Italia

A Milano dopo 104 anni Mejana chiude

La storica bottega sita nella Galleria Vittorio Emanuele II non ha resistito alla crisi dovuta alla pandemia
La Galleria quando ancora si poteva fare acquisti. ©CDT / Archivio
Ats
06.02.2021 23:22

Dopo Andrews Ties, che ha chiuso la saracinesca nei giorni scorsi, un altro negozio lascia la Galleria Vittorio Emanuele II, il salotto buono di Milano. Ad arrendersi questa volta è però una bottega storica, Mejana, che aveva aperto 104 anni fa, esattamente nel 1917 per vendere prodotti di «coltelleria, chincaglieria e pelletteria».

«È da un anno, da quando è scoppiata la pandemia, che nel Salotto passa pochissima gente - ha spiegato il proprietario del marchio Roberto Scapecchi -. Nonostante la Covid e la crisi il Comune non ci è venuto incontro con sconti» rispetto agli 80.000 euro di affitto annui per lo spazio di 28 metri quadrati (49 contando i metri perimetrali e il soppalco).

«Il trattamento di riguardo del Comune nei confronti delle botteghe storiche è stato solo quello di non mettere all’asta gli spazi ma i canoni di affitto per il rinnovo fissati dall’amministrazione - ha aggiunto - restano troppo elevati per attività come le nostre».

In realtà la cifra per la Galleria non è affatto alta se si considera che nel 2018 Palazzo Marino ha previsto entrate dagli affitti per 38,6 milioni (di cui a febbraio 2019 1,3 non ancora pagati), o se si guarda alle ultime gare per gli spazi.

L’ultima prima che scoppiasse l’epidemia di Covid, nello scorso febbraio, ha visto 13 grandi firme contendersi due spazi. Uno, che aveva base d’asta di 950.000 euro, è stato aggiudicato a Dior per la cifra record di cinque milioni e 50.000 euro; l’altro con base d’asta 872.000 euro è andato a Fendi per 2 milioni 450.000 euro.

Da allora però la situazione è cambiata e la Galleria più che il simbolo del passeggio, la meraviglia per i turisti che arrivavano in piazza Duomo è diventata nelle immagini il simbolo di una città che si è svuotata.

Una zona dove gli incassi di conseguenza sono diventati sempre più magri. E se per i mesi di chiusura del 2020 è stata data la possibilità di pagare i canoni a rate, non è così per quest’anno. E non sono nemmeno possibili sconti su un contratto in essere, pena le bacchettate della Corte dei Conti.

Da qui la scelta di chiudere e la comunicazione al settore Demanio che Mejana non avrebbe rinnovato il contratto in scadenza a giugno. «La nostra decisione ormai è irrevocabile» ha concluso Scapecchi, che continua la vendita online.