Il caso

Dopo il pandoro e le uova di Pasqua, si indaga anche sulla bambola di Chiara Ferragni

Non c'è tregua per l'influencer più famosa d'Italia: al centro di un'inchiesta, ora, anche la mascotte a sua immagine e somiglianza, il cui ricavato sarebbe dovuto andare in beneficenza a Stomp Out Bullying
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Red. Online
06.01.2024 14:45

Non c'è proprio tregua per Chiara Ferragni. Dallo scoppio del «pandoro-gate» fino allo spot con Coca Cola annullato proprio nelle scorse ore, le ultime settimane per la nota influencer italiana sono state alquanto agitate. Burrascose, verrebbe da dire. Ma la tempesta sembra ancora lontana dal placarsi. Le conseguenze delle indagini sul Balocco griffato, infatti, sono state più severe di quanto si potesse immaginare. Da pandoro a vaso di pandora, in un certo senso, è stato un attimo. Le inchieste nei confronti dell'imprenditrice digitale, infatti, continuano ad aumentare. E così, dopo il Balocco e dopo le uova di Pasqua di Dolci Preziosi, nel mirino delle indagini è finita anche la bambola fatta a immagine e somiglianza dell'influencer. Si tratta di un peluche di Trudi alto 34 centimetri, le cui vendite erano iniziate nel maggio 2019. Vendite che avrebbero prodotto un ricavato che, neanche a dirlo, sarebbe dovuto andare in beneficenza. Ma il condizionale, anche in questo caso, è ormai d'obbligo. 

Ad accendere i riflettori sull'ennesimo caso di poca trasparenza di Chiara Ferragni è stata «La Verità», secondo la quale gli investigatori si stanno concentrando sul modo in cui sarebbero stati distribuiti i soldi incassati dalle vendite della bambola. 


La mascotte, il cui prezzo originale era inizialmente di 34,99 euro (poi sceso a 24,99 euro) era stata presentata in occasione del matrimonio tra l'influencer e il rapper Fedez, avvenuto nel settembre 2018. Nello specifico, la Trudi limited edition a «forma di Chiara Ferragni» veniva venduta sul sito di The Blonde Salade, e secondo quanto si leggeva sullo stesso profilo dell'imprenditrice, tutti i profitti sarebbero stati devoluti a Stomp Out Bullying, un'organizzazione no profit per combattere il cyberbullissimo. Una questione che la stessa Ferragni etichettò come «molto vicina» al suo cuore. 

Ecco quindi, che, anche in questo caso, alla luce dei recenti scandali, gli investigatori hanno deciso di far chiarezza sulle attivitità benefiche promosse dall'influencer con la vendita del peluche a sua immagine e somiglianza. Già a partire da lunedì, secondo quanto si legge su La Stampa, il procuratore aggiunto Eugenio Fusco potrebbe iscrivere nel registro degli indagati l'influencer e chi ha lavorato al progetto. 

Nel frattempo, in Italia, sull'onda del Pandoro-gate, si concretizzano le possibilità di lavorare sulla «trasparenza sulla beneficenza», come sottolineato da Giorgia Meloni in conferenza stampa. L'idea è quella di sviluppare apposite leggi che ristabiliscano «l'ordine nel far west della beneficenza», bloccando in partenza le pratiche commerciali scorrette e le campagne di marketing allusive per promuovere cause che di benefico, a conti fatti, «rischiano di avere molto poco». Un provvedimento, questo, che tra i corridoi di Montecitorio e Palazzo Chigi, qualcuno avrebbe già battezzato «legge Ferragni»