«L'Iran ha subito un colpo durissimo»

Fra Israele e Iran è guerra. Nella scorsa notte, Tel Aviv ha lanciato una serie di attacchi «preventivi» contro Teheran, colpendo impianti nucleari, basi militari e fabbriche di missili balistici, assassinando scienziati del programma atomico iraniano e alti ufficiali. I raid sono continuati nella giornata odierna e che nella sola capitale, secondo i media iraniani, hanno causato 78 morti tra i residenti e 329 feriti.
L'Iran ha giurato vendetta: l'attacco causerà un'altra escalation nella regione? Ne parliamo con Mauro Gilli, esperto di strategia e tecnologia militare alla Hertie School di Berlino.
Un Iran gravemente ferito
Dalle informazioni provenienti dall'Iran, ci spiega Gilli, è chiaro che Teheran è stata colpita duramente da Israele. Indizio della situazione estremamente difficile per il regime degli ayatollah, il fatto che gli attacchi di Tel Aviv, condotti con droni, siano andati avanti nel corso della giornata: in piena luce.
«Video diffusi sul web mostrano dei droni Heron volare in pieno giorno nei cieli iraniani. Gli Heron, come gli americani Reaper, sono grossi e poco manovrabili, facilmente avvistabili e quindi abbattibili. Il fatto che possano essere utilizzati in queste condizioni è indicativo di come l'Iran si trovi in estrema difficoltà». Del resto, ci spiega Gilli, tra i filmati che in queste ore sono finiti online, anche quelli di batterie antimissili, stazioni radar iraniani in fiamme: «Israele sembra aver distrutto la difesa iraniana utilizzando una strategia che, almeno in parte, appare simile a quella con cui gli ucraini hanno colpito i bombardieri russi. Droni di piccola taglia sarebbero stati trasportati con dei mezzi di terra fino alla prossimità degli obiettivi». Questi, poi, sarebbero stati liberati per annientare la strumentazione e, con essa, la catena di comando necessaria per l'individuazione e l'abbattimento di mezzi aerei e missili nemici.
«La difesa aerea iraniana si basa prevalentemente su sistemi di produzione sovietica: non i più avanzati, ma certamente in grado di abbattere droni di questo tipo. Lo avevano fatto, del resto, nel 2019: allora era stato distrutto un drone americano - un Triton, anche più avanzato e costoso degli Heron utilizzati da Israele. Il fatto che ora i droni di Tel Aviv volino impunemente su Teheran, è un segnale chiaro di che cosa sia riuscito a fare l'esercito israeliano. Se uno Stato sovrano non riesce a difendere il proprio spazio aereo, la sua debolezza è palese».
Secondo un articolo del Wall Street Journal, che cita il premier israeliano Benjamin Netanyahu, la guerra israeliana contro l'Iran durerà 14 giorni. «È molto probabile che Israele sfrutterà questa sua libertà di manovra per continuare a colpire in profondità Teheran», commenta Gilli.
L'offesa
Incapace di difendersi con efficacia, l'Iran proverà a passare all'attacco per vendicarsi? «La strategia principale dell'Iran negli ultimi 20 anni è stata scatenare i propri proxy - Hamas, Hezbollah, gli Houthi -, il cosiddetto Axis of Resistance, contro i suoi nemici». Ma oggi, indebolite da due anni di guerra, queste ramificazioni di Teheran non sono più in grado di agire come forza deterrente, né di rispondere in caso di attacco. «Per quanto riguarda le capacità militari iraniane, anch'esse sembrano essere state colpite, in particolare con i raid israeliani sugli stock di missili balistici. Indicativo, anche qui, il fatto che Teheran abbia risposto all'offensiva con soli 100 droni: una risposta molto limitata a fronte del danno subito. Scopriremo nei prossimi giorni se l'Iran ha semplicemente preferito non utilizzare subito tutte le sue forte o se, invece, ha davvero problemi ad utilizzare gli altri armamenti».
I rapporti con Trump
In queste ore, poi, Washington - che era nel bel mezzo di negoziati con l'Iran sul nucleare - si è affrettata a negare ogni coinvolgimento nell'attacco israeliano. Alcuni analisti hanno definito l'attacco di Tel Aviv contro Teheran una sfida al potere del presidente americano Donald Trump e un sabotaggio delle trattative USA-Iran. Ma è davvero così? «Non lo sappiamo, ma è difficile da credere», risponde Gilli. «D'altronde, sui social, Trump ha pubblicato messaggi che ricordano l'approccio degli ultimi 5 mesi, ad esempio, con i dazi». Scatenare il caos, prima, poi gettare un salvagente: l'apertura a un accordo. «Non c'è stata critica, né una seria presa di distanza, né evidente rabbia da parte di Trump nei confronti dell'azione israeliana». È possibile, secondo l'esperto, che Israele abbia agito senza il benestare di Washington, ma pare più probabile un'altra ipotesi. Che, durante le negoziazioni, l'Iran si sia dimostrato contrario ad alcuni punti e per questa ragione gli Stati Uniti abbiano dato il proprio via libera a Tel Aviv per l'attacco». Privato delle proprie difese, ora Teheran potrebbe assumere posizioni più morbide su un accordo, anche svantaggioso, riguardante il nucleare. «Nel frattempo», ripete Gilli, «Israele cercherà probabilmente di sfruttare il vantaggio attuale per portare a termine altri obiettivi».