Stati Uniti

A un anno e mezzo dall'aggressione, Salman Rushdie torna in TV

Lo scrittore anglo-indiano ha parlato con Anderson Cooper per il programma Sixty Minutes che andrà in onda domenica: sarà la prima volta che l'autore al centro di una fatwa degli ayatollah iraniani verrà intervistato dopo esser stato preso selvaggiamente a coltellate il 12 agosto 2022 a Chautauqua
©HERBERT NEUBAUER
Ats
12.04.2024 17:34

Un anno e mezzo dopo l'aggressione che l'ha lasciato più morto che vivo sul palcoscenico di una conferenza sulla libertà di espressione, Salman Rushdie torna alla ribalta con la prima intervista televisiva in vista della pubblicazione del suo nuovo memoir, Knife (in Italia sarà pubblicato da Mondadori con il titolo Coltello).

Lo scrittore anglo-indiano ha parlato con Anderson Cooper per il programma Sixty Minutes che andrà in onda domenica: sarà la prima volta che l'autore al centro di una fatwa degli ayatollah iraniani per il romanzo I Versi Satanici verrà intervistato per la televisione dopo esser stato preso selvaggiamente a coltellate il 12 agosto 2022 a Chautauqua, una comunità per artisti dello stato di New York.

Dopo l'aggressione Rushdie ha rischiato di morire, è stato brevemente intubato e ha perso la vista dall'occhio destro. «Il chirurgo che mi ha salvato la vita ha detto che sono stato fortunato dopo esser stato sfortunato: il mio aggressore non aveva idea di come si uccide un uomo con un coltello», ha detto alla Cbs.

L'aggressore di Rushdie, Hadi Matar, si à dichiarato non colpevole e resta in carcere. Il processo è stato però rinviato in gennaio dopo che il giudice ha stabilito che la difesa non aveva avuto il tempo di studiare il memoir, intitolato Knife: Meditations After an Attempted Murder, che sarà pubblicato da Penguin-Random House il 16 aprile.

«Scrivere questo libro è stata una necessità per me: un modo di appropriarmi della narrativa di quanto è successo e per rispondere alla violenza con l'arte», aveva commentato lo scrittore all'epoca dell'annuncio della casa editrice. L'agguato si era sovrapposto a una vita passata per anni sotto la minaccia della fatwa (e di una taglia di 2,5 milioni di dollari sulla sua testa) decretata nel 1989.

Per quasi un decennio Rushdie aveva vissuto nascosto, un'esperienza affrontata in un precedente memoir, Joseph Anton, pubblicato nel 2012 con lo pseudonimo adottato in quel periodo di paura in omaggio agli scrittori Joseph Conrad e Anton Cechov. La fatwa era stata revocata nel 1998 e da allora Rushdie era tornato un membro attivo della comunità letteraria newyorchese, in prima fila nel movimento per la libertà di espressione.

Inizialmente l'idea di scrivere sull'agguato di cui era rimasto vittima non gli era andata a genio: poi aveva cambiato idea e immaginato Knife come un contrappunto di Joseph Anton, ma da una prospettiva diversa: «Quando qualcuno ti pianta un coltello nel corpo, è una storia in prima persona».