Sotto la lente

Eruzione in Islanda: a che punto siamo?

Dopo giorni di silenzio, pur restando in allerta, il rischio di attività vulcanica nell'area vicino a Grindavík rimane molto alto – Secondo gli esperti, il magma è ormai molto vicino alla superficie
© AP Photo/Bjorn Steinbekk
Federica Serrao
20.11.2023 20:45

Per qualche giorno, è calato il silenzio. Ma ora, l'Islanda sembra essere più vicina che mai all'attesissima eruzione vulcanica, di cui si è parlato freneticamente nelle ultime settimane. Dopo aver passato una settimana in allerta, oggi l'Ufficio meteorologico islandese ha annunciato che il magma potrebbe essere arrivato molto in alto nella crosta terrestre. Tradotto: il rischio di eruzione rimane alto, altissimo. Soprattutto ora. Complice il fatto che, nelle ultime ore, anche l'attività sismica sia fortemente diminuita. Un segnale, questo, che porta a credere all'evento dell'anno islandese manchi davvero poco. «Non ci resta che aspettare con suspense i prossimi giorni, per vedere cosa accadrà», ha dichiarato, a tal proposito, Kristín Jónsdóttir, capo dipartimento dell'Ufficio meteorologico islandese. 

Non solo. Mentre negli scorsi giorni regnava ancora confusione e incertezza sul possibile luogo dell'eruzione, ad oggi gli esperti sembrano avere le idee chiare. Verosimilmente, la lava potrebbe fuoriuscire a Hagafell, località che si trova vicino alla cittadina di Grindavík, evacuata sabato scorso dopo una serie di forti terremoti che hanno, tra le cose, compromesso severamente le strade. In un primo momento, infatti, si temeva che l'eruzione potesse avvenire proprio in prossimità del piccolo villaggio di pescatori, che nella peggiore delle ipotesi, sarebbe stato sepolto per metà dalla lava. 

Il tunnel di magma che serpeggia a sud della penisola di Reykjanes, infatti, passa anche per la piccola cittadina, come dimostrano le crepe che hanno spezzato diverse strade. Ma, a detta degli esperti, sebbene l'eruzione possa verificarsi pressoché ovunque lungo i quindici chilometri di tunnel magmatico, gli ultimi eventi suggeriscono che la località «prediletta» possa trovarsi a nord di Gridavík. Vicino, come detto a Hagafell. 

Nel frattempo, negli scorsi giorni, i residenti di Grindavík hanno potuto far nuovamente ritorno nella cittadina, per un breve tempo. Il necessario, insomma, per recuperare oggetti di assoluta necessità o gli animali domestici che non erano stati salvati durante l'evacuazione. Per la premier islandese, Katrín Jakobsdóttir, tutto si è svolto nel migliore dei modi. «Nessun Paese è preparato meglio dell'Islanda ai disastri naturali», ha dichiarato negli scorsi giorni, commentando l'evacuazione di Grindavík.

Tuttavia, stando a quanto dichiarato dal sindaco della cittadina, Fannar Jónasson, ci vorranno con ogni probabilità «giorni e settimane» per risolvere i problemi abitativi delle persone che sono state evacuate. Al momento, sono circa 1.200 le famiglie che hanno bisogno di un rifugio permanente. Anche dopo l'eruzione, infatti, ci vorrà del tempo prima che cessi la situazione d'emergenza nell'area. Lo stesso, insomma, si può dire per la nota Laguna blu (Blue Laggon), il resort geotermico a pochi minuti di distanza da Grindavík, che dieci giorni fa ha chiuso i battenti a causa dell'elevata attività sismica nella zona. Una chiusura che, nel migliore dei casi, dovrebbe protrarsi fino alla fine del mese di novembre. 

Non solo. Nelle ultime ore, è cresciuta la preoccupazione anche attorno alla centrale elettrica di Svartsengi. Centrale che alimenta proprio la Blue Lagoon, oltre a fornire acqua calda ed elettricità a circa 30.000 persone. Qui, niente gli ultimi giorni, sono iniziati i lavori di costruzione di muri e barriere protettive, volte a tenere lontano la lava nel caso di un'eruzione vicina. Inoltre, in quest'area, la terra si era inizialmente abbassata di 40 centimetri, ma secondo quanto comunicato dagli esperti, nelle scorse ore si sta sollevando sempre di più. Il che suggerisce, una volta ancora, che il magma si stia effettivamente avvicinando alla superficie, dopo giorni di silenzio e attesa. Anche se, a detta dei funzionari, in caso di eruzione potrebbero esserci «solamente 30 minuti di preavviso».