Pandemia

Restrizioni allentate e frontiere aperte nei Balcani

In Serbia, dove contagi e decessi sono in progressivo calo, da oggi sono consentiti i raduni all’aperto fino a mille persone, mentre al chiuso resta il tetto massimo di cento unità
Belgrado. ©Shutterstock
Ats
01.06.2020 13:35

Da oggi, alla luce della migliorata situazione epidemiologica nell’intera regione, la gran parte dei Paesi balcanici ha riaperto le proprie frontiere, anche se in taluni casi si registrano attriti e insoddisfazioni per il persistere di limitazioni recepite come decisioni politiche.

È il caso del Montenegro, che pur avendo riaperto la frontiera con la Serbia, richiede ai soli cittadini serbi (tra quelli della regione) il test di negatività al Covid-19 o la quarantena di due settimane. Una decisione questa accolta malissimo da Belgrado che la riconduce a motivazioni politiche legate ai contrasti sempre vivi tra i due Paesi a proposito della condizione della Chiesa ortodossa serba in Montenegro e della comunità serba in quel Paese.

In Serbia, dove contagi e decessi sono in progressivo calo, da oggi sono consentiti i raduni all’aperto fino a mille persone, mentre al chiuso resta il tetto massimo di cento unità. È possibile quindi che il pubblico possa tornare ad assistere sulle tribune a eventi sportivi, anche se le persone devono osservare la distanza di almeno un metro l’una dall’altra. Sempre da oggi è possibile organizzare nuovamente gite scolastiche, che dovranno tuttavia svolgersi esclusivamente in Serbia e non all’estero. I serbi inoltre a partire da oggi possono sottoporsi al test per scoprire se hanno sviluppato gli anticorpi al coronavirus. Il costo di tale test è di 1.200 dinari, pari a circa 10 euro.

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