Proteste

Da Gaza il messaggio: «Grazie, studenti della Columbia, per la vostra solidarietà»

Mentre Rafah si prepara all'invasione israeliana su larga scala, i giovani profughi piangono la fine dei loro sogni di istruzione – Scuole e università distrutte dai bombardamenti israeliani, gli esperti ONU: «Un impatto devastante e a lungo termine sui diritti fondamentali»
©HAITHAM IMAD
Red. Online
29.04.2024 12:02

«Studenti della Columbia University, continuate a stare al nostro fianco». «Grazie, studenti solidali con Gaza. Il vostro messaggio ci ha raggiunto». «Violare il nostro diritto all'istruzione e alla vita è un crimine di guerra». Questi e tanti altri i messaggi che, negli ultimi giorni, giovani e giovanissimi palestinesi, bloccati nell'inferno di Gaza, hanno dedicato a chi, negli Stati Uniti, ha deciso di protestare – a New York e in altre sedi universitarie – contro la guerra nella Striscia, chiedendo un cessate il fuoco permanente e lo stop alle partecipazioni delle università in fondi e imprese che traggono profitto dall’invasione di Gaza e dalle occupazioni in Cisgiordania.

Reporter di CNN hanno mostrato gli striscioni in un campo profughi di Shaboura, a Rafah, intervistando alcuni ragazzi. La città, nel Sud della Striscia, è oggi popolata da oltre un milione di palestinesi fuggiti dagli orrori e dalla distruzione. 

Sostegno

All'emittente americana, ragazzi e bimbi palestinesi – anch'essi studenti, prima della guerra – hanno spiegato: «Gli studenti statunitensi ci hanno sostenuto con la loro umanità. Ringraziarli è il minimo che possiamo fare, anche se dobbiamo scrivere questi messaggi sulle nostre tende». Nella maggior parte della Striscia, del resto, è rimasto poco altro. Secondo dati diffusi a inizio aprile dalla Banca mondiale, circa il 62% delle abitazioni a Gaza sono state distrutte o danneggiate dai raid israeliani: ricostruirle costerà decine di miliardi di dollari. E, soprattutto, prenderà tanto tempo. Un funzionario delle Nazioni Unite ha dichiarato venerdì, riporta Reuters, che l'enorme quantità di macerie e di ordigni inesplosi nella Striscia di Gaza potrebbe richiedere circa 14 anni per essere rimossa.

Khan Younis, recentemente abbandonata dall'esercito israeliano, è così: un cumulo di macerie. 

Rafah, ora, rischia di trasformarsi in un deserto simile. Israele pare ormai vicino, vicinissimo all'invasione su larga scala. Un'operazione terrestre criticata da Washington stessa, il principale alleato dello Stato ebraico, per lo spropositato numero di vittime civili che l'attacco potrebbe provocare. Raid aerei, nel frattempo, continuano giornalmente: solo nell'ultima notte 22 palestinesi – tra cui sei donne e cinque bambini – sono stati uccisi nei bombardamenti su Rafah, riporta al-Jazeera. Secondo medici locali, molte altre persone sono rimaste ferite negli attacchi che hanno colpito tre abitazioni nella città meridionale dell'enclave.

Addio agli studi

Al campo profughi di Shaboura, tuttavia, si prova a pensare ad altro. All'istruzione. Secondo dati ONU, dall'inizio dei bombardamenti israeliani più di 200 scuole a Gaza sono state «colpite direttamente»: secondo l'agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA) «da quasi sei mesi a Gaza non c'è più istruzione». E le scuole rimaste vengono riconvertite: la struttura del campo di Shaboura, riporta la CNN, è diventata un rifugio. E una studentessa ha spiegato ai reporter: «Questo significa che abbiamo perso la nostra istruzione. Abbiamo perso la nostra unica speranza a Gaza e la rivogliamo. Siamo qui per chiederla indietro. È un nostro diritto riaverla... è per questo che siamo qui».

In un recente rapporto, gli esperti delle Nazioni Unite hanno denunciato la «distruzione sistemica» del sistema educativo di Gaza. «I persistenti e insensibili attacchi alle infrastrutture educative di Gaza hanno un impatto devastante a lungo termine sui diritti fondamentali delle persone ad apprendere e ad esprimersi liberamente, privando un'altra generazione di palestinesi del proprio futuro», hanno dichiarato gli esperti.

Un'altra studentessa ha raccontato all'emittente americana: «Avrei dovuto laurearmi quest'anno. Ho studiato letteratura inglese e francese all'università di al-Azhar di Gaza. Ma è stata bombardata. Questa guerra ha rappresentato un confine tra me e i miei sogni e l'inizio della mia carriera. Oggi sono qui per dire al mondo intero che noi, studenti di Gaza, soffriamo e soffriamo ogni singolo giorno».