La denuncia

«Israele ha commesso crimini di guerra, ecco le prove»

Amnesty International punta il dito contro i bombardamenti delle forze israeliane su Gaza, spiegando di aver analizzato cinque attacchi avvenuti fra il 7 e il 12 ottobre
© HAITHAM IMAD
Red. Online
20.10.2023 19:30

Sì, Israele ha commesso attacchi illegali. E indiscriminati. Attacchi che hanno causato vittime fra i civili e devono quindi essere indagati come crimini di guerra. A sostenerlo, con forza, è Amnesty International. Forte di una documentazione approfondita. L'organizzazione, in particolare, spiega di aver parlato con sopravvissuti e testimoni oculari. Ma anche di aver analizzato immagini satellitari, verificato materiale video e fotografico. Il tutto, appunto, per indagare sui bombardamenti condotti dalle forze israeliane in risposta all'atto terroristico di Hamas fra il 7 e il 12 ottobre. 

Le parole di Agnès Callamard

Amnesty ha analizzato a fondo cinque attacchi di Israele. In ognuno di questi, secondo l'organizzazione, lo Stato Ebraico ha violato il diritto umanitario internazionale, fra le altre cose non prendendo precauzioni per risparmiare la popolazione civile. «Nel loro intento dichiarato di usare tutti i mezzi per distruggere Hamas – racconta Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International – le forze israeliane hanno mostrato uno scioccante disprezzo per le vite dei civili. Hanno polverizzato una strada dopo l'altra di edifici residenziali uccidendo civili su larga scala e distruggendo infrastrutture essenziali, mentre le nuove restrizioni significano che Gaza sta rapidamente esaurendo acqua, medicine, carburante ed elettricità. Testimoni oculari e dei sopravvissuti hanno evidenziato, ancora una volta, come gli attacchi israeliani abbiano decimato le famiglie palestinesi, causando una tale distruzione che i parenti sopravvissuti non hanno altro che macerie per ricordare i loro cari».

E ancora: «I cinque casi presentati scalfiscono appena la superficie dell'orrore che Amnesty ha documentato e illustrano l'impatto devastante che i bombardamenti aerei di Israele stanno avendo sulla popolazione di Gaza. Per 16 anni, il blocco illegale di Israele ha reso Gaza la più grande prigione a cielo aperto del mondo: la comunità internazionale deve agire ora per evitare che diventi un gigantesco cimitero. Chiediamo alle forze israeliane di porre immediatamente fine agli attacchi illegali a Gaza e di garantire che si prendano tutte le precauzioni possibili per ridurre al minimo i danni ai civili e agli oggetti civili. Gli alleati di Israele devono imporre immediatamente un embargo completo sulle armi, dato che vengono commesse gravi violazioni del diritto internazionale».

Le forze israeliane hanno mostrato uno scioccante disprezzo per le vite dei civili. Hanno polverizzato una strada dopo l'altra di edifici residenziali uccidendo civili su larga scala e distruggendo infrastrutture essenziali, mentre le nuove restrizioni significano che Gaza sta rapidamente esaurendo acqua, medicine, carburante ed elettricità
Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International

Dal 7 ottobre, prosegue Amnesty, le forze israeliane hanno lanciato migliaia di bombardamenti aerei nella Striscia di Gaza, uccidendo almeno 3.793 persone, per lo più civili, tra cui più di 1.500 bambini, secondo il Ministero della Sanità palestinese a Gaza. Circa 12.500 persone sono rimaste ferite e più di 1.000 corpi sono ancora intrappolati sotto le macerie. In Israele, invece, più di 1.400 persone, la maggior parte delle quali civili, sono state uccise e circa 3.300 altre sono rimaste ferite, secondo i dati comunicati dal Ministero della Sanità israeliano, dopo che miliziani di Hamas hanno lanciato un attacco terroristico senza precedenti contro Israele. L'esercito israeliano afferma che i combattenti hanno anche riportato nella Striscia oltre 200 ostaggi civili e militari prigionieri. «Amnesty International chiede ad Hamas e agli altri gruppi armati di rilasciare urgentemente tutti gli ostaggi civili e di interrompere immediatamente il lancio di razzi indiscriminati» prosegue Callamard. «Non può esserci alcuna giustificazione per l'uccisione intenzionale di civili in nessuna circostanza».

Alcune ore dopo l'inizio degli attacchi, scrive ancora l'organizzazione, le forze israeliane hanno dato inizio a un bombardamento di Gaza. Da allora, Hamas e altri gruppi armati hanno continuato a lanciare razzi indiscriminati contro aree civili in Israele, in attacchi che devono essere indagati come crimini di guerra. Nel frattempo, nella Cisgiordania occupata, compresa Gerusalemme Est, almeno 79 palestinesi, tra cui 20 bambini, sono stati uccisi dalle forze israeliane o dai coloni, in un'ondata di uso eccessivo della forza da parte dell'esercito israeliano e in un'escalation di violenza da parte dei coloni sostenuti dallo Stato, su cui anche Amnesty sta indagando.

La nostra ricerca evidenzia prove schiaccianti di crimini di guerra nella campagna di bombardamenti di Israele che devono essere indagate con urgenza. Decenni di impunità e ingiustizia e il livello di morte e distruzione senza precedenti dell'attuale offensiva non faranno altro che provocare ulteriore violenza e instabilità in Israele e nei Territori palestinesi occupati
Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International

«La nostra ricerca – dice Callamard – evidenzia prove schiaccianti di crimini di guerra nella campagna di bombardamenti di Israele che devono essere indagate con urgenza. Decenni di impunità e ingiustizia e il livello di morte e distruzione senza precedenti dell'attuale offensiva non faranno altro che provocare ulteriore violenza e instabilità in Israele e nei Territori palestinesi occupati. È fondamentale che l'Ufficio del Procuratore della Corte penale internazionale acceleri con urgenza le indagini in corso sulle prove di crimini di guerra e altri crimini di diritto internazionale commessi da tutte le parti. Senza giustizia e senza lo smantellamento del sistema di apartheid di Israele contro i palestinesi, non ci potrà essere fine alle orribili sofferenze dei civili a cui stiamo assistendo».

Amnesty International, nello specifico, chiede alla comunità internazionale «di sollecitare Israele a porre fine al suo assedio totale, con il quale ha tagliato fuori la popolazione di Gaza dal cibo, dall'acqua, dall'elettricità e dal carburante, e di far entrare urgentemente gli aiuti umanitari nella Striscia. Deve inoltre fare pressione su Israele affinché tolga il suo blocco di lunga data su Gaza, che equivale a una punizione collettiva della popolazione civile, è un crimine di guerra e rappresenta un aspetto chiave del sistema di apartheid di Israele. Infine, le autorità israeliane devono revocare il loro ordine di evacuazione che può equivalere a un trasferimento forzato della popolazione».

L'indagine e le immagini

Tra il 2012 e il 2022, le autorità israeliane hanno negato, o non hanno risposto, a tutte le richieste di Amnesty di accedere a Gaza. Per questo motivo, l'organizzazione ha lavorato con un operatore sul campo con sede a Gaza che ha visitato i luoghi dei cinque attacchi analizzati. Raccogliendo testimonianze e altre prove. I ricercatori di Amnesty hanno intervistato 17 sopravvissuti e altri testimoni oculari, oltre a sei parenti delle vittime per telefono, per i cinque casi inclusi in questo rapporto. Il Crisis Evidence Lab dell'organizzazione ha analizzato immagini satellitari e verificato foto e video dei luoghi degli attacchi.

Nei cinque casi valutati, Amnesty come detto ha riscontrato che le forze israeliane hanno effettuato attacchi che hanno violato il diritto umanitario internazionale. Secondo il quale, ricorda l'organizzazione, tutte le parti in conflitto devono sempre distinguere tra civili e oggetti civili e combattenti e obiettivi militari e dirigere i loro attacchi solo contro combattenti e obiettivi militari. Gli attacchi diretti contro civili o oggetti civili sono vietati e costituiscono crimini di guerra. Sono vietati anche gli attacchi indiscriminati, cioè quelli che non fanno distinzione come richiesto. Quando un attacco indiscriminato uccide o ferisce civili, equivale a un crimine di guerra. Sono vietati anche gli attacchi sproporzionati, quelli in cui il danno previsto ai civili e agli oggetti civili è eccessivo rispetto al «vantaggio militare concreto e diretto previsto». Lanciare consapevolmente un attacco sproporzionato, conclude Amnesty, è un crimine di guerra.

Le testimonianze raccolte da Amnesty e il dettaglio di ognuno dei cinque casi trattati dall'organizzazione possono essere consultati qui. Per questioni di spazio, in questo articolo riportiamo l'attacco del 9 ottobre, intorno alle 10.30 locali, a un mercato nel campo profughi di Jabalia, a pochi chilometri a nord di Gaza City. Un attacco che ha ucciso almeno 69 persone. La strada del mercato è nota per essere una delle aree commerciali più frequentate nel nord di Gaza, ribadisce Amnesty. Quel giorno, però, la strada era ancora più affollata del solito, poiché era piena di migliaia di persone provenienti dalle aree vicine fuggite dalle loro case a mani vuote dopo aver ricevuto sms dall'esercito israeliano.

Il Crisis Evidence Lab di Amnesty ha esaminato sei video che mostrano le conseguenze dell'attacco aereo al mercato del campo di Jabalia. Le immagini mostrano un'area densamente popolata. I video e le immagini satellitari mostrano almeno tre edifici a più piani completamente distrutti e diverse strutture nei dintorni pesantemente danneggiate. Nei filmati sono visibili anche numerosi cadaveri sotto le macerie.

Immagini satellitari dell'8 ottobre 2023, mostrano gli edifici lungo la strada prima dell'e-vento. Il 10 ottobre 2023, molti edifici appaiono pesantemente danneggiati o distrutti.

Secondo le forze armate israeliane, quando hanno colpito il mercato di Jabalia hanno preso di mira «una moschea in cui erano presenti membri di Hamas», senza tuttavia fornire alcuna prova a sostegno della loro affermazione. Le immagini satellitari analizzate da Amnesty International non mostrano alcuna moschea nelle immediate vicinanze della strada del mercato.

Sulla base delle testimonianze, delle immagini satellitari e dei video verificati, l'attacco, che ha causato un elevato numero di vittime civili, secondo Amnesty è stato indiscriminato e deve essere indagato come crimine di guerra. Imad Hamad, 19 anni, è rimasto ucciso mentre stava andando a comprare pane e materassi per la famiglia. Suo padre, Ziyad, ha descritto ad Amnesty come il giorno prima la loro famiglia avesse lasciato la casa di Beit Hanoun dopo aver ricevuto un messaggio di avvertimento dall'esercito israeliano e avesse camminato per quasi cinque chilometri fino a una scuola gestita dall'UNRWA, che stava operando come rifugio, nel campo di Jabalia. Durante la camminata, suo figlio Imad aveva portato sulle spalle il fratellino più piccolo. Il giorno dopo, Ziyad ha raccontato ad Amnesty che stava trasportando il corpo morto di Imad sulle proprie spalle, accompagnando il figlio alla sepoltura.

Ziyad ha descritto le scene infernali che ha incontrato all'obitorio dove ha trovato il corpo di suo figlio, insieme a molti altri: «I corpi erano bruciati, avevo paura di guardare. Non volevo guardare, avevo paura di guardare il volto di Imad. I corpi erano sparsi sul pavimento. Tutti cercavano i loro figli in questi mucchi. Ho riconosciuto mio figlio solo dai pantaloni. Volevo seppellirlo subito, così ho preso in braccio mio figlio e l'ho portato fuori. L'ho portato in braccio».

Quando Amnesty International ha parlato con Ziyad e la sua famiglia di sfollati, si trovavano in una scuola gestita dall'UNRWA. Ziyad ha raccontato che non c'erano servizi di base né servizi igienici e che non avevano materassi. «Cosa ho fatto per meritarmi questo?» ha chiesto Ziyad. «Perdere mio figlio, perdere la mia casa, dormire sul pavimento di un'aula? I miei figli si fanno pipì addosso, per il panico, per la paura, per il freddo. Noi non abbiamo nulla a che fare con tutto questo. Quale colpa abbiamo commesso? Ho cresciuto mio figlio, tutta la mia vita, per cosa? Per vederlo morire mentre comprava il pane».

Da quando i ricercatori di Amnesty hanno intervistato Ziyad, il 10 ottobre, le condizioni degli sfollati interni sono ulteriormente peggiorate, a causa dell'entità dello sfollamento e della portata delle distruzioni e degli effetti devastanti del blocco totale imposto dal 9 ottobre, scrive Amnesty. Secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, il 19 ottobre il numero di sfollati interni a Gaza aveva raggiunto il milione, comprese le oltre 527.500 persone ospitate nei rifugi d'emergenza dell'UNRWA nel centro e nel sud di Gaza.

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