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Bossetti: «Mi sento addosso l'etichetta del mostro, ma non sono un assassino»

A quindici anni dal delitto della tredicenne Yara Gambirasio, Massimo Bossetti, intervistato da Francesca Fagnani nella prima puntata di Belve Crime, continua a dichiararsi innocente
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Ats
10.06.2025 23:30

«Sopravvivo all'ingiustizia che sono costretto a vivere. Mi sento addosso l'etichetta del mostro, un tatuaggio stampato sulla testa che porterò addosso fino alla fine dei miei giorni. Ma ritengo di non essere un assassino». A quindici anni dal delitto della tredicenne Yara Gambirasio, Massimo Bossetti continua a dichiararsi innocente.

L'uomo, condannato all'ergastolo, è stato intervistato da Francesca Fagnani nella prima puntata su Rai 2 di Belve Crime. «Le sentenze vanno rispettate, ma si possono anche mettere in discussione. Capisco il dolore dei genitori di Yara, ma non si è fatta la giustizia che meritavano» afferma Bossetti che, in carcere da undici anni, ha ripercorso il caso giudiziario di cui è protagonista.

«Non sono state percorse tutte le piste - sostiene - Ignoto 1 non può essere Massimo Bossetti. È tutto assurdo. Anche io vorrei capire in che modo il mio dna sia finito sugli slip di Yara. Io quella povera ragazza non l'ho mai vista, non l'ho mai incontrata».