La svolta di Aeroflot: «L'Occidente? Tutti noi dovremmo usare aerei russi»

L’uso di aerei di fabbricazione occidentale, in Russia, andrebbe limitato. A dirlo, e ribadirlo, è stato l’amministratore delegato di Aeroflot, la compagnia di bandiera, Sergey Alexandrovsky. Nello specifico, il massimo dirigente del vettore ha spiegato al quotidiano economico Kommersant che le compagnie aeree della Federazione dovrebbero essere tenute, per legge, ad avere una quota di velivoli russi nelle rispettive flotte.
Una misura, questa, che agli occhi di Alexandrovsky dovrebbe stimolare la produzione nazionale. Sullo sfondo, una situazione certo non facile – a causa delle sanzioni internazionali in risposta all’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Mosca – per il settore, che rischia letteralmente di ritrovarsi senza aerei. Il tutto mentre il Cremlino sta valutando un pesante, anzi pesantissimo taglio al budget per l’aeronautica (22%). Alexandrovsky, dicevamo, ritiene che così facendo la produzione nazionale sarebbe spinta a garantire dei volumi minimi di anno in anno. Non solo, a suo dire una produzione «viva» permetterebbe altresì di alzare la qualità e, al contempo, lavorare su possibili problemi tecnici. L’amministratore delegato, evidentemente, in testa ha soprattutto l’MC-21, aereo sin qui poco fortunato (eufemismo).
Non finisce qui: abbracciando il nazionalismo oramai imperante, Alexandrovsky ha pure detto che la quota minima di apparecchi russi andrebbe mantenuta pure qualora le compagnie aeree della Federazione tornassero ad accedere ai mercati occidentali. Della serie: potremmo, un domani, tornare a ordinare Airbus e Boeing ma un colosso come Aeroflot rimarrà fedele all’uso di velivoli di fabbricazione russa.
Più facile a dirsi che a farsi, visto l’attuale stato delle linee produttive. Come rivela il portale specializzato ch-aviation, infatti, al momento attuale il solo aereo russo che integra la flotta di Aeroflot è il Superjet SSJ 100: il vettore di bandiera ne conta 73, tutti però prestati alla sua sussidiaria Rossiya. La compagnia ha piazzato ordini per 198 MC-21, 40 Tupolev Tu-214 e 55 Superjet «russificati», ovvero senza componenti occidentali. Per intenderci, l’MC-21 e il Superjet «russificato» devono ancora ricevere la certificazione.
Nell’intervista, a ogni modo, Alexandrovsky ha affrontato anche il contesto geopolitico attuale. O, se preferite, si è chinato sulle sanzioni che stanno azzoppando il settore in Russia. Fra le questioni aperte, la regolarizzazione, a livello legale, della massiccia ri-nazionalizzazione di oltre 400 aerei fra Airbus e Boeing senza il permesso dei veri proprietari, le società di leasing occidentali. Aeroflot, in questo senso, punta a regolarizzare la posizione di altri 36 velivoli con doppia registrazione (occidentale e russa) entro il prossimo luglio. Non solo, l’amministratore delegato ha confermato che la compagnia sta investendo molti soldi nello sviluppo di un suo centro di competenze e manutenzione, capace di lavorare sia sui motori stranieri (i CFM) sia su quelli russi. L’apertura, nei pressi dello scalo di Mosca Sheremetyevo, è prevista per il 2027. La domanda, in questo senso, sorge spontanea: ci saranno ancora aerei su cui lavorare?