Il profilo

Chi è Oleksandr Syrskyi, il nuovo comandante in capo dell'esercito ucraino

Soprannominato «Leopardo delle nevi» per le sue capacità, è nato in Russia e si è formato militarmente a Mosca – Prima della nomina aveva garantito all'Ucraina importanti vittorie sul campo, ma la sua figura è stata sempre vissuta con fastidio
©VITALII NOSACH
Red. Online
09.02.2024 13:00

La notizia era nell'aria, giovedì ha assunto i crismi dell'ufficialità: dopo mesi e mesi di polemiche, incomprensioni e tensioni, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rimosso il comandante in capo dell'esercito ucraino, il generale Valery Zaluzhny, rimpiazzandolo con il generale Oleksandr Syrskyi, finora a capo delle forze di terra. 58 anni, Syrskyi ha guidato le sue truppe verso alcune delle più importanti vittorie militari da quando la Russia, nel febbraio del 2022, ha invaso il Paese.

Per dire: fu Syrskyi, agli albori dell'invasione, a guidare con successo la difesa di Kiev, la capitale. Meritandosi l'onorificenza di «Eroe dell'Ucraina». La più prestigiosa. I piani di Mosca, d'altronde, prevedevano da una parte l'invasione dell'Ucraina da più direzioni e, dall'altra, una conquista-lampo di Kiev per instaurarvi un governo filo-russo. Sotto la guida di Syrskyi l'esercito ucraino contrastò i tentativi russi di accerchiare Kiev e, in seguito, passò al contrattacco. Scacciando i militari di Mosca a inizio aprile. Non solo, Syrskyi pianificò e condusse la controffensiva dell'autunno del 2022 nella regione di Kharkiv, nell'est dell'Ucraina, riuscendo a riconquistare una serie di città, fra cui Izyum, nelle mani della Russia. 

Eppure, Syrskyi è sempre stato vissuto con un certo fastidio fra i soldati ucraini. Non a caso, è considerato un generale impopolare. La sua nomina ha già attirato qualche critica, non a caso. Gli stessi membri dell'esercito e alcuni esperti militari, a suo tempo, contestarono la sua testardaggine nel voler difendere Bakhmut. Tante, infatti, furono le vite ucraine spezzate a fronte dell'importanza, scarsa, della cittadina del Donbass. Syrskyi, nello specifico, venne attaccato perché si ostinò a far combattere i suoi uomini anche quando a Bakhmut non era oramai rimasto più nulla. Secondo molti, avrebbe dovuto valutare l'opzione del ritiro strategico.

Syrskyi è nato nel 1965, a luglio, nella regione russa di Vladimir. Vive in Ucraina dagli anni Ottanta, è sposato e ha due figli. «Prodotto» dell'allora Unione Sovietica, come molti membri attuali dell'esercito ucraino si è formato e ha studiato a Mosca, presso la Scuola superiore di comando militare. Per alcuni anni, all'inizio della sua lunga carriera, ha pure prestato servizio nell'esercito russo. La sua eredità sovietica, stando agli analisti, emergerebbe proprio dal modo in cui guida le truppe. Prediligendo la gerarchia e la rigidità. Nel 2019, prima di essere nominato capo delle forze di terra, aveva condotto le forze ucraine in alcuni combattimenti nel Donbass, la regione teatro di una cosiddetta guerra a bassa intensità con i russi e i filo-russi dal 2014. In quel periodo, come riferisce il Post, le sue capacità gli valsero il soprannome di «Leopardo delle nevi». 

L'impatto di Syrskyi, evidentemente, verrà valutato nei prossimi mesi. Quando le altre riforme promesse da Zelensky diventeranno realtà. Sia quel che sia, l'esercito ucraino da mesi sta vivendo fasi complicatissime al fronte, dove gli avanzamenti sono minimi se non nulli. Dall'altra parte, la Russia ha ripreso i bombardamenti riuscendo a raggiungere, nuovamente, anche Kiev. In mezzo, la questione degli aiuti militari e finanziari al governo ucraino.

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