La disinformazione su Greta Thunberg e la missione umanitaria verso Gaza

Il 1° giugno 2025 è salpata da Catania la nave Madleen della Freedom Flotilla Coalition. A bordo giornalisti, attivisti e politici, tra cui l’attivista svedese Greta Thunberg, con la missione di consegnare aiuti umanitari a Gaza, sfidando il blocco navale israeliano. Nella notte tra l’8 e il 9 giugno, l’equipaggio è stato intercettato e arrestato dalle autorità israeliane. Successivamente alcuni degli attivisti fermati, tra cui Greta Thunberg, hanno accettato di essere espulsi, mentre altri si sono rifiutati di firmare l’espulsione volontaria e sono stati trasferiti in un centro di detenzione a Givon.
Sulla missione dei dodici membri dell’equipaggio della Madleen e sul loro arresto si sono tuttavia diffuse diverse notizie false e imprecise, motivate da un sentimento ostile nei loro confronti e dalla propaganda israeliana.
Il cocktail al tramonto di Thunberg
Una delle figure dell’equipaggio a essere presa più di mira è stata Greta Thunberg, che è stata espulsa da Israele ed è ritornata con un volo in Svezia, il suo Paese di origine.
Ad esempio, sui social media è stata diffusa una foto di Greta Thunberg a bordo della Madleen diretta a Gaza, mentre sorseggia un cocktail al tramonto e indossa una kefiah, simbolo della resistenza palestinese.
L’immagine però è falsa: infatti, è stata generata con l’intelligenza artificiale, come dimostrano diversi dettagli: il watermark “Grok” (il chatbot di X) visibile in basso a destra, l’anomalia della mano sinistra (manca un dito).
La accuse agli altri componenti dell’equipaggio
Sulla linea della dichiarazione ufficiale del ministro della Difesa israeliano Israel Katz, che ha definito Greta Thunberg “antisemita” e ha accusato l’equipaggio di diffondere “propaganda di Hamas”, sono circolate varie teorie diffamanti in merito ai partecipanti alla missione.
Ad esempio, si legge in alcuni media italiani e internazionali che i membri che si trovano detenuti nella prigione di Givon si sarebbero rifiutati di lasciare il territorio israeliano. Questo però è falso, in quanto, secondo quanto riportato dalla stampa, hanno rifiutato di firmare un documento che prevedeva l’accordo a essere espulsi, il riconoscimento della natura illegale dell’operazione umanitaria della nave Madleen e l’impegno a non rimettere piede sul suolo israeliano per un periodo di 100 anni.
Similmente, alcuni media hanno riportato che i parenti dei membri dell’equipaggio arrestati sarebbero stati contattati dalle autorità israeliane. In realtà, non ci sono riscontri di questo, come confermato su X dal giornalista Ibrahim Benaissa, collega di Yanis Mhamdi, giornalista francese partecipante alla missione umanitaria.