Il caso

Una prima storica: San Francisco fa causa alle aziende produttrici di alimenti ultra-processati

La città progressista della California ha denunciato alcuni dei più grandi nomi del settore alimentare, come Coca-Cola e Nestlé – Il procuratore David Chiu: «Hanno reso il cibo dannoso per l'organismo umano»
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Red. Online
03.12.2025 12:00

Quanto accaduto, nelle scorse ore, negli Stati Uniti, è stato definito «una prima storica». San Francisco ha fatto causa ai produttori di alimenti ultra-processati che, secondo gli esperti, hanno portato milioni di americani all'obesità. Nello specifico, la città progressista della California ha denunciato alcuni dei più grandi nomi del settore alimentare, come Coca-Cola, Nestlé, Kraft Heinz e Kellogg. Ma anche PepsiCo, General Mills, Mars, Mondelez, Post, ConAgra e Kellanova. «Queste aziende hanno creato una crisi di salute pubblica con la progettazione e la commercializzazione di alimenti ultra-processati», ha dichiarato in conferenza stampa il procuratore di San Francisco, David Chiu, sottolineando come queste aziende abbiano reso il cibo «dannoso per l'organismo umano». 

Quando si parla di ultra-processed food (UPF), infatti, si parla di alimenti lavorati industrialmente, che contengono ingredienti che non si trovano, tipicamente, nelle cucine della popolazione. Tra questi ci sono conservanti, esaltatori di sapidità, coloranti artificiali ed emulsionanti, con un contenuto di alimenti integrali scarso o nullo. Durante la conferenza stampa, per evidenziare i rischi legati ai cibi ultra-processati è stato allestito un tavolo con i prodotti «incriminati», come scatole di cereali, cracker, piatti surgelati e molto altro. Come ha ribadito il procuratore della città, le aziende produttrici di questi alimenti sono «responsabili delle loro pratiche sleali e ingannevoli, nonché della violazione delle leggi sulla concorrenza sleale e sulla pubblica incolumità della popolazione della California». 

Non solo. Secondo Chiu, questi cibi hanno creato «una crisi sanitaria» che ha portato gravi malattie croniche agli americani. Come emerge dai dati dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), il 40% dei cittadini statunitensi è obeso e quasi il 16% soffre di diabete. «Abbiamo raggiunto un punto di svolta nella ricerca scientifica sui danni di questi prodotti», ha affermato Chiu, menzionando studi recenti che hanno confermato «un collegamento molto chiaro tra alimenti ultra-processati e malattie croniche come il diabete di tipo 2, la steatosi epatica, malattie cardiache, malattie renali, cancro del colon-retto, morbo di Crohn e depressione». 

Attualmente, si stima che oltre il 70% dei prodotti venduti nei supermercati americani sia ultra-processato. Di più, secondo alcuni studi, i bambini negli Stati Uniti assumono il 60% delle loro calorie proprio da questi alimenti. «Mi fa stare male che generazioni di bambini e genitori vengano ingannati e comprino cibo che non è cibo», ha dichiarato Chiu al New York Times

La causa di San Francisco chiede un risarcimento danni non specificato e sostiene che le aziende produttrici di questi cibi abbiano adottato una strategia ingannevole, simile a quella delle aziende di tabacco. In altre parole, sono accusate di aver promosso un prodotto che sapevano essere dannoso per la salute, con un marketing che ignorava o nascondeva i pericoli. Secondo Chiu, tra le strategie per attirare i consumatori ci sono anche le confezioni colorate in cui vengono contenuti questi cibi – basti pensare ai packaging di patatine, caramelle e bibite – così come le mascotte associate a questi prodotti. Secondo il procuratore di San Francisco, le aziende utilizzano «strategie di marketing integrate con produttori di giocattoli e aziende mediatiche rivolte ai bambini», che prendono di mira «specificatamente le comunità afrodiscendenti a basso reddito e i loro figli».