Donald Trump avrebbe lanciato un ultimatum a Maduro: «Lascia il potere»

Donald Trump avrebbe intimato a Nicolás Maduro di lasciare immediatamente il potere durante la loro recente conversazione telefonica, un colloquio definito «né buono né cattivo» dallo stesso presidente degli Stati Uniti.
L’incontro, avvenuto secondo le ricostruzioni il 21 novembre, resta avvolto da riservatezza: né Washington né Caracas hanno fornito dettagli ufficiali. Fonti citate dal Miami Herald, in un articolo ripreso dai media internazionali, riferiscono tuttavia che Trump avrebbe inviato a Maduro un messaggio diretto. «Puoi salvare te stesso e le persone a te più vicine, ma devi lasciare il Paese adesso», avrebbe detto Trump, offrendo un passaggio sicuro a Maduro, alla moglie e al figlio «solo se accetta di dimettersi subito».
Maduro, secondo queste ricostruzioni, avrebbe respinto la richiesta e avanzato controproposte, tra cui una sorta di amnistia globale per sé e i suoi collaboratori, oltre alla possibilità di cedere il controllo politico mantenendo però quello sulle forze armate. Il Miami Herald aggiunge che, dopo il primo contatto – mediato da Brasile, Qatar e Turchia – non ci sarebbero stati ulteriori dialoghi diretti. Caracas avrebbe tentato di ottenere una seconda telefonata dopo che Trump ha dichiarato «interamente chiuso» lo spazio aereo venezuelano, senza ricevere risposta.
Lo spazio aereo
È proprio sulla chiusura dello spazio aereo venezuelano intimata dal presidente statunitense che, nelle ultime ore, si stanno concentrando le tensioni. Il governo venezuelano di Nicolás Maduro ha denunciato gli Stati Uniti all'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile (ICAO) per «violazione della sua sovranità», in relazione all'annuncio di Trump.
In una dichiarazione ufficiale, il ministro dei Trasporti, Ramón Velásquez Araguayán, ha accusato Washington di interferire in modo «illecito» nell'aviazione civile venezuelana, in violazione dell'Allegato 17 della Convenzione sull'aviazione civile internazionale. «Lo Stato venezuelano, nell'ambito della sua diplomazia di pace, ha denunciato per iscritto all'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile le gravi minacce contro il nostro spazio aereo che mettono a repentaglio la sicurezza in questo emisfero», ha affermato Velásquez.
Nel frattempo, il Venezuela ha dichiarato di aver richiesto assistenza all'Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC), di cui è membro, per contribuire a «fermare questa aggressione (americana, ndr), che si sta preparando con sempre maggiore forza». La richiesta è stata formulata in una lettera del presidente Nicolas Maduro al gruppo, letta dalla vicepresidente Delcy Rodríguez, che è anche ministro del Petrolio venezuelano, durante una riunione virtuale dei ministri dell'OPEC.
Washington «sta cercando di impossessarsi delle vaste riserve petrolifere del Venezuela, le più grandi al mondo, usando la forza militare», ha scritto Maduro nella lettera.
Un bluff?
Da settembre, attacchi aerei statunitensi hanno preso di mira presunte imbarcazioni dedite al narcotraffico nel Mar dei Caraibi e nell'Oceano Pacifico orientale, uccidendo almeno 83 persone. L'amministrazione Trump non ha fornito prove concrete a sostegno delle accuse alla base della sua campagna elettorale e numerosi esperti hanno messo in dubbio la legalità delle operazioni.
Non è chiaro, tuttavia, se Washington sia pronta al conflitto armato aperto. Secondo una fonte citata dal Wall Street Journal, molti dirigenti venezuelani ritengono le pressioni statunitensi un bluff. In oltre un decennio al potere, Maduro ha superato crisi politiche, un crollo economico, proteste di massa, un attentato nel 2018 e il contestato esito delle elezioni dello scorso anno.
