Il caso

Quando Twitter vende i suoi mobili all'asta

Statue e installazioni con il simbolo dell'azienda, sedie, tavoli, divani e macchinette del caffè: ecco le reliquie che più di 20.000 offerenti si stanno contendendo a prezzi da capogiro
© Twitter
Federica Serrao
18.01.2023 21:30

Quanto può costare un'enorme installazione al neon a forma di uccellino di Twitter? Più di 17.000 dollari. Almeno, secondo quanto decretato da un'asta online. Ma andiamo con ordine. Ne avevamo parlato già alcune settimane fa. Dopo gli innumerevoli scandali e colpi di scena che hanno caratterizzato la vita dell'azienda da quando Musk è salito al potere, Twitter è stata accusata di non pagare l'affitto nella sua sede di San Francisco. A denunciare il mancato versamento di denaro, il proprietario dello stabile dell'ufficio. In quell'occasione, erano trapelate però anche diverse indiscrezioni sulla vendita all'asta di alcuni mobili da ufficio e attrezzature da cucina, appartenuti all'epoca in cui la società contava più di 7.500 di dipendenti. Negli ultimi giorni, però, alcuni media internazionali, tra cui citiamo il New York Times, hanno riacceso i riflettori proprio su queste reliquie dei «bei vecchi tempi» di Twitter messe all'asta. Da ieri e ancora per qualche ora, l'asta ha infatti ufficialmente preso il via. Chi ha sempre sognato di avere un «pezzo di Twitter» dentro casa, può quindi ancora provare ad accaparrarselo. Anche se a prezzi, come si può ben immaginare, proibitivi. 

Una macchina del caffè da 11.000 dollari

Nonostante l'azienda sia accusata di non pagare l'affitto, il motivo dell'asta non ha nulla a che vedere con un'imminente chiusura della sede di San Francisco. Tutt'altro. Twitter si sta semplicemente sbarazzando dei suoi «beni aziendali» in eccedenza. Nulla a che vedere con un'ipotetica fine della piattaforma, quindi, anche se la collezione messa in vendita rievoca senza dubbio i bei tempi che furono. Nello specifico, parliamo di 631 «pezzi unici», che comprendono quanto di più assurdo si possa immaginare. Oltre all'installazione al neon a forma di uccellino, l'ufficio di California Street ha deciso di ridare una seconda vita anche a una fioriera decorativa alta due metri a forma di chiocciolina (@), cinque macchine del caffè La Marzocco, arredamento di alto livello tra cui diverse sedie, un divano e un tavolo da conferenza in legno. E per finire, persino un forno per la pizza. Ovviamente, come dicevamo, tutte queste reliquie hanno ricevuto offerte da capogiro. Basti pensare che una delle macchine del caffè ha ricevuto un'offerta di 11.000 dollari. 

Ma chi si occupa dell'asta? A dirigere il tutto, dietro le quinte, c'è Heritage Global Partners. E a tal proposito, il suo amministratore delegato, Ross Dove, ha infatti fatto sapere che più di 20.000 persone si sono registrate sulla piattaforma per fare offerte online. Un numero superiore a quello di migliaia di altre aste gestite dalla società, in 90 anni di attività. «Il numero di offerenti registrati ha scioccamente superato anche quello di aste di alto livello precedenti», ha dichiarato Ross Dove. «I beni messi all'asta sono davvero di buona qualità, perché l'azienda ha acquistato il meglio del meglio, ma credo che il successo sia dovuto semplicemente al fascino di Twitter. Qualunque cosa faccia, Musk attira l'attenzione». 

Le offerte hanno ufficialmente preso il via nel corso della scorsa giornata, ma il bello, per Twitter, deve ancora arrivare. Si stima infatti che l'asta riesca a far fruttare all'azienda all'incirca un milione e mezzo di dollari, sebbene - sempre secondo Dove - questa somma non «sposterà l'ago della bilancia» per un'azienda come questa, acquistata per 44 miliardi. Ciononostante, il CEO di Heritage Global sostiene che questa pratica costituirà comunque una buona governance aziendale, diventando di ispirazione anche per altre aziende che in futuro decideranno di prendere esempio da Twitter. I più nostalgici, tra cui Kevin Weil, ex dirigente dell'azienda, non hanno mancato di esprimere le loro emozioni nel vedere quasi un intero ufficio messo all'asta. «Tavoli della sala riunioni, cabine telefoniche, sedie, monitor... persino la statua a forma di uccellino di Twitter. Grandi ricordi di un'altra epoca», ha commentato l'ex dipendente. 

Entrate ancora in calo

E mentre l'azienda cerca di vendere all'asta le sue reliquie, non si esauriscono però i problemi con le entrate. Secondo quanto riferito da Platformer, Twitter è ancora nella morsa di una stretta pubblicitaria. La piattaforma ha infatti subito un calo del 40% delle entrate dopo essere stata abbandonata da più di 500 inserzionisti in ottobre, dopo l'acquisto di Musk. Una bella gatta da pelare, potremmo dire, dal momento che la pubblicità è la principale fonte di reddito di Twitter (non a caso, ha rappresentato oltre il 90% dei 5,1 miliardi di dollari di entrate dell'azienda nel 2021). Tra i primi clienti ad aver salutato l'azienda ci sono stati Audi e Pfizer, preoccupati per il potenziale aumento di «discorsi d'odio» che avrebbero inondato la piattaforma dopo l'acquisizione del patron di Tesla. Ma non finisce qui. Oltre a questa brutta notizia, Twitter si trova ora davanti un debito di 13 miliardi dollari, che dovrà saldare verosimilmente entro la fine di gennaio. Senza dimenticare, anche questo mese, i soldi dell'affitto.