Una «zona economica libera» nel Donbass: la proposta USA per la fine della guerra è favorevole a Mosca

Trump è frustrato perché non riesce a portare Russia e Ucraina al tavolo dei negoziati di pace. L’insofferenza del presidente USA è sotto i riflettori dei media da mesi, e ieri, come se non bastasse, lo ha ribadito pure la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt: «Il presidente non vuole più chiacchiere, vuole azione. È frustrato». E ha aggiunto: «Se c'è una chance reale di firmare un accordo di pace, se pensiamo che quegli incontri siano degni di qualcuno, manderemo un rappresentante. Il presidente è stufo degli incontri solo per il gusto di fare gli incontri. Non vuole più parlare, vuole agire».
Il tycoon ha fretta e sta spingendo affinché l’Ucraina ceda il Donbass alla Russia, con un’eccezione: il 30% del territorio ancora controllato da Kiev. Il presidente Volodymyr Zelensky ha fatto sapere che, nonostante le resistenze ucraine, il piano di pace sostenuto dagli Stati Uniti prevede in ogni caso il ritiro dalla regione orientale del Donbass, rispetto alla quale Vladimir Putin non intende trattare.
Stando al New York Times, Trump avrebbe intenzione di rendere il territorio ancora in mano a Kiev, nella regione di Donetsk, una «zona economica libera» smilitarizzata, dove non sarebbero presenti né truppe ucraine né russe. Mosca, tuttavia, sarebbe comunque libera di mantenere i suoi soldati nelle aree del Donbass occupate in questi 4 anni di conflitto.
La proposta del capo della Casa Bianca presenta ancora molte incognite ed è decisamente sbilanciata in favore di Mosca. Zelensky ha fatto sapere che gli americani non hanno deciso chi governerà questa «zona economica libera» dopo il ritiro delle truppe ucraine e russe. E ha poi rimarcato che si tratterebbe comunque di una misura ingiusta: «Quando ci parlate di un compromesso, dovete offrire un compromesso equo», ha sentenziato il leader di Kiev, evidenziando come la cessione del Donbass alla Russia sarebbe un premio a un Paese che si è insediato con la forza, non riuscendo comunque a conquistare la regione in 4 anni di guerra. Quando il presidente ucraino parla di «compromesso», di fatto, si riferisce al piano di pace originale in 28 punti elaborato da Washington con il contributo della Russia, in base al quale le truppe di Putin avrebbero controllato tutto il Donbass.
Il Cremlino accetterebbe di cedere piccole porzioni di territorio nelle regioni ucraine di Dnipro, Kharkiv e Sumy. Mentre i confini nelle regioni di Zaporizhzhia e Kherson verrebbero congelati secondo la attuale situazione sul campo di battaglia.
Kiev, dal canto suo, vuole garanzie di sicurezza dagli USA e la zona cuscinetto dovrebbe essere smilitarizzata su entrambi i lati della linea di demarcazione, dunque anche le truppe russe dovrebbero lasciare il Donbass.
Ieri, Zelensky ha dichiarato che qualsiasi eventuale decisione dovrà prima essere presentata agli ucraini, tramite elezioni o referendum, in quanto la Costituzione vieta la cessione di territori. Le votazioni, inoltre, potrebbero tenersi solamente con la fine dei combattimenti, quando sarà garantita la sicurezza della popolazione civile.
«I russi vogliono tutto il Donbass, noi non lo accettiamo. Credo che il popolo ucraino risponderà a questa domanda. Che si tratti di votazioni o di referendum, il popolo ucraino deve avere voce in capitolo», ha evidenziato Zelensky.
Oggi la regione di Lugansk è quasi interamente sotto il controllo russo, mentre le forze ucraine controllano circa 6.600 chilometri quadrati del Donetsk (un'area di quasi 100 mila abitanti), comprese le città chiave di Sloviansk e Kramatorsk. Mentre intorno alla città di Pokrovsk si registrato ancora duri scontri.
Rispetto alla zona demilitarizzata, il Cremlino sembra comunque scettico. Il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, citato dalle agenzie di stampa russe Tass e Interfax, ha dichiarato di non credere «che saremo completamente soddisfatti» dal piano per la fine della guerra dopo le consultazioni tra USA, Ucraina ed Europa.
«Non abbiamo visto alcuna versione modificata dei piani americani. Quando la vedremo, potremmo non gradire molte cose. Prima o poi, i contatti attivi con gli americani riprenderanno, perché ciò che gli americani stanno attualmente coordinando con europei e ucraini deve prima o poi esserci mostrato, il che naturalmente provocherà la nostra risposta appropriata», ha sottolineato.
Nonostante la questione territoriale resti un punto apparentemente irrisolvibile, Trump sembra intenzionato a spingere per un accordo che preveda la cessione di gran parte del Donbass alla Russia, un'ipotesi al momento irrealizzabile per Kiev, ma pure per gli alleati europei.
«La nostra posizione non è cambiata: niente accordi territoriali forzati», ha affermato, a tal proposito, un alto diplomatico dell'UE a cui il Kyiv Post ha garantito l'anonimato, aggiungendo che «qualsiasi accordo che preveda la cessione di un territorio a un invasore non è pace: è una sconfitta mascherata da negoziazione».
