L'evento

Mercati finanziari resilienti nonostante le tensioni

Sergio Ermotti, CEO del Gruppo UBS, a Lugano ospite della Global Commodities Conference, ha parlato di finanza, crisi del dollaro, dazi e del processo di integrazione di Credit Suisse - Entro la fine di quest’anno la gran parte della clientela svizzera dell’ex numero due bancario svizzero migrerà su un’unica piattaforma informatica
© CdT/ Chiara Zocchetti
Generoso Chiaradonna
23.06.2025 23:15

La due giorni della Global Commodities Conference si conclude domani. È l’evento di punta della Lugano Commodities Trading Association (LCTA) e funge da piattaforma per esplorare tendenze, opportunità e sfide nel mercato delle materie prime, messo a dura prova dagli eventi bellici degli ultimi giorni nel Golfo Persico.

Oggi, a inaugurare l’evento, c’era Sergio Ermotti, CEO del Gruppo UBS. In un fireside chat - letteralmente «chiacchierata al caminetto» - il più alto dirigente di UBS non si è sottratto alle domande di Roberto Grassi, vicepresidente della LCTA, e del numeroso pubblico. Ermotti ha risposto anche su temi di attualità come il bombardamento americano dell’Iran, la situazione internazionale che potrebbe diventare difficile anche per l’economia globale, e lo stato di integrazione con Credit Suisse.

Per quest’ultimo aspetto, Ermotti ha ricordato che i tempi annunciati ormai due anni fa sono stati rispettati e che si sta entrando nell’ultimissima fase, che comporterà la gran parte della migrazione degli ex clienti svizzeri di Credit Suisse sulla piattaforma di UBS. Un processo complicato dal punto di vista informatico, già iniziato e che sarà completato entro la fine dell’anno.

Mercati resilienti

Venerdì della scorsa settimana c’era un mondo, oggi un altro. Il bombardamento americano di obiettivi iraniani avrebbe potuto trasformare l’apertura dei mercati finanziari in una sorta di «lunedì nero». Eppure non è stato così. Secondo Ermotti, la spiegazione sta nel fatto che oggi i mercati finanziari sono molto più resilienti rispetto a solo qualche anno fa. «La situazione è comunque molto complicata, ma sono sorpreso che oggi i mercati siano molto calmi», ha ammesso il CEO di UBS.

Ermotti si è espresso anche sulla presunta crisi del dollaro. Per il momento non ci sono possibili rimpiazzi. Un’alternativa potrebbe essere l’euro, ma la mancanza di un mercato unico dei capitali - ovvero l’assenza di un debito comune tra i Paesi dell’UE - e altre questioni meramente politiche interne all’Eurozona non rendono immediata questa sostituzione. Anche lo yen giapponese, la sterlina inglese e il franco svizzero, pur essendo monete solide, non hanno sufficiente profondità e ampiezza nei rispettivi mercati dei capitali. Per ora, dunque, non ci sono alternative al dollaro.

Il discorso è poi passato ai dazi e alle problematiche generate dal loro annuncio sugli scambi commerciali. Ermotti si è detto fiducioso su un accordo tra Stati Uniti ed Europa (compresa la Svizzera), così come con altre aree commerciali (Asia e America Latina) o singoli Paesi. Si andrà verso un bilateralismo nel commercio internazionale, ma non sarà un ritorno a un mondo a tariffe zero. Del resto, ha ricordato Ermotti, anche durante l’amministrazione Biden le tariffe commerciali imposte durante il primo mandato di Donald Trump non sono state eliminate.

Le future regole «too big to fail»

La posizione di UBS sulla recente proposta del Consiglio federale riguardo alle future regole sulle banche sistemiche (too big to fail) è nota. Con la richiesta di maggiori requisiti di capitale, aumentano i costi (il capitale aggiuntivo va remunerato) e si riduce la capacità di erogare prestiti. Anche un’eventuale proposta estrema - come minori regole sull’attività bancaria in cambio di maggiore patrimonializzazione degli istituti - non sarebbe accettabile.

L’attività bancaria, sostiene Ermotti, si basa sulla fiducia, che è il capitale più importante. Insomma, par di capire che avere più capitale non dovrebbe giustificare un modello di business più rischioso.