Ambiente

«Quasi la metà della popolazione mondiale vive in aree altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici»

Negli ultimi 10 anni il numero dei morti per siccità, nubifragi e uragani è stato 15 volte più alto, secondo gli esperti di clima dell'Ipcc
© KEYSTONE (AP Photo/Martin Meissner)
Ats
20.03.2023 15:06

«Quasi la metà della popolazione mondiale vive in aree altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Negli ultimi 10 anni il numero dei morti per siccità, nubifragi e uragani è stato 15 volte più alto» e pure l'Europa rischia un aumento di morti e persone a rischio per di stress da calore.

Lo comunicato gli esperti di clima dell'Ipcc nella sintesi per i decisori politici del «6. Rapporto di valutazione» avvertendo che «in questa decade un'azione accelerata di adattamento ai cambiamenti climatici è essenziale. Nel frattempo occorre tagliare subito le emissioni di gas serra in tutti i settori e dimezzarle entro il 2030».

Il numero di decessi e persone a rischio di stress da calore in Europa è previsto aumenti con il riscaldamento globale, raddoppiando o triplicando per un innalzamento della temperatura a 3 gradi centigradi, rispetto a 1,5 indica il panel intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici dell'Onu identificando quattro categorie di rischi-chiave per l'Europa: dalle ondate di calore su popolazioni e ecosistemi, alla siccità per la produzione agricola, dalla scarsità di risorse idriche alla maggiore frequenza e intensità di inondazioni. Lo ricorda Piero Lionello, leading author del capitolo 13 «Europe» e del cross-chapter paper 4 «Mediterraneo» del Sesto rapporto di valutazione dell'Ipcc (Climate Change 2022: Impatti, adattamento e vulnerabilità).

Lionello ricorda che «ci si attende che il numero di decessi e persone a rischio di stress da calore aumenti con il riscaldamento globale, raddoppiando o triplicando per un innalzamento della temperatura pari a 3 gradi centigradi, rispetto a 1,5. Il riscaldamento ridurrà gli habitat adatti agli attuali ecosistemi terrestri e marini e cambierà irreversibilmente la loro composizione, con effetti la cui gravità aumenta al di sopra del livello di riscaldamento globale di 2 gradi. Le misure di adattamento allo stress termico della popolazione e il contenimento dei rischi da ondate di calore necessitano di molteplici interventi su edifici e spazi urbani».

Sui rischi per la produzione agricola, lo scienziato ricorda che «a causa di una combinazione di caldo e siccità, si prevedono nel XXI secolo perdite sostanziali in termini di produzione agricola per la maggior parte delle aree europee» mentre il rischio di scarsità di risorse idriche nell'Europa centro-occidentale «diventa molto alto» nel caso di +3 gradi di temperatura, ma «nell'Europa meridionale il rischio è già elevato per un livello di riscaldamento globale di 1,5 gradi». A causa dell'aumento delle precipitazioni estreme in molte aree Europee e dell'innalzamento del livello del mare lungo praticamente tutte le coste (un'eccezione è la penisola Scandinava), i rischi per le persone e le infrastrutture derivanti dalle inondazioni costiere, fluviali e pluviali aumenteranno in molte regioni d'Europa.

La temperatura sale ancora

«Il ritmo e la dimensione di ciò che è stato fatto negli ultimi cinque anni e i piani attuali sono insufficienti per affrontare il cambiamento climatico». Lo sostengono gli esperti del clima dell'Onu, ricordando che nel 2018 avevano detto che serviva «una sfida senza precedenti» per frenare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi.

«Oltre un secolo di uso di fonti fossili, di energia non sostenibile e di suolo hanno alzato la temperatura di 1,1 gradi sui livelli pre-industriali; i disastri meteo estremi sono più frequenti e intensi in tutto il mondo», dice l'Ipcc.

Cinque anni dopo l'allarme lanciato dagli scienziati dei 194 Paesi Onu «quella sfida è diventata ancora più grande a causa della continua crescita di emissioni di gas serra», ribadiscono gli esperti dell'Ipcc (Intergovernamental panel on climate change).

«Ogni aumento della temperatura si trasforma rapidamente in una escalation di pericoli» aggiungono gli scienziati ricordando che «ondate di calore più intense, nubifragi e altri eccessi meteo aumentano i rischi per la salute umana e gli ecosistemi». «L'insicurezza per cibo e acqua legata a fattori climatici è stimata in crescita con l'aumento di calore. E quando i rischi si combinano con altri eventi avversi, come pandemie o guerre, diventano più dissificili da gestire», avverte l'Ipcc.

La sintesi per i decisori politici è stata elaborata ad Interlaken (BE), la settimana scorsa nella 58/a sessione dell'Ipcc. Dopo una settimana di trattative, che hanno sforato andando oltre due giorni interi rispetto alla conclusione programmata e hanno comportato deliberazioni 24 ore su 24, i delegati hanno approvato il testo di 37 pagine che offre ai responsabili politici una panoramica dello stato delle conoscenze sulla scienza del cambiamento climatico.

Il «6/o Rapporto di valutazione sui cambiamenti climatici» è arrivato a distanza di otto anni dal precedente ed è composto da tre volumi a cui hanno contribuito quasi 1000 scienziati, provenienti da tutto il mondo, che hanno fornito un quadro sulle tre principali tematiche sul cambiamento climatico: basi scientifiche, adattamento e mitigazione. Temi contenuti nei tre volumi: «Cambiamenti climatici 2021 - Le basi fisico-scientifiche», pubblicato nell'agosto 2021, «Cambiamento climatico 2022: impatti, adattamento e vulnerabilità» pubblicato a febbraio 2022 e il terzo sulla «Mitigazione» ad aprile 2022.

L'Ipcc ha pubblicato nel contempo altri tre rapporti speciali su tematiche specifiche: su 1,5 gradi, sugli ecosistemi terrestri e su oceani e criosfera.

«Siamo ancora fuori strada»

«Alcuni Paesi stanno già ottenendo riduzioni sostenute delle emissioni, ma non sono sufficienti. Con le emissioni attuali ancora al livello più alto della storia dell'umanità, siamo fuori strada, e la finestra per limitare il riscaldamento a 1,5 C si sta rapidamente chiudendo. Basti pensare che solo il sistema alimentare è responsabile di circa un terzo (23-42%) delle emissioni globali di gas serra. Quanto prima e con maggiore decisione agiremo, tanto prima le persone e la natura potranno raccogliere i benefici di un futuro più pulito, sicuro e stabile. Abbiamo tutti gli strumenti necessari, quindi se agiamo subito siamo in grado di vincere questa sfida».

Lo dichiara in un comunicato Stephanie Roe, responsabile scientifica del Wwf su Clima ed Energia e una delle autrici principali del rapporto dell'Ipcc.

«Con la chiusura dell'ultimo capitolo, il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Ipcc), consegna oggi a tutti i governi una sintesi dei più recenti rapporti sul passato, presente e futuro dei cambiamenti climatici. Una sintesi che dipinge una realtà sconfortante, ma non priva di speranza, a patto che i governi agiscano con urgenza», commenta dal canto suo Greenpeace.

«La scienza del clima è ineludibile: questo rapporto è il nostro manuale di sopravvivenza - dichiara Reyes Tirado dell'Unità scientifica di Greenpeace International presso l'Università di Exeter - Le decisioni che prendiamo oggi, e nei prossimi otto anni, possono garantire un pianeta più sicuro per i millenni a venire. Politici, leader e classi dirigenti di tutto il mondo devono fare una scelta: difendere il clima per le generazioni presenti e future, o comportarsi come criminali che lasciano un'eredità tossica ai nostri figli e nipoti».

Alla luce delle conclusioni dell'Ipcc (Intergovernamental panel on climate change) è necessario accelerare l'uscita dai combustibili fossili, nonché proteggere e ripristinare gli ecosistemi naturali. Lo indicano le sezioni svizzere del WWF e di Greenpeace, che chiedono alla politica di prendere sul serio le ultime scoperte dei ricercatori.

«È ancora possibile limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, ma bisogna agire subito. Ciò vale in particolare per la Svizzera, che è più colpita dal fenomeno rispetto alla media planetaria», indica Greenpace Svizzera. Orbene, «l'attuale politica climatica elvetica corrisponde a un riscaldamento di 3 gradi». A detta dell'associazione ecologista, un primo passo nella giusta direzione può e deve essere compiuto il 18 giugno votando «sì» alla legge sulla protezione del clima.

Da parte sua, ricordando come diventa sempre più difficile limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, WWF Svizzera evidenzia il calo negli ultimi dieci anni del costo delle energie rinnovabili come l'eolico o il fotovoltaico. Insomma, «abbiamo i mezzi per invertire la tendenza», ma al momento la crisi climatica sta ancora peggiorando: «ci stiamo muovendo ad alta velocità nella direzione sbagliata».