Libano

Porto di Beirut, l'inchiesta riparte dopo 3 anni

Il Libano ha ottenuto dalla Bulgaria l'autorizzazione a interrogare a distanza l'armatore della Rhosus, la nave che trasportò il nitrato di ammonio all'origine di una delle dieci più potenti deflagrazioni non nucleari della storia, costata la vita a più di 200 persone
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Ats
02.12.2025 18:48

Tra ostacoli procedurali e tentativi di insabbiamento, riparte dopo tre anni ma a singhiozzo l'inchiesta sulla devastante esplosione del porto di Beirut dell'agosto 2020.

Il Libano ha ottenuto dalla Bulgaria l'autorizzazione a interrogare a distanza l'armatore della Rhosus, la nave che trasportò il nitrato di ammonio all'origine di una delle dieci più potenti deflagrazioni non nucleari della storia, costata la vita a più di 200 persone.

Il proprietario dell'imbarcazione, Igor Grechushkin, cittadino russo-cipriota, era stato arrestato il 5 settembre a Sofia in esecuzione di una notifica rossa dell'Interpol. La procura bulgara lo ricerca per l'introduzione illegale di materiali esplosivi in Libano e condotte che avrebbero contribuito alla tragedia che uccise oltre 246 persone e ferì migliaia di abitanti della capitale.

La magistratura di Sofia aveva rinviato la decisione sulla sua estradizione chiedendo a Beirut garanzie formali sulla non applicazione della pena di morte, giudicando finora «troppo vaghe» le rassicurazioni ricevute. L'interrogatorio a distanza è ritenuto da Beirut indispensabile per sbloccare un'inchiesta paralizzata per anni dall'ostruzionismo politico.

Il giudice istruttore Tareq Bitar ha ripreso gli interrogatori nelle ultime settimane, sostenuto dal nuovo governo di Nawaf Salam. Sul suo taccuino figurano vertici istituzionali e di sicurezza dell'epoca, alcuni ancora parte del sistema politico. Altri, come l'ex presidente Michel Aoun, si godono la dorata pensione ormai lontani dalla scena pubblica.

Non trovano invece pace i familiari delle vittime, incontrati da papa Leone XIV nella spianata del porto. In piena pandemia, l'onda d'urto devastò un terzo della capitale, già piegata dalla peggiore crisi economico-finanziaria della sua storia.

L'unica certezza è che a esplodere furono 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio, trasportate dalla Rhosus e custodite illegalmente dal 2013 al 2020 con il placet di vertici politici e di sicurezza. Il porto è tornato operativo, ma l'orizzonte cittadino resta segnato dai monconi dei silos di grano, simbolo di una tragedia che attende ancora risposte giudiziarie.