Iran

Centinaia di studentesse avvelenate in Iran: «Serve un'indagine immediata»

Le ONG denunciano la mancanza di indagini credibili su quanto sta avvenendo in Iran, con numerose giovani donne colpite - probabilmente - da gas organofosfati
Michele Montanari
06.03.2023 09:29

Negli ultimi tre mesi centinaia di studentesse iraniane sono state avvelenate in almeno 58 scuole di 10 diverse province del Paese. Lo denuncia la ONG Human Rights Watch citando il giornale riformista iraniano Etemad. Tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo, almeno tre scuole di Teheran hanno riferito di studentesse avvelenate con gas tossici. La notizia è stata riportata negli scorsi giorni dal quotidiano Shargh Daily. I video che circolano da giorni sui social media mostrano scene di studentesse a terra con problemi respiratori, nonché donne a cui viene dato l'ossigeno negli ospedali. Recentemente è stato diffuso il filmato che mostra alcune studentesse di una delle scuole colpite che cantano slogan di protesta, mentre alcuni presunti agenti in borghese attaccano violentemente la madre di una di loro. Le autorità hanno negato qualsiasi ruolo degli agenti nell'atto di violenza filmato, affermando di aver arrestato le persone coinvolte in quell'attacco. Secondo Human Rights Watch, le autorità iraniane da giorni, in merito all'avvelenamento di centinaia di ragazze, stanno rilasciando dichiarazioni contraddittorie e minimizzano il problema, nonostante l'indignazione di studenti e genitori.

 Il 26 febbraio scorso, Younes Panahi, viceministro della salute iraniano, ha dichiarato: «Dopo ripetuti avvelenamenti di studentesse nelle scuole di Qom, è diventato evidente che alcune persone vogliono che tutte le scuole, in particolare quelle femminili, vengano chiuse». In seguito ha però fatto marcia indietro, spiegando che la sua dichiarazione era stata fraintesa. Panahi ha parlato inoltre di «prodotti chimici di guerra» i cui effetti sarebbero curabili. Secondo Sameh Najafabadi, membro della Commissione parlamentare per la salute, gli «attacchi a Qom e Boroujerd sono stati intenzionali». Diverse autorità locali e nazionali hanno affermato di aver aperto indagini, denuncia ancora HRW, ma al momento non hanno fornito alcun risultato.

Molti iraniani temono che lo scopo di questi avvelenamenti sia diffondere terrore tra i manifestanti che protestano nella strade in seguito alla morte della 22.enne Mahsa Amini, cercando così di mettere a tacere le studentesse. HRW, a tal proposito, ricorda che nel 2014 alcuni aggressori gettarono acido in faccia a diverse donne a Isfahan, ma le autorità non hanno mai arrestato né perseguito nessuno per questo atto di violenza. Le autorità non stanno neanche indagando sulla feroce repressione che il regime attua da settembre ai danni delle popolazione, con arresti arbitrari e uccisioni di centinaia di persone, compresi bambini.

Il primo marzo, l'Associazione degli insegnanti iraniani ha rilasciato una dichiarazione invitando l'Alta dirigenza iraniana, inclusi il leader supremo e i leader religiosi, a condannare chiaramente i presunti attacchi tossici, e le autorità giudiziarie e il ministro dell'istruzione a fornire una spiegazione tempestiva e trasparente.

HRW oggi chiede alle autorità iraniane di avviare un'indagine immediata, trasparente e imparziale sugli avvelenamenti, nonché consegnare i colpevoli alla giustizia e garantire la sicurezza di tutte le studentesse. La ONG constata amaramente che: «Sfortunatamente, la lunga storia di disprezzo per i diritti fondamentali dei cittadini iraniani, in particolare donne e ragazze, lascia poche speranze che vengano condotte indagini credibili e azioni appropriate».

Avvelenamento da organofosfati

Un medico specializzato in avvelenamento, interpellato dal Guardian in forma anonima, ha dichiarato: «Con i dati disponibili, la causa più probabile di questo avvelenamento potrebbe essere l'uso di deboli concentrazioni di organofosfati». Tra i sintomi riportati dalle giovani avvelenate vi sono  infatti «forte sudorazione, salivazione eccessiva, vomito, problemi intestinali e diarrea».

Secondo il medico il motivo di queste azioni sarebbe quello di «spaventare i manifestanti utilizzando gruppi di estremisti. Vogliono vendicarsi delle studentesse, che sono le pioniere delle recenti proteste. Mai prima d'ora ho curato qualcuno che è stato avvelenato con agenti organofosfati. Gli unici casi che ho trattato - conclude - sono stati i lavoratori esposti ai pesticidi agricoli».

L’attivista iraniana Masih Alinejad ha invece dichiarato al Guardian: «Questo attacco chimico è una vendetta della Repubblica islamica contro le donne coraggiose che rifiutan di indossare l'hijab. Poiché il regime iraniano odia le ragazze, invito le donne di tutto il mondo, in particolare le studentesse, a essere la voce di quelle iraniane e chiedo ai leader dei Paesi democratici di condannare questa serie di avvelenamenti e di isolare il regime di Khamenei. Questo è terrorismo biologico, e dovrebbe essere indagato dalle Nazioni Unite. Abbiamo bisogno di un'organizzazione esterna che indaghi il prima possibile», ha concluso l’attivista.

La manifestazione a Bellinzona

Il prossimo 8 marzo alle 17.30 è prevista una manifestazione a Bellinzona a sostegno delle studentesse avvelenate e delle donne che da mesi alzano la voce contro il governo iraniano. Alla manifestazione aderiscono le donne iraniane in Ticino, il Coordinamento Donne della Sinistra, Amnesty International, GISO, POP e UNIA.

 

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