia era diversa, più serena. «Avrà trovato quello giusto», diceva. Samantha, inizialmente, ha mentito: «Ho paura a fartelo conoscere perché è un uomo più grande». Spinta dalla curiosità, la madre si è attaccata ai social network: voleva saperne di più. E si è imbattuta nella foto di sua figlia che baciava una ragazza. Dopo una giornata di intense pulizie (e di riflessioni) le ha mandato un messaggio: «Lo so che stai con una donna, l’importante è che tu sia felice». La realtà è che non è stato così scontato accettare l’omosessualità della figlia. «Io stessa ho dovuto abituarmi all’idea», confessa. Il papà è stato più ironico e diretto: «Meglio così, almeno non mi ritroverò faccia a faccia con uno a cui dovrei ‘‘fare il discorsetto’’».

Quando il popolo ha detto «sì», lo scorso settembre, ci siamo dette che sposarci era la cosa giusta da fare

Da allora la loro relazione è proseguita come quella di qualunque altra coppia. Le iniziali battute «però, che spreco» si sono trasformate in «siete davvero belle insieme». La famiglia Vanolli ha conosciuto i coniugi Wulz e sono diventati amici. I genitori sono fieri delle loro figlie, di cui sono i più grandi sostenitori. Romina ha scelto di prendere il cognome di Samantha. «Perché io ho un fratello e il nome di famiglia verrà tramandato da lui. Dall’altro lato tocca a Samy e io ho deciso di diventare la signora Wulz».

Manca poco al grande giorno

I preparativi sono agli sgoccioli, gli abiti sono pronti e le fedi verranno ritirate lunedì. Tra poche ore diventeranno moglie e moglie. Due mesi fa si sono concesse un tatuaggio in comune: una mongolfiera. Romina sul braccio sinistro, «quello dei ricordi, della famiglia», Samantha su quello destro. In fondo un «occhio greco», contro il malocchio. «Ce lo hanno regalato in Turchia - spiega Romina -. Lì, quando ho ricevuto la proposta di matrimonio, abbiamo trovato molta apertura mentale, inaspettata. L’hotel ha aiutato Samy a organizzare tutto, i fotografi sono stati complici, l’atelier dove abbiamo noleggiato i vestiti per alcuni scatti di ricordo ci ha fatto sentire a casa». E ora, proprio a casa loro, in Ticino, sono pronte a dirsi «sì» davanti alle persone a loro più care.

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