Il punto

Nord Stream: la Germania ha emesso un mandato d'arresto per un presunto sabotatore ucraino

Un'inchiesta giornalistica dei media tedeschi ha ricostruito gli ultimi passi della giustizia sul famoso caso – Ricercato Volodymyr Zhuravlov, subacqueo professionista, sospettato di aver causato l'esplosione dei gasdotti
Matteo Casali
14.08.2024 20:30

Un’inchiesta giornalistica congiunta tra il canale televisivo tedesco ARD, i giornali Süddeutsche Zeitung e Die Zeit, ha rivelato che in giugno Jens Rommel, procuratore generale federale tedesco, ha ordinato un mandato d’arresto europeo per l’ucraino Volodymyr Zhuravlov. L’uomo, 44 anni, è accusato di essere uno dei sabotatori dei gasdotti Nord Stream 1 e 2. Il 26 settembre 2022, lui e i suoi complici – si stima siano sei – avrebbero fatto esplodere tre dei quattro tubi dei gasdotti 1 e 2, con degli ordigni piazzati nel Mar Baltico a una profondità di 80 metri. Il mandato, inoltrato anche in Polonia – luogo di residenza del presunto malfattore – era valido 60 giorni e sarebbe perciò scaduto, senza che le autorità di Varsavia abbiano agito concretamente.

Zhuravlov, subacqueo professionista, avrebbe lavorato per altri suoi due presunti complici indagati, tali Ewgen e Svitlana, anch’essi cittadini ucraini che gestiscono una società di sub nel Paese in guerra chiamata Scuba Family.

Le investigazioni

Secondo le precedenti investigazioni, il gruppo avrebbe viaggiato su un furgone Citroën bianco immortalato per le strade dell’isola tedesca di Rügen. Le foto di un autovelox mostrerebbero tra i passeggeri anche l’ucraino, identificato dall’autista del veicolo, dopo interrogazione degli inquirenti. L’uomo e forse tutti o alcuni dei suoi compagni sono probabilmente salpati su una barca a vela denominata Andromeda. Tracciando gli spostamenti dell’imbarcazione, viene indicato come questa sia partita dalla città tedesca di Rostock, facendo sosta proprio a Rügen, poi Bornholm e Christianso in Danimarca, Sandhamn in Svezia, e Kolobrzeg in Polonia prima di tornare a Rostock.

È in tre punti diversi a circa cinquanta km dall’isola danese di Bornholm che sarebbe avvenuta la manomissione dei Nord Stream 1 e 2. Gli inquirenti hanno poi ritrovato a bordo dell’Andromeda dei residui dell’esplosivo HMX, impronte digitali e DNA. Anche Svezia e Danimarca si sono direttamente interessate al caso, ma l’hanno abbandonato a inizio 2024. Come già detto, la Polonia non si è esposta – le autorità sostengono che Zhuravlov abbia lasciato il Paese –, al contrario della Germania che rimane ancora attiva sulla questione.

La Süddeutsche Zeitung è riuscita a raggiungere telefonicamente Zhuravlov e la sua possibile complice. Il primo ha negato ogni coinvolgimento nell’attentato e altrettanto ha fatto Svitlana, che ha affermato di trovarsi in Bulgaria a fine settembre 2022.  

Nord Stream 1 e 2

L’esplosione dei gasdotti ha causato molto scalpore. Lunghi 1224 km, rappresentano la connessione più diretta tra la Russia e il mercato del gas dell’Unione Europea. La situazione è politicamente complessa, siccome i contrari al progetto avevano accusato la Germania – principale sostenitore della costruzione dei gasdotti – di rendere l’Europa troppo dipendente dall’imprevedibile Stato russo. Nord Stream 1 era attivo dal 2011, mentre il 2 era stato completato a settembre 2021: non ancora operativo – l’invasione russa in Ucraina a febbraio 2022 aveva già congelato ogni possibilità d’utilizzo –, doveva da solo fornire energia approssimativamente a 26 milioni di nuclei domestici.

Nelle settimane seguenti l’attacco, si è rinforzata l’idea che l’operazione fosse stata messa in atto da un commando di cittadini ucraini. Ipotesi, questa, smentita da Kiev, che ha sempre negato ogni coinvolgimento.

La Polonia, confinante e alleata di Kiev, appare poco incline a risolvere il caso – negli anni si è spesso espressa negativamente di fronte all’utilizzo del gasdotto Nord Stream –. La Germania è anch’essa una stretta alleata, e fornisce sistemi di difesa, oltre a un supporto logistico, dal valore di miliardi di euro. La politica non si esprime, mentre la magistratura federale, essendo indipendente, sembra voler perseverare nel chiudere la questione.

In questo articolo: