Grandi predatori

Nel distretto di Lugano «22 attacchi del lupo a greggi di capre e pecore»

L'Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori e l'Unione Contadini Ticinesi denunciano una «disastrosa situazione dell’allevamento nel Sottoceneri»
© CdT/Chiara Zocchetti
Red. Online
21.09.2023 10:56

Dall’inizio di quest’anno nel distretto di Lugano ci sono stati ben 22 attacchi a greggi di capre e di pecore da parte del lupo, che hanno provocato la morte di 26 animali, il ferimento di una decina di capi e causato una quindicina di dispersi. Persino nel Mendrisiotto quest’anno vi sono stati diversi attacchi sia sugli alpeggi del Monte Generoso sia in primavera nei dintorni di Mendrisio. A denunciare la «disastrosa situazione dell’allevamento nel Sottoceneri a causa del lupo» sono l'Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori (APTdaiGP) e l'Unione Contadini Ticinesi (UCT).

«Nel distretto di Lugano (più la vicina Val Morobbia) e in particolare nella Capriasca e in Val Colla, secondo i dati pubblicati dal KORA (Ecologia dei carnivori e gestione della fauna selvatica), vi è la più alta concentrazione di lupi di tutto il Ticino: negli anni 2020 – 2023 (fino a febbraio) in questa zona sono stati identificati, tramite il DNA, 16 nuovi lupi (di cui 9 maschi e 7 femmine), ossia il 37% di tutti i lupi identificati nello stesso periodo in Ticino. Ricordiamo pure che il 95% dei lupi identificati ha ricevuto un'identità basata sulle analisi che sono state svolte dopo una predazione. Si tratta quindi per lo più di individui problematici. In Val Colla è stato inoltre identificato un branco che si sposta nelle adiacenti valli italiane e probabilmente anche verso la Capriasca. Infine non si può escludere che in quest’ultima zona si sia formata una nuova coppia con la relativa cucciolata. Questo senza contare le incursioni degli esemplari dell'ex branco della valle Morobbia».

APTdaiGP e UCT spiegano che alcuni allevatori hanno cessato la loro attività e hanno venduto tutti i loro animali, altri sono scoraggiati sia per l’imminente autunno (con il libero pascolo a rischio) sia per il loro futuro. «Si sentono dimenticati da tutti e non riescono più a pensare a una soluzione concreta del problema. L’utilizzo di cani da protezione è impossibile. Le recinzioni elettrificate si sono rivelate inadeguate sia per la morfologia del territorio sia per la presenza di ungulati che facilmente strappano le reti o restano impigliati. Rimane la chiusura notturna degli animali in stalla che però comporta parecchio lavoro supplementare, un minor benessere per gli animali e un rischio non trascurabile di predazioni diurne».

Quindi, la frecciatina alle autorità cantonali, che «non sembrano preoccupate della situazione o almeno non vi sono segnali che lo lascino intendere». Noi, concludono Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori e Unione Contadini Ticinesi, « l’allarme l’abbiamo lanciato e lo sottolineiamo forte e chiaro. Spetta ora a chi è competente per legge di agire oppure di rimanere in attesa dell’evento traumatico. La nuova ordinanza sulla caccia concederà maggiori responsabilità ai Cantoni per abbattimenti dissuasivi e preventivi. È giunto il momento di metterle in pratica».

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