«Nessuna prova che Leone XIV abbia coperto casi di pedofilia»

«Le accuse al papa di coprire abusi: una campagna che era anche all'interno del Vaticano»: è il titolo di un'inchiesta pubblicata oggi dal quotidiano spagnolo El Pais - che dal 2018 indaga sulla pedofilia nell'ambito della Chiesa spagnola e possiede una banca dati aggiornata sui casi noti - in cui sono analizzate le accuse di un presunto insabbiamento di abusi, riemerse contro Leone XIV dopo la sua elezione a pontefice, l'8 maggio. Le accuse, già circolate da un anno e mezzo, erano state attribuite da fonti vaticane a una campagna mediatica dell'ultradestra.
La conclusione dell'inchiesta, condotta un mese dopo l'elezione del cardinale Robert Prevost a papa, «è che non ci sono prove che l'attuale pontefice abbia coperto denunce». «Al contrario - segnalano i corrispondenti del quotidiano da Roma, New York e Madrid, autori dell'indagine - nel clamoroso scandalo del Sodalizio di vita cristiana in Perù, è stato uno dei pochi vescovi che si è schierato dal lato delle vittime», in qualità di capo della diocesi di Chiclayo (Perù).
La disamina dei fatti evidenzia che quando ricevette nell'aprile 2022 una denuncia di abusi contro due sacerdoti, risalente a un periodo precedente il suo arrivo, agì prontamente, avviando un'indagine canonica e invitando le vittime a denunciarli civilmente.
Il caso fu archiviato provvisoriamente dal Vaticano dopo la sua partenza per Roma nel 2023, dove fu nominato prefetto del Dicastero dei vescovi. Ma riemerse con grande eco mediatica con l'ingresso nella vicenda di un controverso avvocato canonista, Ricardo Coronado, già sotto indagine per delitti sessuali e poi espulso dal sacerdozio dal Vaticano a fine 2024. Il coinvolgimento di Coronado, legato al Sodalizio di vita cristiana (potente organizzazione ultraconservatrice sciolta da papa Francesco lo scorso gennaio, con decine di casi di abusi), ha rafforzato l'ipotesi di una campagna orchestrata contro Prevost.
Accuse simili contro il pontefice si sono estese anche al suo periodo negli Stati Uniti, come superiore provinciale agostiniano a Chicago (Illinois) e poi come priore generale dell'ordine, ma senza riscontri decisivi, segnala l'inchiesta.
E hanno generato una vera e propria offensiva mediatica nella primavera 2024, interpretata da fonti ecclesiastiche vicine al pontefice, consultate da El Pais, come un possibile tentativo di indebolire la posizione di Prevost in vista del conclave, anche a causa della mancata difesa ufficiale da parte del Vaticano.