Il caso

L'aviazione cargo, in Russia, è sull'orlo del collasso

Aerei vecchi, difficili da mantenere, prezzi dei pezzi di ricambio schizzati alle stelle e priorità ai velivoli militari stanno minando la stabilità delle compagnie
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Marcello Pelizzari
02.12.2025 16:45

I gravi, gravissimi problemi dell'aviazione russa continuano. Anzi, se possibile peggiorano, complici le sanzioni occidentali varate dopo l'invasione su larga scala dell'Ucraina da parte dell'esercito di Mosca. I dati, citati da aeroTELEGRAPH, preoccupano e non poco. Se nel 2023 si erano verificati 8 incidenti aerei, l'anno successivo il numero è salito a 17. Le vittime, invece, sono aumentate da 12 a 37. E il 2025, finora, non è certo stato buono: 4 incidenti per un totale di 53 morti. L'Autorità aeronautica russa di controllo e supervisione, Rostransnadzor, non ha usato mezzi termini: mancato rispetto delle normative sulla manutenzione, formazione inadeguata del personale e lacune nella documentazione sarebbero alla base dell'aumento delle ispezioni. Decise proprio per migliorare la situazione. L'accento, in questo caso, verrà posto in particolare sulle compagnie aeree regionali, che verranno sottoposte a controlli più severi.

A colpire, tuttavia, è anche lo stato in cui versa il settore cargo, vitale per un Paese grande – pardon: immenso – come la Russia. Nel corso di una tavola rotonda organizzata dalla Camera di commercio russa, infatti, le compagnie cargo hanno dipinto un quadro disastroso e desolante. Citiamo, sempre da aeroTELEGRAPH: obsolescenza tecnologica, grave carenza di pezzi di ricambio e concorrenza sleale stanno impattando, negativamente e significativamente, sul trasporto aereo. Senza l'intervento del governo, è stato detto, metà di tutti gli aerei cargo attualmente in volo verrà messa a terra entro il 2028. Un disastro, appunto, considerando che, negli ultimi tre anni e mezzo, il numero di aerei cargo operativi si è già notevolmente ridotto. Peggio, si è dimezzato. Al momento, riferisce il canale Telegram specializzato Aviatorshina, i vettori cargo dispongono di 28 velivoli. Circa lo stesso numero è fermo a terra per problemi di manutenzione. Parallelamente, il volume del trasporto merci è crollato a meno di un quinto rispetto ai livelli precedenti.

A proposito di obsolescenza: gran parte dei velivoli attualmente in volo sono Ilyushin Il-76, ovvero aeroplani ancora prodotti ai tempi dell'Unione Sovietica. E all'orizzonte, siccome al peggio non c'è mai limite verrebbe da dire, non si vedono soluzioni: i test legati all'Ilyushin Il-112, nuovo aereo da trasporto militare con configurazioni previste anche per il cargo civile, sono stati interrotti. E ancora: i lavori sull'Ilyushin Il-212 , il cui prototipo era stato annunciato per il 2026, sono al momento sospesi. Anche il rilancio dell'Il-76, in una versione modernizzata, sta riscontrando problemi. Per evitare il collasso, le compagnie aeree hanno chiesto soluzioni di emergenza. Al governo, ad esempio, hanno proposto di prolungare la vita utile delle fusoliere dell'Il-76 da 40 a 45 anni e, ancora, di aumentare il tempo di funzionamento dei motori da 14.000 a 16.000 ore. I nuovi motori costano oltre 400 milioni di rubli, ovvero circa 4,2 milioni di euro, una cifra inaccessibile per molte aziende ora come ora. Fra le richieste, anche sussidi annuali fino a 106 milioni di euro e autorizzazioni più rapide per le riparazioni o le importazioni di pezzi di ricambio.

Sia quel che sia, tenere assieme, letteralmente, questi aerei si sta trasformando in un difficile lavoro di equilibrismo. Anche perché gli slot di manutenzione disponibili, visto il perdurare del conflitto, vengono presi dagli aerei militari. I prezzi dei componenti di ricambio, inoltre, sono schizzati verso l'alto. Parliamo di milioni e milioni di rubli per un singolo pezzo e, in generale, di articoli difficili da reperire sul mercato. La crisi del settore, in Russia, ha favorito di riflesso vettori stranieri, in particolare da Paesi come Kirghizistan, Uzbekistan e Turkmenistan, sempre più in controllo. Lo Stato, d'altro canto, tende a concedere rapidamente la concessione di permessi alle compagnie straniere. Cosa che, ad esempio, non avviene all'estero per i vettori russi. In Cina, sottolinea concludendo aeroTELEGRAPH, l'attesa è di circa nove mesi.