Sanzioni

Se anche la Turchia abbandona Mir

Oramai tutte le banche del Paese hanno in programma l'uscita dal sistema di pagamenti russo, complici i timori di rappresaglie da parte di Washington – Come pagheranno i russi all'estero?
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Red. Online
28.09.2022 11:15

Mir, in russo, significa mondo. Oppure pace. Mir, venendo a concetti più concreti, è il sistema di pagamenti sviluppato da Mosca, a partire dal 2015, per aggirare le sanzioni occidentali. Sanzioni che, pur in misura minore rispetto a oggi, erano state varate in seguito all’annessione della Crimea e allo scoppio della guerra nel Donbass.

L’idea, banalmente, era quella di creare un sistema alternativo a SWIFT, da cui la Russia è stata esclusa mesi fa. E di esportarlo all’estero, in particolare in Turchia. Un’idea che, in parte, ha funzionato. Ma che l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito di Mosca, va da sé, ha complicato.

Al punto che, ora, tre banche statali turche hanno in agenda l’uscita dal sistema Mir. Complici le possibili sanzioni secondarie degli Stati Uniti, evidentemente stufi di aiuti più o meno diretti a Mosca. Ne ha parlato, fra gli altri, Bloomberg citando un alto funzionario di Ankara.

Sul tavolo di Erdogan

Mercoledì, l’emittente turca NTV si è spinta oltre. Riferendo che oramai non c’erano più banche, in Turchia, disposte ad accettare il sistema Mir. Ahia. Turkiye Halk Bankası, TC Ziraat Bankası e Turkiye Vakıflar Bankasi, i tre istituti citati da Bloomberg, si sono allineati a due banche private che già la scorsa settimana avevano optato per l’uscita da Mir.

Della questione se ne è occupato anche il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Ha discusso di alternative a Mir con i suoi funzionari, i quali a loro volta avevano parlato con la controparte russa. La Turchia, finora, si è sempre rifiutata di aderire alle sanzioni occidentali nei confronti di Mosca, ergendosi anche a Paese mediatore per lo storico accordo sul grano sostenuto dalle Nazioni Unite.

Un cambio di rotta

La sospensione di Mir, ora, sembra avviare un piccolo ma significativo cambiamento in quella che potremmo definire neutralità alla turca.

La Turchia, è vero, rimane la destinazione più popolare per i russi in fuga dal regime di Vladimir Putin e, in questi ultimi giorni, dalla paura di finire nelle maglie dell’esercito dopo la mobilitazione annunciata dal Cremlino.

Nell’attesa di una comunicazione ufficiale da parte del governo turco, è utile ricordare che oltre la metà della popolazione russa dispone di una carta Mir. Il circuito, detto della Turchia, è stato sospeso anche in Paesi relativamente amici della Russia: Kazakistan, Uzbekistan e Tagikistan. Armenia, Bielorussia e Kirghizistan, invece, al momento accettano ancora le carte Mir. Al di fuori di quella che un tempo era l’Unione Sovietica, soltanto Vietnam e Corea del Sud continuano, ad oggi, a prevedere pagamenti tramite il sistema russo.

L'ammonimento del Tesoro

La domanda, a questo punto, sorge spontanea: se anche la Turchia volta le spalle a Mir, come possono i cittadini russi effettuare transazioni non in contanti all’estero? Le sanzioni occidentali, infatti, da tempo hanno reso inutilizzabili le carte Mastercard e Visa emessa dalla Federazione Russa.

La decisione delle banche turche, dicevamo, è legata a doppio filo all’ammonimento del Tesoro degli Stati Uniti: le banche che utilizzano Mir, ha avvertito il Dipartimento, rischiano di «sostenere gli sforzi della Russia per eludere le sanzioni statunitensi».

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