Il caso

Open to meraviglia e Venere influencer: Armando Testa si difende

La campagna italiana di promozione turistica ha scatenato critiche e polemiche sia per i materiali usati sia per i troppi luoghi comuni – Così l'agenzia pubblicitaria: «Il video? Era una bozza con materiali di repertorio»
© Armando Testa/ENIT
Red. Online
27.04.2023 12:30

L'agenzia di comunicazione Armando Testa, alla fine, ha scelto l'arma dell'ironia. Rispondendo alle accuse sulla nota (e famigerata) campagna di promozione turistica criticata tanto per i materiali usati, non originali, quanto per i luoghi comuni adoperati per mettere in bella luce l'Italia. Per tacere del dominio, su Internet, non registrato e delle accuse sui follower fake sul profilo Instagram. Tramite una pubblicità a tutta pagina sul Corriere della Sera, la Armando Testa «ringrazia» per l'eco generatasi, soprattutto via social. Le critiche? Meglio puntare sulla soddisfazione: «Quando una campagna di promozione turistica rompe il muro dell’indifferenza e riesce a dar vita ad un dibattito culturale come quello acceso in soli 5 giorni da “Italia.Open to meraviglia” rappresenta sempre qualcosa di positivo».

Il video? Fatto all'estero

La campagna, fra le altre cose, era finita sotto i riflettori per il video, acquistato da una piattaforma straniera e girato in Slovenia da un regista olandese. Testa, nel ringraziare tutto e tutti, prosegue dicendo che «non accadeva da anni che la notizia di una campagna istituzionale suscitasse una eco di tale portata», a maggior ragione trattandosi di una «campagna solo presentata ma non ancora uscita». Quindi, la difesa del progetto. A spada tratta, oseremmo dire. Quanto visto finora, infatti, sarebbe solo una bozza e non il prodotto definitivo: «Grazie a tutti coloro che hanno immaginato che il video destinato alla presentazione del progetto – e dunque realizzato con materiale di repertorio – fosse già lo spot ufficiale della campagna». Eppure, il video della campagna con la Venere influencer era stato presentato in pompa magna durante una conferenza stampa, il 20 aprile scorso, dalla ministra del Turismo Daniela Santanchè accompagnata, nell'occasione, dal vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, dal ministro dello Sport e dei Giovani Andrea Abodi e dall’amministratrice delegata dell’ENIT, l'Agenzia nazionale del turismo, Ivana Jelinic.

E i costi?

Fra le accuse piovute sulla campagna c'era anche quella dei costi: 9 milioni di euro, una cifra ritenuta eccessiva, proprio per i materiali scelti. Così Armando Testa: «I 9 milioni di euro dell’investimento previsto da ENIT sono destinati alla pianificazione media in tutti i principali mercati: Europa, Paesi del Golfo, USA, Centro e Sud America, Cina, India, Sud-est asiatico e Australia». Quindi, solo una piccola parte è stata spesa per il video. Altre critiche: la Venere di Botticelli e i simboli utilizzati, troppo stereotipati. Anche qui, l'agenzia pubblicitaria prende atto e ringrazia. Le «migliaia di visualizzazioni e commenti e discussioni ci hanno fatto sentire davvero la più grande agenzia italiana».

L’obiettivo della pubblicità, insiste la Armando Testa nel tentativo, appunto, di difendersi dalla critica di aver «macchiettato» i simboli dell'Italia, era ed è quello di «promuovere l’Italia all’estero, puntando su un target proveniente da 33 Paesi. Anche e soprattutto su mercati culturalmente molto diversi dal nostro, accendendo l’attenzione in modo facile, diretto e immediatamente riconoscibile su ciò che tradizionalmente contraddistingue l’Italia nel mondo».

«Sappiamo che parlare dell’Italia significa tener conto di tantissime sensibilità e sfumature – si legge infine sulla pagina –. Un capitale culturale e umano così unico e prezioso che spinge tutti a lavorare, e anche a dibattere, con una straordinaria passione».

Per questo motivo, dunque, la «Armando Testa ringrazia, e Venere con noi. Erano più di 500 anni che non si parlava di lei così tanto. Se non è meraviglia questa».

Testa? Solo «paraculaggine»

Sui social, sempre sui social, le reazioni alla presa di posizione di Armando Testa non si sono fatte attendere. La giornalista Charlotte Matteini, ad esempio, afferma che se vale il principio «l’importante è che se ne parli» bisogna ricordarsi che, in comunicazione, esiste anche «una cosa chiamata reputazione».

«Se c’è una cosa inaccettabile è la sciatteria di chi ha realizzato i testi del sito in lingue straniere con un traduttore automatico, non l’immagine volutamente pop-kitsch» scrive, dal canto suo, Francesco Venier, professore di Organizzazione presso l’Università di Trieste.

Un altro utente, invece, riferendosi alla Armando Testa scrive: «La più grande azienda al mondo. Nel settore della paraculaggine».