Il dato

L'impatto della guerra sulla popolazione russa

Il conflitto in Ucraina ha dato un'ulteriore spallata a un Paese «famoso» per il suo calo demografico – Fra cinquant'anni, secondo le stime dell'ONU, la Russia potrebbe avere appena 130 milioni di abitanti
© YURI KOCHETKOV
Marcello Pelizzari
06.03.2023 11:00

La Russia ha un problema demografico. Serio, molto serio. Dati alla mano, negli ultimi tre anni il Paese ha perso circa 2 milioni di persone in più rispetto alla «normalità». I motivi? Guerra, pandemia e, letteralmente, fuga. L’Economist, al riguardo, afferma che l’aspettativa di vita dei quindicenni maschi russi è calata di quasi cinque anni. Il paragone, in questo senso, è addirittura con Haiti. Di più, nel 2022 il numero di nati nella Federazione è paragonabile ai livelli della Seconda guerra mondiale. A proposito di conflitti, l’invasione dell’Ucraina – con tanti uomini al fronte o morti in combattimento – ha fatto sì che le donne, ora, siano più numerose di almeno 10 milioni.

L'impatto del conflitto

La guerra, evidentemente, non è la sola causa di questo calo demografico. Certo, ha aggravato e non poco la situazione. A seconda delle stime, fra i 175 e i 200 mila soldati russi sono stati uccisi o feriti in Ucraina mentre tante, tantissime persone – fra 500 mila e un milione – sono scappate all’estero nella speranza di evitare l’esercito. Il tutto, appunto, in un contesto di popolazione in diminuzione e sofferente.

Le radici della crisi russa, spiega ancora l’Economist, risalgono a una trentina di anni fa. Nel 1994, la Federazione raggiunse un picco a livello di popolazione (149 milioni). Quindi, il Paese ha vissuto sull’ottovolante. Un vero e proprio su e giù. Nel 2021, secondo i dati delle Nazioni Uniti che, va da sé, escludono la Crimea annessa illegalmente nel 2014, la Russia era scesa a 145 milioni. Le proiezioni dell’ONU, in questo senso, dicono che – se i modelli attuali fossero confermati – la Russia fra cinquant’anni si ritroverebbe con appena 120 milioni di abitanti.

Se nel 1995 la Federazione era il sesto Paese più popolato al mondo, un domani la Federazione potrebbe scendere fino al quindicesimo posto.

Come nelle altre ex repubbliche

Il declino della popolazione russa, in fondo, è un problema noto a molte ex repubbliche sovietiche. Altrove, però, il declino è stato più lento e, in un qualche modo, gestibile. In Russia, invece, negli ultimi decenni si è assistito a un autentico crollo, seguito da una breve ripresa favorita dall’immigrazione e, infine, un secondo crollo.

L’Agenzia federale di statistica, in merito, riferisce che la popolazione del Paese – combinando il 2020 e il 2021 – è diminuita di 1,3 milioni mentre le morti hanno superato le nascite di 1,7 milioni.

A pesare, ovviamente, è stata anche la pandemia. Che in Russia ha colpito e pure forte. Il bilancio ufficiale parla di 388.091 vittime, ma stando all’Economist il dato reale sarebbe più alto: tra 1,2 e 1,6 milioni. Un numero paragonabile alle cifre cinesi e americane. Tradotto: la Russia, dopo l’India, potrebbe aver registrato il più alto numero di morti per COVID, oltre al più alto tasso di mortalità al mondo con 850-1.100 morti ogni 100 mila persone. Un disastro.

Nel triennio 2020-23, considerando la pandemia, la guerra e la fuga in seguito alla mobilitazione parziale annunciata da Vladimir Putin, la Russia ha perso fra 1,9 e 2,8 milioni di persone oltre al suo normale deterioramento demografico. Peggio, molto peggio rispetto ai primi anni Duemila, quando la popolazione del Paese calava di circa 500 mila unità all’anno.

L'impatto

Come si tradurrà, tutto ciò, per la Russia e nello specifico per il Cremlino? L’impatto del cambiamento demografico, sottolinea l’Economist, è una faccenda molto complessa. Si rifletterà, a detta degli esperti, proprio sulle operazioni militari. E questo perché il calo riguarda in particolare le persone di etnia russa in età di leva, con una pressione che aumenterà su regioni come il Daghestan. Con tutte le conseguenze del caso in merito all’obiettivo, dichiarato, di aumentare le dimensioni dell’esercito a 350 mila unità nei prossimi tre anni.

Uscendo dalla dimensione di guerra, la questione demografica rischia di cambiare – in peggio e in profondità – la Russia. La popolazione della Federazione sta calando in modo tanto, troppo repentino per evitare sconvolgimenti sociali. Anche perché il declino è associato a una povertà diffusa e a un livello di istruzione generalmente basso. La speranza di vita dei russi alla nascita è crollata a 64,2 anni nel 2021. Solo nel 2019 era situata a 68,8 anni. Ancora l’Economist: gli uomini russi muoiono sei anni prima rispetto agli uomini in Bangladesh e addirittura 18 anni prima degli uomini in Giappone.

Putin, con un misto di arroganza e sicumera, continua a parlare di una Russia forte e protagonista sul palcoscenico internazionale. Pronta, in sostanza, a rinverdire i fasti dell’epoca imperiale. Intanto, però, entro i confini della Federazione l’immagine è quella di un Paese più piccolo in termini di popolazione. Un Paese altresì meno istruito e, in ultima istanza, più povero. Da cui molti sono fuggiti o cercano di fuggire. È l’effetto, anche, della guerra decisa dal leader del Cremlino. Che ha seminato violenza e morte in Ucraina ma che, di riflesso, ha provocato non pochi danni anche in Russia.

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