Il punto

«Fra i fedelissimi di Putin, quasi nessuno crede che dietro l'attentato ci sia Kiev»

Fonti vicine al Cremlino rivelano confusione e scetticismo a Mosca – Intanto, un'analisi dell'ISW mette sotto i riflettori le difficoltà della leadership russa nell'ammettere il «fallimento dell'intelligence e delle forze dell'ordine» – Brutalità non solo contro i quattro uomini arrestati, ma anche contro i loro avvocati, minacciati di morte: «Vi taglieremo le orecchie»
©Russian Emergency Ministry Press Service
Giacomo Butti
27.03.2024 16:15

A cinque giorni dal terribile attentato, si sono concluse poche ore fa le operazioni di ricerca delle vittime sotto le macerie del Crocus City Hall, posizionato nei sobborghi di Mosca. Avvolta dalle fiamme, lo ricordiamo, la struttura nel quale è andata in scena la strage era infatti parzialmente crollata nelle ore immediatamente successive l'attacco. Questa mattina, il capo della sezione del Ministero delle Situazioni di Emergenza russo per la regione di Mosca, Sergei Poletykin, ha fatto sapere al governatore della regione di Mosca, Andrei Vorobyov, che non ci sono più corpi fra i resti del centro. «Posso dire immediatamente che non ci sono più vittime sotto le macerie. Le unità cinofile della polizia hanno fatto il loro lavoro, i soccorritori hanno fatto il loro lavoro», ha detto Poletykin, come riporta l'agenzia di stampa russa Interfax.

Il bilancio dell'attentato, nel frattempo, è stato aggiornato: il numero di feriti è salito a 360, «di cui 11 bambini», ha fatto sapere il Centro di medicina dei disastri, citata dall'agenzia russa Tass. Di queste 360 persone, ha poi fatto sapere il sindaco Sergey Sobyanin, 60 si trovano tuttora ricoverate negli ospedali della capitale russa. «Quasi 400 tra vigili del fuoco e soccorritori, oltre 140 unità di attrezzature antincendio, 44 equipaggi di ambulanze e tre elicotteri medici sono stati coinvolti nell'intervento successivo alla strage. I medici stanno facendo tutto il possibile per salvare vite umane e garantire il recupero più rapido possibile di tutti i feriti. Più di 100 medici di ambulanze, più di 700 medici e infermieri che lavoravano su doppi turni sono stati coinvolti nel salvataggio dei feriti», ha sottolineato Sobyanin. Il bilancio ufficiale delle persone morte nella strage è salito a 140, dopo la morte di uno dei feriti. I morti finora identificati sono 84, tra cui cinque minori dai 9 ai 16 anni di età, ha riferito da parte sua il comitato investigativo citato dall'agenzia Ria Novosti.

Confusione e scetticismo

Intanto, nonostante la rivendicazione di ISIS-K, le autorità russe continuano a puntare il dito contro l'Ucraina. I conti, tuttavia, non tornano: lo stesso alleato di Putin, il presidente della Bielorussa Alexander Lukashenko, ha smentito ieri la versione fornita dal leader del Cremlino. Dopo l'attacco, ha fatto sapere Lukashenko, gli attentatori non si sono diretti immediatamente verso l'Ucraina, ma hanno provato prima a penetrare in Bielorussia. Arrivati nella regione russa di Bryansk, tuttavia «hanno capito che era impossibile entrare in Bielorussia» per i posti di blocco subito istituiti d'accordo con Putin e perciò «hanno cambiato strada e si sono diretti al confine russo-ucraino».

Perché smentire la narrativa del vicino russo? «Lukashenko – si legge in un'analisi dell'ISW, Institute for the Study of War – ha ben pochi incentivi evidenti per mentire in questo modo sui fatti dell'attacco. Il suggerimento che gli attentatori stessero viaggiando verso la Bielorussia, presumibilmente per cercare rifugio lì, potrebbe avere conseguenze politiche dannose per Lukashenko e il suo regime, poiché solleverebbe domande sul motivo per cui pensavano di essere più al sicuro in Bielorussia e su chi pensavano potesse accoglierli lì. Lukashenko potrebbe quindi aver voluto prevenire le discussioni sugli ipotetici legami degli attentatori con la Bielorussia affermando che le forze bielorusse hanno contribuito in modo determinante al loro arresto. Se da un lato l'affermazione di Lukashenko sovverte la narrazione del Cremlino, dall'altro riduce la sua vulnerabilità agli sforzi del Cremlino di utilizzare informazioni non pubbliche sui piani di fuga originali degli attentatori per esercitare pressioni su di lui in futuro».

Sta di fatto che la situazione, a Mosca, rimane confusa: «Il presidente russo e altri alti funzionari del Cremlino – evidenzia l'ISW – sembrano avere difficoltà a mantenere una linea retorica coerente sull'attacco al Crocus City Hall, indicando che il Cremlino non ha ancora capito come conciliare le sue operazioni di informazione con la realtà del fallimento dell'intelligence e delle forze dell'ordine».

Scetticismo, riporta Bloomberg citando fonti anonime vicine al Cremlino, sarebbe stato espresso anche da alcuni fedelissimi di Putin. Secondo l'agenzia, in un dibattito presieduto da Putin stesso, alti funzionari russi si sono detti d'accordo che l'attacco non aveva alcun legame con Kiev, ma il presidente russo è determinato a usare la tragedia per convincere i russi a sostenere la guerra in Ucraina. Secondo le stesse fonti, il Cremlino sarebbe tuttavia rimasto «scioccato dall'incapacità dei servizi di sicurezza di prevenire l'attacco», mentre «quasi nessuno dell'élite politica e imprenditoriale russa crede che dietro l'assalto ci sia l'Ucraina».

L'eccesso di velocità

Una falla nell'operato della polizia russa è emersa anche in relazione ai controlli stradali. Le telecamere del traffico russe, ha riportato il sito indipendente Istories citando il servizio Payment State Traffic Safety Inspectorate.rf, hanno infatti registrato sei volte la Renault bianca usata dai terroristi in fuga. Ma, nonostante l'eccesso di velocità, il veicolo è riuscito a proseguire la sua corsa fino a Bryansk prima di essere intercettato. Ben sei le violazioni del limite di velocità registrata dalla Renault targata «T 668 UM 69» sull'autostrada M-3, infrazioni avvenute ai chilometri 45, 46, 49, 73, 81 e 108. L'auto ha lasciato il Crocus City Hall attorno alle 20.15 ora locale, mentre è stata registrata per la prima volta alle 20.43 e l'ultima volta alle 21.29, ha specificato Istories. Ma la prima notizia che i terroristi sarebbero fuggiti a bordo di una berlina bianca è apparsa sui media alle 22.51 e secondo la versione ufficiale, riporta ancora il sito specializzato in giornalismo d'inchiesta, le forze di sicurezza sono riuscite a fermare l'auto a diversi chilometri dai confini con l'Ucraina e la Bielorussia, nel distretto di Surazhsky della regione di Bryansk, a ben 376 chilometri della stessa autostrada.

Brutalità, anche contro gli avvocati

Hanno fatto il giro del mondo, nel frattempo, le foto dei quattro uomini arrestati per la strage. Dalerjon B. Mirzoyev, Saidakrami M. Rachalbalizoda, Shamsidin Fariduni, Muhammadsobir Z. Fayzov: 19 anni il più giovane, 32 anni il più vecchio. Presentatisi domenica sera al tribunale di Basmanny, i quattro, tutti di origine tagika, presentavano segni evidenti di pestaggio e tortura. Uno di loro avrebbe perso un occhio. Un altro un orecchio. Ma la rabbia russa non si è fermata agli autori materiali dell'attacco. Tanto che minacce di morte sono state rivolte ai legali dei quattro e alle loro famiglie. «Vi taglieremo le orecchie»: è solo uno dei messaggi arrivati agli avvocati degli imputati, riporta NEXTA. 

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