Stati Uniti

Manifestazioni pro-palestinesi nei campus: studenti arrestati alla Columbia University

È la prima volta da oltre mezzo secolo che l'ateneo chiama la polizia per reprimere proteste: le forze dell'ordine hanno arrestato manifestanti pro-palestinesi, mentre altri studenti sono stati sospesi
©Joshua Briz
Ats
18.04.2024 21:44

Per la prima volta in oltre 50 anni le autorità della Columbia University a New York hanno chiamato la polizia per rispondere alle proteste studentesche sul campus. Le forze dell'ordine hanno arrestato manifestanti pro-palestinesi, mentre altri studenti sono stati sospesi: tra questi Isra Hirsi, la figlia della deputata democratica Ilhan Omar e una delle liberal del Congresso.

Gli arresti sono arrivati all'indomani dell'audizione a Capitol Hill della presidente della Columbia University, Minouche Safik, che, sotto torchio dei deputati repubblicani, si era impegnata ieri a contenere le contestazioni.

Era la prima volta in oltre mezzo secolo che l'ateneo chiamava la polizia per reprimere proteste. Nel 1968 le forze dell'ordine usarono i gas, un centinaio di studenti rimasero feriti e circa 700 finirono al commissariato.

Stavolta sono stati fermati una settantina di studenti che avevano montato un accampamento di tende davanti alla storica Butler Library. "Stamani ho preso una decisione che speravo non sarebbe stata necessaria", ha dichiarato la Safik: "Ho sempre detto che la sicurezza di questa comunità è al primo posto nella mia agenda. Per abbondanza di cautela ho autorizzato la polizia a demolire l'accampamento. Ho preso questa decisione straordinaria perché queste sono circostanze straordinarie", ha aggiunto la presidente.

"Possono minacciarci quanto vogliono, ma questo porterà soltanto a ulteriori mobilitazioni", ha detto Maryam Alwan, una delle organizzatrici della protesta.

L'escalation pone una sfida diretta alla Safik che, nel corso dell'audizione alla Camera dei Rappresentanti, ha ammesso che alcuni degli slogan gridati nelle proteste erano antisemiti. Per i vertici della Columbia, così come per altre università, è in gioco un delicato equilibrio tra la difesa del principio della libertà di espressione degli studenti e la protezione degli altri allievi da affermazioni che i leader accademici giudicano discriminatorie e offensive.