Il caso

Che cosa sta succedendo con i carburanti in Francia?

L'abbassamento dei prezzi e, soprattutto, uno sciopero prolungato nelle raffinerie hanno provocato lunghe code alle stazioni di servizio, richiedendo l'intervento di Elisabeth Borne
© EPA/SEBASTIEN NOGIER
Marcello Pelizzari
11.10.2022 15:30

Guidare un’automobile con motore termico, di questi tempi, è un problema. Non tanto, o meglio non solo, per una questione ambientale. Prendete la Francia, dove da parecchi giorni i cittadini stanno prendendo d’assalto le stazioni di servizio del Paese. Il motivo? Una carenza, diffusa, di benzina. Ahia. Per dire: secondo le stime, una stazione su tre sta riscontrando difficoltà nell’approvvigionamento di almeno un tipo di carburante.

La guerra non c'entra

Sulle prime, verrebbe da pensare che la situazione venutasi a creare nell’esagono sia legata a doppio filo alla guerra in Ucraina e allo spettro, più volte evocato, che presto o tardi sarebbe mancata benzina per far funzionare automobili e altro. In realtà, il conflitto non c’entra. Almeno con quanto sta accadendo in Francia. Alle prese con due fattori scatenanti e concomitanti: prezzi del carburante più bassi e uno sciopero su larga scala nelle raffinerie francesi. Di nuovo: ahia.

Braccia incrociate

Piccolo passo indietro: all’inizio di settembre, il colosso petrolifero TotalEnergies – fra i principali attori del mercato – aveva dichiarato prezzi al ribasso: 20 centesimi al litro, per la precisione, fino all’inizio di novembre. Il governo, con un intervento diretto, aveva portato questa riduzione a 50 centesimi al litro. Mica male, no? Peccato che il maxi-sconto abbia spinto, anche da oltreconfine, molti automobilisti a precipitarsi per fare rifornimento: alle stazioni, stando agli esperti, ci sarebbe stato un aumento di utenza fra il 30 e il 40%.

Il vero problema, tuttavia, è legato allo sciopero. Lanciata il 27 settembre, prolungato anche oggi dopo giorni e giorni di braccia incrociate, la protesta dei lavoratori (incentrata sull’aumento dei salari) ha rallentato le maggiori raffinerie di Francia, fra cui quella della Normandia che garantisce il 22% del carburante del Paese o, ancora, quella di Dunkerque. Un incidente tecnico ha invece fermato quella di Feyzin, nel Rodano. Pure l’americana Esso-ExxonMobil, presente con due siti, si è fermata. Qualcosa, sul fronte dei salari, si sta muovendo. Alcuni movimenti sindacali ieri hanno firmato un accordo di massima, ma Force Ouvrière e Confédération générale du travail, oggi, hanno preferito rinnovare la grève che interessa le due raffinerie francesi del gruppo Esso-ExxonMobil. E anche i dipendenti di Total hanno preferito, di nuovo, rimanere fermi.

Le riserve strategiche

Le difficoltà, va da sé, sono avvertite in tutto l’Esagono ma in particolare nell’area metropolitana di Parigi, a est e nel sud-est. Le code davanti alle stazioni di servizio, purtroppo per i francesi, sono diventate un’abitudine in questi giorni. Alcune prefetture, addirittura, hanno adottato misure per limitare la vendita di carburante. Ad esempio, vietando il riempimento delle taniche.

Una soluzione, è stato detto, sarebbe quella di sposare con forza e convinzione il trasporto pubblico. Ma, come ha riferito Le Parisien, nelle zone rurali e più remote fino al 70% dei cittadini afferma di non avere – materialmente – accesso ai trasporti pubblici. Un problema.

Il primo ministro francese, Elisabeth Borne, domenica aveva rassicurato il Paese. Spiegando che le tensioni sarebbero migliorate nel corso della settimana, anche grazie alle scorte strategiche del Paese sbloccate per l’occasione. Basterà per evitare il peggio? La stessa Borne, oggi, ha annunciato la «requisizione di personale» indispensabile per il funzionamento dei depositi di carburante della citata Esso-Exxonmobil. Una decisione possibile grazie all'accordo salariale firmato con due organizzazioni che rappresentano la maggioranza in seno al gruppo (ma non a livello di raffinerie).

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