Papa Leone XIV: «In Medioriente si può trovare una pace sostenibile»

Pace, dialogo, rispetto. Sull’aereo che lo ha riportato a Roma al termine del suo primo viaggio apostolico, papa Leone XIV ha avuto un lungo scambio di battute con gli 81 giornalisti presenti sul volo, spiegando loro che cosa hanno davvero significato i sei giorni trascorsi in Turchia e Libano. «Il viaggio è nato pensando a questioni ecumeniche, con il tema di Nicea, l’incontro con i patriarchi cattolici e ortodossi e cercando l’unità nella Chiesa - ha detto il pontefice - Ma durante questo viaggio ho avuto anche incontri personali con rappresentanti di diversi gruppi che rappresentano autorità politiche, persone o gruppi che hanno qualcosa a che vedere con i conflitti interni o anche internazionali nella regione. Il nostro lavoro principalmente non è una cosa pubblica che dichiariamo per le strade, è un po’ dietro le quinte. È una cosa che già abbiamo fatto e continueremo a fare per convincere le parti a lasciare le armi, la violenza, e venire insieme al tavolo di dialogo. Cercare risposte e soluzioni che non sono violente ma che possono essere più efficaci».
«Tutte le conversazioni che ho avuto in questi giorni, sia in Turchia sia in Libano, incluse quelle con esponenti musulmani - ha detto ancora il Papa - si sono concentrate sul tema della pace e del rispetto per le persone di differenti religioni. So che non è sempre stato così. So che in Europa sono presenti tante volte paure, ma il più delle volte sono generate da persone che sono contro l’immigrazione e che provano a tenere fuori le persone che possono venire da un altro Paese, di un’altra religione, un’altra cultura. E, in questo senso, vorrei dire che tutti noi abbiamo bisogno di lavorare insieme. Una delle cose positive di questo viaggio è di aver attirato l’attenzione del mondo sulla possibilità che il dialogo e l’amicizia tra musulmani e cristiani è possibile».
Anche «una pace sostenibile è possibile - ha aggiunto Prevost - Penso che quando parliamo di speranza, quando parliamo di pace, quando guardiamo al futuro, lo facciamo perché è possibile che la pace ancora una volta giunga nella regione» mediorientale. Il Papa ha anche rivelato di aver «avuto alcune conversazioni» sia con Donald Trump sia con Benjamin Netanyahu, e di voler «continuare a farlo, personalmente o attraverso la Santa Sede: abbiamo relazioni diplomatiche con la maggioranza dei Paesi nella regione, e sarebbe la nostra speranza certamente elevare questa chiamata alla pace».
Ucraina e Venezuela
Rispondendo a una domanda sulla guerra in Ucraina, Leone ha ammesso che «la Santa Sede non ha» e non ha avuto «una partecipazione diretta» alle trattative, «anche se tante volte abbiamo chiesto il cessate il fuoco, dialogo e non guerra». Il Papa non ha però avuto timore di censurare gli ormai celebri 28 punti di Donald Trump. «Il presidente degli Stati Uniti pensa di poter promuovere un piano di pace che vorrebbe fare e che, almeno in un primo momento, è senza Europa. Però la presenza dell’Europa è importante, e quella prima proposta è stata modificata anche per quello che l’Europa stava dicendo».
E anche sulla crisi in Venezuela, il pontefice statunitense ha avuto parole critiche: «Con il nunzio stiamo cercando il modo di calmare la situazione, cercando soprattutto il bene del popolo. perché in queste situazioni chi soffre è il popolo, non le autorità. Le voci provenienti dagli USA cambiano, e per questo bisogna vedere. Da un lato, sembra che ci sia stata una conversazione telefonica tra i due presidenti; dall’altro, c’è questo pericolo, questa possibilità, che ci sia un’operazione, incluso invadere i territori del Venezuela. Io, di nuovo, credo che sia meglio cercare un dialogo».
