Il caso

Il regista Paul Haggis torna libero, «non fu violenza sessuale»

Il cineasta, agli arresti domiciliari in Italia, era stato accusato di abusi sessuali da una 28.enne inglese
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Ats
04.07.2022 20:54

Dopo sedici giorni agli arresti domiciliari e l'attenzione del mondo intero, da Hollywood al tacco d'Italia, sulle nuove gravissime accuse di violenza sessuale contestate dalla magistratura pugliese al regista e sceneggiatore premio Oscar Paul Haggis, lo stesso giudice che aveva firmato la misura cautelare fa un passo indietro. Il premio Oscar Paul Haggis è tornato libero, con revoca totale dell'arresto per cessazione di ogni esigenza cautelare e, anzi, per un «affievolimento» anche nel merito della portata delle accuse. Haggis, cioè, non avrebbe costretto quella ragazza a subire atti sessuali.

Per la gip di Brindisi Vilma Gilli, la stessa presunta vittima, una 28.enne inglese aspirante consulente cinematografica, nel lungo esame incrociato al quale si è sottoposta alcuni giorni fa nell'ambito di un incidente probatorio, «non solo ha confermato l'assenza di contegni violenti o costrittivi da parte dell'indagato al fine di consumare gli atti sessuali, ma ha rivelato una complessa vicenda che sfuma l'originario giudizio di incapacità di Haggis di resistere ai propri istinti sessuali».

Haggis, accusato dalla donna di aver abusato di lei per tre giorni, dal 12 al 15 giugno, in un b&b di Ostuni dove il regista avrebbe dovuto partecipare al festival di cinema «Allora Fest», era stato sottoposto a fermo (poi non convalidato) il 19 giugno, e tre giorni dopo la gip di Brindisi aveva firmato una ordinanza di arresto con l'accusa di violenza sessuale. Dopo l'incidente probatorio, poi, la difesa di Haggis, il penalista barese Michele Laforgia, aveva fatto istanza di revoca della misura cautelare, oggi accolta.

«Le modalità di incontro tra indagato e persona offesa - spiega la gip - , la spontanea permanenza» della donna «presso la residenza dell'indagato anche successivamente agli abusi, i momenti di convivialità tra loro durante le giornate o l'ordinaria messaggistica dei propri impegni/spostamenti, le modalità di commiato adottate dalla persona offesa (un bigliettino lasciato dalla donna in hotel prima che lui, all'alba del 15 giugno, la lasciasse in aeroporto, ndr), sono espressione di una complessità di interazioni tra le parti che, anche laddove meritevole di approfondimento, allo stato affievolisce il giudizio negativo della personalità di Haggis quale soggetto incline a esercitare violenza, fisica o psichica».

Non solo, la giudice ritiene che anche «la pendenza giudiziaria a carico di Haggis presso la Corte dello Stato di New York non offra significatività al rischio di reiterazione, in quanto ha natura meramente civilistica, in assenza di una verifica, anche solo investigativa, della fondatezza delle accuse e della assenza di intento calunnioso».

Per l'avvocato Laforgia «è un risultato importante, che conferma la versione offerta sin dal primo momento da Haggis sulla spontaneità e volontarietà del rapporto intrattenuto con la denunciante e dimostra come il nostro sistema processuale sia in grado, in tempi brevi, di rimediare agli errori e restituire la libertà a chi ne ha diritto. Siamo certi - conclude - che in tempi altrettanto brevi sarà definitivamente acclarato che Haggis non ha commesso alcun reato ed è completamente innocente rispetto alle gravi accuse mosse nei suoi confronti».