Guerra

Droni per la Russia sequestrati nel porto di Gioia Tauro

Mosca ha tentato di importare componenti militari americane passando dall'Italia
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Ats
14.07.2022 10:51

Materiale statunitense, per droni «dual use», diretto in Russia è stato bloccato in Italia dalla guardia di finanza e dall'agenzia delle dogane nel porto di Gioia Tauro. Lo scrive La Repubblica.

Secondo quanto scrive il quotidiano, Mosca, non disponendo della stessa sofisticata tecnologia statunitense «un mese fa ha tentato di importare componenti militari 'made in USA' passando dall'Italia attraverso una complessa triangolazione. L'obiettivo russo era quello di portarsi a casa, non tanto gli aerei, quanto i complessi sistemi che contribuiscono alla loro guida e al loro controllo. Si tratta di dispositivi fabbricati da un'azienda americana».

Il materiale, ricostruisce La Repubblica è stato intercettato in Calabria, «diversi container stavano per lasciare le coste italiane. Il porto di Gioia Tauro era lo scalo di partenza. Qui erano arrivati dal Canada. La meta finale, ufficialmente, era il Qatar. Ma non è chiaro se l'Emirato fosse la reale destinazione prima di recapitare tutto il pacchetto nelle mani dei militari russi.

Insomma il giallo del penultimo scalo, prima di arrivare a Mosca, resta aperto». Per il quotidiano non vengono escluse altre ipotesi «come la possibilità di spegnere il localizzatore gps della nave container in partenza da Gioia Tauro per poi puntare, in incognito, sulla Siria.

Quest'ultimo, con il presidente Bashar al-Assad, è un Paese alleato di ferro di Mosca. Qui nel Mediterraneo orientale la Russia dispone di una fondamentale base militare, Tartus, dove i soldati di Vladimir Putin avrebbero poi potuto imbarcare le preziose componenti su un areo cargo e raggiungere, attraverso questa tratta, la Russia».

«Le componenti di guida e controllo, rimaste in Italia, per un valore di decine di milioni di euro sono ad oggi sotto sequestro, ferme nel porto calabrese per decisione della procura che indaga per traffico internazionale» scrive il quotidiano che sostiene anche che «quando gli americani hanno ricevuto dall'Italia la comunicazione del sequestro, una squadra dell'Fbi è volata immediatamente da Washington a Roma e poi a Gioia Tauro».

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