Scontri

Francia in fiamme, guerriglia contro il bacino idrico

La tensione si sposta in provincia e le motivazioni sono stavolta ecologiche: una battaglia che va avanti da anni per la costruzione di un mega bacino per la raccolta idrica nell'est del Paese diventa il nuovo fronte di scontro fra manifestanti e polizia
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Ats
25.03.2023 21:26

Dopo la guerriglia di giovedì a Parigi e nelle principali città francesi per la lotta contro la riforma delle pensioni, la tensione si sposta in provincia e le motivazioni sono stavolta ecologiche: una battaglia che va avanti da anni per la costruzione di un mega bacino per la raccolta idrica nell'est del Paese diventa il nuovo fronte di scontro fra manifestanti e polizia.

Un fronte subito caldissimo: decine di feriti, due gravi - un gendarme e un manifestante - e veicoli delle forze dell'ordine in fiamme al termine di una giornata di scontri.

Il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, che lamenta 24 agenti feriti (uno grave) e 7 manifestanti (uno grave), aveva vietato la manifestazione nel timore che - come in passato nello stesso grande bacino di Sainte-Soline, nelle Deux-Sèvres - la situazione potesse degenerare. È andata peggio: scene di battaglia in aperta campagna, alte colonne di fumo nero che si alzavano dai convogli di auto delle forze dell'ordine colpite dai tiri di mortaio di fuochi d'artificio dei manifestanti, centinaia di granate antiaccerchiamento fatte esplodere dalla polizia, lacrimogeni ovunque.

Con la ferita ancora aperta - e le tante polemiche per le accuse di comportamento violento nei confronti della polizia - ai circa 10'000 manifestanti che volevano cercare di raggiungere il cantiere del grande bacino, inviso agli ecologisti, si sono uniti almeno un migliaio di black-bloc e casseur. In gran parte - sembra - gli stessi che hanno agito a Parigi, a Bordeaux e in altre città giovedì scorso. Ma in questo caso, le frange più dure degli ecologisti avrebbero reclutato elementi pronti a tutto anche in altri Paesi europei, fra i quali l'Italia.

Darmanin ha accusato genericamente «l'ultrasinistra», gli osservatori tirano in ballo «l'ecoterrorismo». In realtà, gli organizzatori hanno voluto aprire un altro fronte per «difendere l'acqua», un tema che nella regione è particolarmente sentito. Da anni gli ecologisti hanno raccolto anche successi in tribunale contro la costruzione dei mega bacini da parte di cooperative di agricoltori, che vogliono sfruttare le risorse idriche sempre più carenti per i loro terreni. Una condotta intensiva di irrigazione che gli ecologisti combattono e che raggiunge il suo massimo in questa zona con 16 invasi per una capacità di 6 milioni di metri cubi, secondo i progetti degli agricoltori. I quali ne fanno una condizione di sopravvivenza di fronte alla siccità, mentre gli oppositori parlano di «accaparramento» idrico dell'«agroindustria» che aggraverebbe il cambiamento climatico.

A Parigi, intanto, in attesa della decima giornata di mobilitazione contro la riforma delle pensioni già dichiarata dai sindacati per martedì prossimo, la polemica sulle violenze della polizia non accenna a diminuire. Una registrazione di un dialogo fra poliziotti della brigata speciale BRAV-M, diffusa da Le Monde e finita ovunque sul web, rivela le parole minacciose, gli insulti, anche a sfondo razzista, degli agenti nei confronti di manifestanti fermati: «La prossima volta non salirai su un'auto per andare in commissariato, ma in un'ambulanza», grida un agente a un ragazzo fermato in un gruppo di 7. Si sentono rumori di botte e schiaffi: «Ne vuoi una sull'altra mascella?». «Spero che domani in tribunale ti diano 6 mesi e l'obbligo di lasciare il territorio», grida un altro a un ragazzo del Ciad.

Un'inchiesta interna è stata ordinata dal prefetto di Parigi, Laurent Nunez. Non mancano accuse ai manifestanti, che Darmanin sostiene utilizzino ormai armi di ogni tipo, acidi, mortai, con l'obiettivo di colpire in ogni modo le forze dell'ordine. Inchieste aperte anche per le minacce e i danni a uffici e case di esponenti del governo e della maggioranza che difendono la riforma: sul web anche la lettera minatoria ad Aurore Bergé, leader di Renaissance, il partito macroniano. Minacce a lei e alla figlia neonata di 4 mesi: «È così piccola, non potrà scappare...».