Stati Uniti

Musk lascia la politica: «Ma questa non è la fine»

L'uomo più ricco del mondo, per 135 giorni braccio destro del presidente Trump, si è ritirato dal suo incarico: «Resterò consigliere e amico di Donald» – Il tycoon: «Elon ha impresso un cambiamento colossale con il suo Doge e i tagli alla burocrazia» – Le tensioni alla Casa Bianca
©Evan Vucci
Red. Esteri
30.05.2025 23:00

Per 135 giorni politicamente davvero molto «caldi» – se non incandescenti – l’uomo più ricco del mondo è rimasto al vertice del potere degli Stati Uniti, come braccio destro del presidente Trump. Fino a quando oggi, alle 19.30, non ha detto ufficialmente addio al suo ruolo che potremmo riassumere con la scritta che si è vista per l’occasione sul suo cappellino: «The Doge father» (ispirata dal film The Godfather, Il padrino). E così, Elon Musk – magnate del tech ma anche «padre» di tutti i tagli effettuati dal suo Doge alla burocrazia statunitense – ora è di nuovo libero di dedicarsi alle sue aziende e di crearne altre. Anche se, a detta di Trump, resterà in servizio: «Elon è uno dei più grandi imprenditori al mondo – ha detto il presidente Trump – e ci vorranno anni per ricostruire il sistema ma abbiamo iniziato ed Elon ha impresso un cambiamento colossale. Farà avanti e indietro, il Doge è la sua creatura». Trump ha poi consegnato al miliardario «la chiave della Casa Bianca» che nel 2020 donò anche al premier israeliano Benyamin Netanyahu. «La mia uscita – gli ha fatto eco Musk – non è la fine del Doge e io resterò consigliere ed amico di Donald».

I motivi dell’addio

Al di là dello scambio di complimenti nello Studio Ovale è però balzato agli occhi di tutti, nelle ultime settimane, che tra Trump e Musk i rapporti si sono logorati. Un mese fa l’attacco sui dazi, poi il maxi-accordo ad Abu Dhabi con l’OpenAI di Sam Altman, l’ex socio divenuto arcinemico, annunciato durante il viaggio di Trump, infine le critiche alla legge di bilancio, quel «one, big, beautiful bill» al quale il presidente americano tiene moltissimo. Sullo sfondo, la frustrazione e l’insofferenza del magnate del tech, visionario e ribelle, alla burocrazia di Washington e ai rituali impaludati della politica. Per non parlare della tensione con gli altri membri della squadra di Trump. L’alterco con Bessent A questo proposito, ha fatto scalpore ancora oggi una notizia riferita da Steve Bannon, l’ex stratega capo nella prima amministrazione Trump, al Daily Mail. Musk avrebbe preso a spintoni un mese fa il segretario al Tesoro Scott Bessent dopo esser stato messo alle strette per le sue promesse esagerate sul risparmio di «un trilione di dollari» per le casse dello Stato. Dell’«acceso litigio» di aprile erano filtrate notizie sui media ma non si sapeva finora che i due fossero venuti alle mani. «Bessent lo ha affrontato e gli ha detto: ‘Ci avevi promesso un trilione di dollari di tagli e ora sei fermo a 100 miliardi. Che cosa stai facendo?» ha riportato Bannon. Che ha continuato: «A quel punto Musk è venuto alle mani. Non è stato una discussione, ma un confronto fisico». L’alterco sarebbe avvenuto fuori dall’ufficio della capo di gabinetto Susan Wiles e poi fuori da quello dell’allora consigliere per la Sicurezza Nazionale Mike Waltz. Ironia della sorte, nella sua ultima apparizione accanto a Trump, Musk aveva un grosso livido sull’occhio che, ha spiegato, è stato causato da suo figlio X. «Anche un bimbo di cinque anni può fare questo» ha scherzato. Comunque, sulla scelta del proprietario di Musk, che ha sborsato oltre 270 milioni di dollari per la campagna di Trump, di lasciare – forse temporaneamente e forse non del tutto – la politica hanno pesato anche la crisi dei ricavi di Tesla e i test falliti di Starship che allontanano il suo sogno di arrivare su Marte.

Irritazione

L’unico momento di irritazione da parte di Elon Musk durante «l’addio» nello Studio Ovale è stato quando un giornalista gli ha chiesto di commentare l’articolo del New York Times sul suo uso di droghe, anche vicino a Donald Trump (vedi Box a lato). «Non è lo stesso giornale che ha scritto la bufala del Russiagate?» ha risposto Musk. «Andiamo avanti».