Filippo Champagne sindaco di Milano?

Filippo Champagne alla guida di Milano: una provocazione del famoso influencer che ha avuto fortuna sui social network, ma anche uno scenario con un fondo di verità. Perché la nuova narrazione di Milano ha reso antiquate le vecchie categorie della politica, creando un vuoto in cui in vista delle elezioni del 2027 in tanti si potrebbero infilare. Magari anche Filippo Romeo, in arte Champagne, che senza mezzi termini sogna di essere «Il Reagan d’Italia».
Una seconda Dubai
Con un video virale girato tra bottiglie di Dom Pérignon e luci al neon, Filippo Champagna ha quindi lanciato il suo «Popolo della Gaina», movimento che promette di trasformare Milano in una «seconda Dubai». Al di là del nome del movimento (in dialetto ‘essere in gaina’ significa essere ubriachi e/o su di giri), è l’idea di Milano che ormai hanno in molti, dagli immobiliaristi che di fatto governano la città a politici di ogni colore con l’ossessione di sembrare al passo con i tempi. «Basta con i sindaci grigi, Milano ha bisogno di sparkle e di un re delle notti al comando», sostiene Romeo ben sapendo di scatenare meccanismi mediatici del genere ‘Signora mia che tempi’. Nel reel pubblicato su Instagram la prima idea manifestata da Filippo Champagne è la cacciata dell’attuale sindaco, Beppe Sala, che in realtà nel 2027 avrebbe intenzione di ricandidarsi (ma non è detto). La cosa notevole è che molte delle cose dette chiaramente per scherzo da Filippo fanno già parte della Milano di oggi: i grattacieli che spuntano dalla sera alla mattina, eventi di ogni tipo e ogni giorno, locali e divertimenti che attirano gente anche da lontanissimo, che spende cifre incredibili. Non c’è il casinò sul Naviglio evocato più volte dall’influencer, ma la vicinanza di Mendrisio, Campione e Lugano lo rende inutile.
Spritz
È possibile che chi ha una vita non sappia nemmeno chi sia, Filippo Champagne. La cui ascesa sociale e social è comunque interessante. Nato nel 1976 a Monza, figlio del proprietario di un bar e di una casalinga, Romeo fin dall’adolescenza ha amato la notte: gestore e qualche volta proprietario di un numero incalcolabile di locali, partendo dallo Champagne Palace di Sesto San Giovanni, il successo vero lo ha raggiunto non come imprenditore ma come personaggio. La svolta nel 2025 con il libro ‘La vita è uno Spritz’, contenente lezioni di vita come «Il successo è 90% networking, 10% talento». È più o meno ciò che dicono, facendotelo calare dall’alto, seriosi manuali di management. Un personaggio che piace ai giovani e che ha fatto un ulteriore salto di qualità grazie alla Zanzara, la trasmissione di Radio 24 (che sarebbe la radio della Confindustria), e alle interazioni con i suoi tanti ammiratori e detrattori, oltre che con amici come Nevio lo stirato (‘stirato’ significa ‘senza soldi’), con i quali ha alti e bassi.
Il fratello
È probabile che dieci anni fa i media non si sarebbero occupati di un gestore di locali se non fosse stato fratello di un politico importante come Massimiliano Romeo, ai tempi consigliere regionale della Lombardia e oggi senatore della Lega oltre che capogruppo del partito al Senato. Vite vicine ma parallele, perché il Romeo leghista nasce come avvocato e in politica entra già alla fine degli anni Novanta con Umberto Bossi. Con i locali non c’entra, anche se a volte ha presenziato all’apertura di quelli del fratello, e negli ultimi anni è inevitabilmente diventato il Romeo meno famoso. Al punto che spesso gli si chiede conto delle frasi ad effetto di Filippo Champagne. Un elenco completo di queste frasi è impossibile, da «Il vero lusso è ridere alle 4 del mattino» al controverso «I politici promettono ponti, io prometto party», che qualcuno ha letto come una critica a Matteo Salvini e al Ponte sullo Stretto di Messina. Non sono certo gli slogan che mancano al neo-politico, che di sicuro coinvolgerà nel suo movimento l’amico Davide Lacerenza, magari collocando la sede nella Gintoneria, fra una sciabolata (il gesto iconico con cui Lacerenza stappa le bottiglie di champagne) e l’altra.
Milano oggi
Il programma di Filippo Champagne fa riflettere su cosa sia diventata Milano oggi: una città di passaggio, frequentabile soltanto da persone facoltose e da disperati, che sta espellendo la classe media e che sta puntando tutto sull’immobiliare e sui servizi: turismo, finanza, moda, comunicazione, ristoranti, bar. Una deriva che il possibile nuovo sindaco non attacca dal punto di vista ideologico, come potrebbe ad esempio fare la Lega di suo fratello. Anzi, Filippo questa Milano del divertimento e dell’intrattenimento la vorrebbe ancora più estrema e consapevole di sé, senza ipocrisie. Milano, per lui, è una «bella addormentata ubriaca di burocrazia». Primo problema: il traffico e lo smog, «peggio di Los Angeles negli Ottanta». Propone metrò 24 ore al giorno 7 giorni alla settimana (ma già è quasi così) e navette elettriche con dj a bordo: «Basta code, vogliamo ritmo». Secondo, la vita notturna che sarebbe limitata: «Sala ha chiuso i locali alle 2, come se fossimo suore. Io riaprirei fino all'alba, con permessi facili per rooftop party». Terzo, la «noia urbanistica»: basta con i palazzi grigi, via libera soltanto a grattacieli iconici. «Voglio una Dubai milanese: torri con piscine sul tetto, un casinò e festival musicali gratuiti». Quarto, i giovani: «Emigrazione di cervelli perché qui non si sogna. Io abbasso le tasse per le startup e offro voucher per aperitivi». Quinto, l'integrazione: «Milano è cosmopolita, ma i Navigli sono per turisti. Li rendo multiculturali con mercati etnici e street food 365 giorni». Punto da rivedere, perché l’integrazione problematica non è quella dei turisti.
Vuoto politico
Filippo Champagne non sarà la cura, ma è senz’altro la diagnosi della malattia. Del resto i problemi di centrosinistra e centrodestra nel trovare un candidato credibile a Milano sono evidenti: una sorta di pensiero unico impedisce da decenni reali alternative e del resto lo stesso Sala, sindaco dal 2016, è stato city manager del Comune ai tempi di Letizia Moratti e quindi del centrodestra. Un suo terzo mandato è tecnicamente possibile, visto che in Italia i sindaci non hanno limiti, ma andrebbe contro le ambizioni di fare politica a livello nazionale, e nel 2027 avrà 69 anni. La sua assenza dalla competizione sarebbe destabilizzante per tutti e permetterebbe per la prima volta l’ascesa non diciamo di un’alternativa politica in una città con il mito del manager-amministratore ma almeno di outsider con un loro seguito. Da segnalare che Filippo Champagne, secondo un sondaggio SWG, avrebbe a Milano dal 5 al 7% dei consensi, raccolti fra i giovani e soprattutto fra chi di solito si astiene. Ma fra gli attuali residenti il popolo della gaina vale ben più del 7%.
