Il caso

Elon Musk fra antisemitismo, islamofobia e gli scontri con la nuova CEO di X

Bufera social per l'uomo più ricco del mondo – La sua piattaforma si sta aprendo sempre di più a nomi controversi e legati al negazionismo dell'Olocausto, incitazione alla violenza contro le minoranze, discriminazioni – Intanto, fuggi fuggi degli inserzionisti pubblicitari
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Nuovo giorno, nuova (?) polemica per Elon Musk. L'uomo più ricco del mondo, nelle ultime ore, si trova in una bufera social per il sostegno espresso, via X, a un post dai toni antisemiti. «Stai dicendo la verità», ha commentato il patron di Tesla in risposta all'uscita di un utente che rifiutava qualsiasi solidarietà alla comunità ebraica a causa della «dialettica dell'odio che essa utilizza contro i bianchi». In particolare, ha specificato poi Musk, la sua osservazione era rivolta all'Anti-Defamation League (ADL), ong ebraica che combatte l'antisemitismo: «A rischio di essere ripetitivo, sono profondamente offeso dai messaggi dell'ADL e di altri gruppi che spingono de facto razzismo anti-bianchi o anti-asiatici, o razzismo di ogni forma». Forti le reazioni della comunità online, tra le quali si conta quella di un altro guru social, Dustin Moskovitz, cofondatore di Facebook: «Elon dovrebbe dimettersi da tutto»

Pubblicità al posto sbagliato

La bufera non riguarda solo questo caso. Già, perché negli ultimi giorni, su X, gli annunci pubblicitari di marchi importanti quali Apple, Bravo (NBC Universal), IBM, Oracle e Xfinity sarebbero finiti spesso – secondo dati raccolti dal portale Media Matters – accanto a contenuti che inneggiavano ad Adolf Hitler e al nazismo. Tanto da costringere IBM, ad esempio, a rilasciare una dichiarazione sulle pagine del Financial Times: «Abbiamo sospeso tutta la pubblicità su X mentre indaghiamo su questa situazione assolutamente inaccettabile». Una situazione paradossale, se pensiamo che solo pochi giorni prima, Linda Yaccarino, CEO dell'azienda, aveva affermato, nuovamente, che i grandi marchi sono «protetti dal rischio di trovarsi accanto a post tossici» sul social network. 

Inoltre, proprio Yaccarino aveva cercato di riportare gli inserzionisti sulla piattaforma, sostenendo addirittura che fosse «sicura per gli affari». Oltre al danno, la beffa, verrebbe da dire. Soprattutto perché, sempre la CEO, aveva dichiarato che X «dimostra il suo impegno assoluto nel combattere l'antisemitismo sulla piattaforma», dal momento che «l'antisemitismo è un male e X lavorerà sempre per combatterlo online». 

Scontro con la CEO?

Ma Elon Musk non ha chiuso un occhio solo nei confronti dell'antisemitismo. A inizio novembre, il miliardario si è adoperato personalmente per reintegrare sulla piattaforma X i profili di due britannici precedentemente "bannati" per la diffusione di idee violente, razziste e, soprattutto, islamofobe: Katie Hopkins e Tommy Robinson.

Hopkins, spiega il portale Media Matters, ha legami con negazionisti dell'Olocausto e nazionalisti bianchi. Non solo: ha apertamente sostenuto una "soluzione finale" al terrorismo islamico, usando una espressione associata al Nazismo. Si è espressa più volte contro i migranti (definiti «scarafaggi»), affermando la necessità di utilizzare bombardieri per fermare gli spostamenti verso il Regno Unito. 

Robinson, invece, è un attivista di estrema destra, fondatore del gruppo anti-musulmano English Defense League e legato in precedenza a Rebel Media, un outlet canadese di estrema destra che è stato descritto come «una piattaforma online che permette ai nazionalisti bianchi di promuovere la divisione». Robinson era già stato escluso da Facebook e Instagram per aver violato le regole «che vietano gli appelli pubblici alla violenza contro le persone in base a caratteristiche protette».

© X
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A inizio novembre, dicevamo, Musk è stato avvisato da un utente di X che le due figure, bannate anni fa, non erano ancora tornate a twittare nonostante il passaggio di proprietà e le nuove regole. Detto, fatto. Grazie all'intervento di Musk stesso, i due sono tornati a scrivere in nome della libertà d'espressione.

Mentre i due personaggi britannici d'estrema destra riprendevano possesso dei propri account, la CEO Yaccarino si trovava proprio a Londra con l'obiettivo di convincere gli inserzionisti locali – fuggiti a causa dell'ambiente tossico del social – a tornare sulla piattaforma. Non solo: nazionalisti bianchi, cospirazionisti e fanatici religiosi: tanti, tantissimi i personaggi reintrodotti da Musk in questi mesi. Ahia. Movimenti divergenti, quelli di Yaccarino e dell'ingombrante proprietario, che stanno alimentando il caos estremista presente su X.

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