Sanità

Infermieri italiani in Svizzera? La Penisola ora pensa a quelli indiani

Lo sfogo del presidente nazionale del sindacato Nursing Up: «La politica non valorizza i nostri professionisti, intanto Germania, Inghilterra e Svizzera fanno a gara per accaparrarseli»
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Red. Online
07.06.2023 09:10

«La politica italiana non valorizza i nostri infermieri, intanto Germania, Inghilterra e Svizzera fanno a gara per accaparrarseli». Si può riassumere cosi il lungo sfogo di Antonio De Palma, presidente nazionale di Nursing Up, diffuso in una nota odierna. Il numero uno del sindacato infermieristico denuncia il trattamento da «professionisti sanitari di serie B» e afferma: «Ci stupisce e ci preoccupa non poco la recente proposta del nostro ministro della Salute, Orazio Schillaci, che, sulla triste lunghezza d’onda di un modus operandi che definire paradossale è un eufemismo, e che conosciamo a memoria, perché figlio di una politica che continua a non valorizzare a pieno la nostra professione, propone di far arrivare nel nostro sistema sanitario, attraverso accordi con Paesi extraeuropei, infermieri indiani per tamponare la falla della carenza di personale». De Palma Prosegue: «A mancare sono gli infermieri, lo sappiamo bene, lo dicono report autorevoli, e nessuno osi negarlo. Il Ministro si affretta ad affermare che si tratta, in questo caso, di infermieri extracomunitari che possiedono una preparazione che sarà perfettamente adeguata alle esigenze della nostra sanità. Non abbiamo dubbi che si tratti di professionisti dalle elevate competenze, ma il problema di fondo è un altro, e si continua tristemente a ignorarlo».

È ormai noto il rischio di esodo da parte degli operatori sanitari della Penisola in cerca di stipendi più allettanti all'estero. Il presidente di Nursing Up sottolinea: «La nostra realtà infermieristica è capace di formare, nel caso dei nostri operatori sanitari, vere e proprie eccellenze, ambitissime da quelle Nazioni del Vecchio Continente che sono pronte a offrire ai nostri professionisti stipendi adeguati alle loro legittime aspirazioni. La professione infermieristica, in Italia, dispone di professionisti che Germania, Inghilterra, Svizzera, solo per fare degli esempi, fanno a gara per accaparrarsi e mettere a disposizione dei propri pazienti, offrendo loro stipendi che partono anche da 3 mila euro mensili». E aggiunge: «La nostra professione, in Italia, continua a perdere di appeal, agli occhi di giovani che non trovano le condizioni per sentirsi valorizzati come meriterebbero. Basti pensare ad uno stipendio che non si avvicina nemmeno lontanamente a quello di Paesi a due passi da noi. I nostri infermieri letteralmente fuggiti all’estero sono oltre 50 mila, un dato che testimonia apertamente che non siamo in grado di creare, qui da noi, le condizioni per trattenere operatori sanitari che, paradossalmente, finiscono con il mettere a disposizione di altre Nazioni le proprie competenze, andando a rendere più forte il sistema sanitario di quei Paesi, mentre il nostro perde letteralmente i pezzi».

De Palma critica poi la proposta del ministro italiano per una questione di differenze linguistiche tra futuri infermieri e pazienti: «Come la mettiamo con le difficoltà linguistiche che questi professionisti di certo avranno e che certamente non permetteranno quell’approccio umano e comunicativo di cui i nostri malati cronici, i nostri anziani, hanno ogni giorno bisogno? Nelle RSA ci sono soggetti che necessitano di un approccio comunicativo costante. La nostra popolazione continua a invecchiare e il fabbisogno di infermieri sarà sempre più legato alle esigenze di questa parte della cittadinanza, e a creare strumenti per la tutela della loro salute. I malati cronici e gli anziani sentono il bisogno di essere ascoltati. Il linguaggio delle parole è l’arma migliore per comprendere al meglio l’evolversi di una malattia e adottare, così, di conseguenza, gli accorgimenti idonei per sconfiggerla o nella peggiore delle ipotesi tenerla sotto controllo e fare in modo che non evolva in negativo».

E conclude: «È assurdo e poco comprensibile che un Paese civile, degno di tal nome, si lasci scappare dalle mani le proprie eccellenze, cercando altrove le forze per ricostruire la propria sanità, puntando su professionisti stranieri che con le loro carenze linguistiche non saranno in grado, non da subito almeno, di offrire ai nostri pazienti l’approccio di cui hanno bisogno».