Il punto

Rafah, la tensione cresce sempre di più

Nelle scorse ore, l'esercito israeliano, lanciando volantini colorati ai civili, ha chiesto «l'evacuazione dei quartieri orientali» della città in vista di una possibile offensiva pianificata nell'area
©HAITHAM IMAD
Red. Online
06.05.2024 09:00

La tensione a Rafah cresce sempre di più. Ormai da settimane, l'esercito israeliano ha dichiarato di voler condurre un'offensiva via terra nella città nell'area meridionale della Striscia di Gaza. E proprio nelle scorse ore,  l'IDF ha cominciato a chiedere ai palestinesi di evacuare i quartieri orientali di Rafah, vicino al confine israeliano. Nello specifico, lanciando volantini che invitano la popolazione civile a «spostarsi temporaneamente» verso le aree umanitarie allargate nella zona. Una richiesta che arriva dopo che, nella notte, un raid israeliano ha colpito due case della città, causando la morte di 16 persone.

L'annuncio dell'esercito israeliano, dunque, fa pensare che un attacco via terra su Rafah sia sempre più vicino. Anche se, secondo quanto rivela lo stesso IDF, quella di evacuare i civili palestinesi sarebbe unicamente «un'operazione temporanea e di portata limitata». Le prime famiglie palestinesi secondo quanto riporta SkyNews, hanno già lasciato le zone orientali di Rafah dopo l'ordine di evacuazione. Alcuni residenti sono stati visti allontanari dalla zona con carri trainati da cavalli, auto, ma anche a piedi. 

Secondo quanto dichiarato dal premier, Benjamin Netanyahu, la scorsa settimana, l'obiettivo sarebbe quello di «annientare tutti i battaglioni di Hamas presenti nella zona, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria totale e realizzare tutti gli obiettivi della guerra, compreso il ritorno di tutti i nostri ostaggi». Come riporta infatti Al Jazeera – l'emittente qatariota vietata proprio ieri da Israele – lo Stato ebraico ha più volte ribadito che, a prescindere da un potenziale accordo con Hamas, l'operazione di terra a Rafah «si terrà comunque». E a qualunque costo. «Entreremo a Rafah perché non abbiamo altra scelta», ha infatti ribadito il premier israeliano. 

Le preoccupazioni per un imminente attacco di terra, dunque, si fanno sempre più concrete. «Sfortunatamente, Netanyahu ha affermato chiaramente che, indipendentemente da ciò che potrebbe accadere, che ci sia o non ci sia un cessate il fuoco, continuerà l'attacco», ha rivelato il portavoce di Hamas, Osama Hamdan, ad Al Jazeera sabato, nel corso della prima giornata di trattative in corso al Cairo, con i mediatori di Egitto e Qatar. «Ciò significa che, in realtà, non ci sarà alcun cessate il fuoco e le operazioni continueranno. Il contrario rispetto a ciò di cui stiamo discutendo». 

Israele, dunque, sembra intenzionato a proseguire con il suo obiettivo, nonostante un potenziale accordo e nonostante le allarmanti dichiarazioni delle Nazioni Unite e dei gruppi umanitari. Colpire Rafah via terra, infatti, sarebbe «una vera e propria catastrofe» per più di un milione e mezzo di palestinesi che, attualmente, si sono rifugiate nell'area. Oltre agli ostaggi israeliani ancora prigionieri nella città. Secondo l'OMS, si tratterebbe di un vero e proprio «bagno di sangue», che non farebbe altro che indebolire ulteriormente un sistema umanitario già fortemente in crisi. 

Tuttavia, dopo l'annuncio dell'esercito israeliano giunto nelle scorse ore, i civili sono stati invitati a spostarsi in una zona umanitaria ampliata nelle aree di al-Mawasi e Khan Younis. Qui, secondo quanto afferma il portavoce militare, l'IDF avrebbe predisposto «ospedali da campo, tende e maggiori quantità di cibo, acqua, farmaci e forniture aggiuntive». Si tratterebbe, sempre secondo l'esercito israeliano, di uno «spostamento temporaneo», di cui i palestinesi saranno informati attraverso messaggi SMS, telefonate e trasmissioni mediatiche in arabo. Oltre ai volantini che, da qualche ora, stanno venendo lanciati per richiamare l'attenzione della popolazione. Volantini che, secondo le ultime indiscrezioni dell'esercito, hanno diversi colori e forniscono «indicazioni su dove spostarsi». In quello di colore rosso ci sarebbe scritto quanto segue: «L'IDF sta per operare con la forza contro le organizzazioni terroristiche nell'area in cui risiedono attualmente, come ha operato finora. Chiunque si trovi nella zona mette in pericolo se stesso e i propri familiari. Per la vostra sicurezza, evacuate immediatamente nell'area umanitaria ampliata di Al-Mawasi». Su quello blu, invece: «L'IDF continuerà a combattere le organizzazioni terroristiche che vi usano come scudi umani. Perciò: Gaza City è una pericolosa zona di combattimento; evitare di attraversare a nord di Wadi Gaza. È vietato avvicinarsi alle recinzioni di sicurezza est e sud».

Ma perché Rafah è così importante, al punto tale da essere considerata un obiettivo, anche qualora venisse raggiunto un accordo? Per Israele, si tratta «dell'ultima grande roccaforte di Hamas» nella Striscia di Gaza, di cui dichiara di aver smantellato 18 dei 24 battaglioni dell'organizzazione ancora presenti nell'enclave. Lo scopo, dunque, sarebbe quello di abbattere anche i restanti, inviando forze di terra, dal momento che «alcuni militanti di alto livello potrebbero nascondersi proprio in città». 

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