L'intervista

«La morte di Prigozhin equivale alla fine della Wagner»

Anna Zafesova è giornalista e analista specializzata nei Paesi ex sovietici, collabora con La Stampa, il Foglio e Linkiesta: le abbiamo chiesto di commentare le ultime, concitate ore
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Paolo Galli
24.08.2023 06:00

Signora Zafesova, qual è la sua lettura a caldo della notizia? Il primo pensiero che le suscita l’eventualità del reale abbattimento dell’aereo di Yevgeny Prigozhin?
«Il fatto più evidente è la coincidenza con l’annuncio della sostituzione del generale Serghei Surovikin al comando dell’Aeronautica russa. Un annuncio arrivato dopo due mesi dalla sua possibile rimozione e dal presunto arresto. Era sparito. Surovikin era considerato il generale “prigozhiniano” dell’esercito russo. Ecco, allora questa coincidenza non può essere casuale e fa pensare che qualcuno, al Cremlino, abbia deciso a due mesi dal tentato golpe di chiudere il dossier “Wagner”».

Cancellerebbe anche i dubbi sulla natura di quanto accaduto lo scorso 24 giugno.
«Sì, a sua volta tale coincidenza dimostrerebbe che quello fu un tentativo effettivo di colpo di Stato, e non - come ipotizzato da alcune fonti - una messinscena con la complicità di Vladimir Putin. No, quello fu un autentico scontro per il potere, che a questo punto è stato risolto in questo modo. Ma la sostituzione di Surovikin e il successivo annunciato abbattimento dell’aereo di Prigozhin - che semplicemente stava volando tra Mosca e San Pietroburgo - sono correlati».

La morte di Prigozhin è da leggere come la fine della Wagner?
«Significa proprio questo. Anche perché pare che, sullo stesso aereo di Prigozhin - altra notevole imprudenza -, ci fosse anche Dmitry Utkin, ovvero “IL” Wagner, il comandante che avrebbe contribuito alla fondazione della compagnia, dandole il suo indicativo di chiamata (il nome in codice, ndr). E allora la Wagner è stata decapitata, ormai a livello militare, ma anche organizzativo e finanziario. Qualcuno ha preso la decisione di interrompere l’esistenza di questa compagnia, e ciò dopo vari tentativi di addomesticarla, di comprarla. Ora è stata decapitata. La Wagner non ci sarà più, perlomeno non nella forma che conosciamo. E questa è un’ottima notizia per l’Ucraina. I mercenari della Wagner rimasti senza i loro capi confluiranno ora in altre compagnie di mercenari, tra cui anche quelle degli amici di Putin, a cominciare da quella Redut che pare stia reclutando molto attivamente gli ex-wagneriani. Altri si daranno alla libera professione».

Tutto l’entourage di Putin se ne rende conto: qualcuno chiuderebbe il conflitto il prima possibile, altri lo spingerebbero verso l’escalation, ma tutti si stanno convincendo del fatto che Putin è un problema, e non la soluzione

Se in superficie sono emerse fragorose le ultime tensioni, dove vanno cercate le prime?
«In una sola cosa: l’invasione dell’Ucraina, che sta portando la Russia al disastro. Tutto l’entourage di Putin se ne rende conto: qualcuno chiuderebbe il conflitto il prima possibile, altri lo spingerebbero verso l’escalation, ma tutti si stanno convincendo del fatto che Putin è un problema, e non la soluzione. Un aspetto che Prigozhin stesso aveva portato in superficie in maniera plateale, persino brutale, come è nel suo personaggio».

Ci sarà un altro Prigozhin, in questo senso?
«Le sue peculiarità erano uniche, era un personaggio pubblico ancor prima che inventasse la Wagner. Aveva già conquistato lo spazio mediatico. Credo che il “prossimo” Prigozhin si muoverà in modo più prudente, meno pubblico e che non si fermerà a 200 chilometri da Mosca».

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